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Pedofilia e tortura: le risposte della Chiesa al Comitato dell’Onu

Lunedì e martedì una delegazione vaticana parteciperà a un incontro del Comitato delle Nazioni Unite sulla Convenzione Contro la Tortura e tenterà di spiegare le sue posizioni, soprattutto sugli abusi sui minori.
A cura di Davide Falcioni
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Il 5 e 6 maggio si terrà – presso la sede dell'Onu a Ginevra – un incontro del Comitato delle Nazioni Unite sulla Convenzione Contro la Tortura (CAT). Poco più di una formalità, secondo la maggior parte degli osservatori internazionali.  Ma a finire sotto osservazione sarà soprattutto la Chiesa cattolica, che verrà rappresentata dal nunzio Silvano Tomasi. Nel corso di un briefing – al quale ha partecipato anche Vatican Insider – la delegazione Vaticana ha chiarito: "La Santa Sede ha aderito alla Convenzione il 22 giugno 2002, a nome e per conto della Città del Vaticano su cui esercita sovranità. Pertanto la responsabilità internazionale rispetto alla Convenzione è di farla applicare nel territorio della Città del Vaticano. Il Comitato della CAT è consapevole di questo fatto e dunque tutte le domande, le preoccupazioni, le osservazioni, siano esse positive o negative, che riguardano l’attività della  Chiesa cattolica nel mondo in relazione alla tortura non sono direttamente giuridicamente pertinenti, perché gli obblighi di applicazione della Convenzione sono specificamente limitati allo Stato della Città del Vaticano".

I rappresentanti della Chiesa presenteranno il rapporto la mattina del 5 maggio e risponderanno, il giorno successivo, alle osservazioni dei due relatori designati dal comitato, Felice Gaer (USA) e George Tugushi (Georgia). Inevitabilmente si parlerà anche degli abusi sui minori e dello scandalo pedofilia che ha travolto la Chiesa, finita pochi mesi fa sul "banco degli imputati" proprio a Ginevra in relazione alla Convenzione sui diritti del fanciullo. Gli emissari del Vaticano anche in quella occasione hanno dovuto spiegare le misure prese per contrastare il fenomeno, raccogliendo dure critiche dell'Onu, che ha chiesto conto della scarsa trasparenza delle statistiche sulla pedofilia.

Vatican Insider è entrata in possesso delle bozze di risposta che la Santa Sede ha presentato ai principali rilievi che il 5 e 6 maggio la commissione dell'Onu potrebbe muoverle. In primis a proposito della convinzione che la Santa Sede sia competente esclusivamente sulla Città del Vaticano, e non su tutta la Chiesa Cattolica e le istituzioni ad essa collegate: "Bisogna ricordare – si legge nella risposta del Vaticano – che i membri della Chiesa, dispersi in tutto il mondo non sono cittadini della Città del Vaticano, ma cittadini dei paesi in cui vivono. Pertanto non vi è una competenza della Santa Sede , ma vi è l'autorità legittima dello Stato che persegue i crimini dei suoi cittadini".

 In merito ai crimini sessuali, i religiosi rispondono citando i dati generali (leggi) sugli abusi sui minori, nel tentativo di dimostrare che quelli perpetrati da uomini di Chiesa sono largamente minoritari rispetto alle altre professioni: "Il tentativo – scrivono i religiosi – di attaccare la Santa Sede, assumendo che la struttura gerarchica della Chiesa crea un certo tipo di "incubatore" per il clero abusivo, è assurdamente illogico e intellettualmente disonesto. Tra le professioni, il clero cattolico ha la più bassa percentuale dei soggetti che perpetrano abusi sessuali su minorenni. Questo è un momento in cui ogni sacerdote cattolico è posto sotto grande controllo, sotto il microscopio del sospetto. Se coloro che continuamente attaccano la Chiesa applicassero la stessa logica ad altre professioni e non strumentalizzassero la situazione per attaccarla,  ma per difendere realmente i minorenni che subiscono questa atroce violazione causata da abusi sessuali, forse riusciremmo ad ottenere maggiori risultati positivi".

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