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Referendum, D’Alema lancia comitato del No: “Se vinciamo finisce il partito della Nazione”

L’ex leader Ds ha avvertito dal palco dell’assemblea del comitato dell’esistenza di un “fenomeno immenso che riguarda milioni di persone che hanno smesso di votare Pd, spesso segliendo di non votare, e di migliaia che non hanno rinnovato la tessera del Pd. C’è un partito senza popolo e un popolo senza partito, al quale non vogliamo dare un partito ma un’occasione d’impegno civile”.
A cura di C. T.
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Massimo D'Alema ospite a Otto e Mezzo

"La vittoria del No segnerebbe la fine del partito della Nazione renziano. Il che sarebbe un bene per il Pd e per il Paese". Così Massimo D'Alema ha aperto oggi l'assemblea del comitato per il No al referendum costituzionale da lui organizzata al cinema Farnese a Roma. "Siamo stati sottoposti ad accuse di ogni genere – ha aggiunto – noi non siamo qui per un'iniziativa che vuole dividere il Pd. Non ci interessa il Pd come oggetto del nostro impegno, ma ci interessa il Paese. C'è un sistema democratico fortemente indebolito". All'evento hanno partecipato i dieci parlamentari del Partito democratico che si sono schierati per il No al referendum, tra cui Massimo Mucchetti a Paolo Corsini e Luigi Manconi, gli europarlamentari dem Massimo Paolucci e Antonio Panzeri, altre personalità del centrosinistra,  il componente del cda Rai Carlo Freccero, i deputati di Sinistra italiana Arturo Scotto e Alfredo D'Attorre. Assenti, invece, i grossi nomi della minoranza dem, come Bersani, Speranza o Cuperlo.

L'assemblea è solo il primo passo per la nascita del comitato e non solo: "Intendiamo costituire una rete organizzata. Daremo avvio a un comitato nazionale per il No e proporrò all'assemblea di indicare il nome del presidente nella persona del professor Guido Calvi. Abbiamo promosso questa iniziativa sulla base della richiesta proveniente da tante parti del Paese. Si tratta di una richiesta che secondo me allude anche ad altro". Calvi è un giurista che, secondo le parole di D'Alema, "rappresenta una parte della storia dell'impegno civile dei giuristi democratici e non è iscritto al Pd e quindi non può essere accusato di voler creare una corrente all'interno del partito".

L'ex leader dei Ds ha spiegato alla platea che "la maggioranza che ha cambiato la Costituzione non aveva il mandato per farlo. È una maggioranza trasformista, formata grazie alla trasmigrazione di parlamentari eletti sulla base di una legge incostituzionale. Sarebbe un vizio di origine grave che costituisce un precedente preoccupante". D'Alema ha anche avvertito dell'esistenza di un "fenomeno immenso che riguarda milioni di persone che hanno smesso di votare Pd, spesso segliendo di non votare, e di migliaia che non hanno rinnovato la tessera del Pd. C'è un partito senza popolo e un popolo senza partito, al quale non vogliamo dare un partito ma un'occasione d'impegno civile". Poi, circa le sue posizioni, ha chiarito: "Ci sono quelli che sono e restano nel Pd, come il sottoscritto. Come ha affermato il presidente del Pd, vige la legittimità dell'opinione in dissenso".

D'Alema si è detto un "grande ammiratore" del presidente del Consiglio Matteo Renzi "perché è capace di dire qualsiasi cosa. Ora dice che non può mettere mano alla legge elettorale perché è affare del Parlamento, ma è lui che ha messo la fiducia entrandoci a gamba tesa". Mentre sul referendum ha dichiarato di trovare "decisamente sgradevole che il governo non abbia ancora fissato una data per il referendum. Sa di una furbizia".

Nel merito, per l'ex leader Ds si tratta di "una riforma totalmente contrastante con lo spirito del centrosinistra e con la tradizione dell'Ulivo. Non lo dico io, ma uno come Valerio Onida. Le teorie secondo cui l'idea stessa ‘si sa chi vince e quindi fa il governo' sono prive di fondamento. Non so quali cose straordinarie dovrebbero derivare da questa pasticciata riforma costituzionale e una parte della campagna dovrà tendere a demistificare questa paccottiglia ideologica. Questa riforma ripropone, in alcuni casi peggiorandoli, alcuni punti qualificanti della riforma di Berlusconi". Secondo D'Alema con la vittoria del No "sarà obbligatoria una radicale revisione della legge elettorale. Se vince il No non ci saranno elezioni anticipate perché ci sono due leggi elettorali. Il governo andrà avanti o se ne formerà un altro, non dipende da noi. La vittoria del No non precluderà per decenni ogni riforma: credo che alcuni aspetti precisi come la riduzione parlamentari e la navetta tra camere si potranno fare".

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