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Ora il Governo rischia davvero sulla riforma del Senato

Tutt’altro che in discesa il cammino verso la riforma del senato, con la minoranza Pd che resta intenzionata a votare no al progetto Boschi. E intanto, sulla legge elettorale Romani chiude alle preferenze.
A cura di Redazione
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Sarebbero salite a 35 le firme a sostegno della proposta di modifica alla riforma del ministro Boschi, avanzata da Vannino Chiti e tendente a rendere comunque elettivo il nuovo Senato. Ai 14 dissidenti del Partito Democratico si sarebbero aggiunti i senatori di Sinistra Ecologia e Libertà, di per l'Italia e gli ex rappresentanti del Movimento 5 Stelle. Una fronda consistente, dunque, cui potrebbe aggiungersi il complesso dei senatori del Movimento 5 Stelle e della Lega Nord, da sempre schierati contro la proposta del Governo che vuole un Senato con eletti di secondo livello, tra Sindaci, consiglieri regionali e Governatori di Regione. Ma soprattutto si tratta di una fronda che toglierebbe alla maggioranza una base numerica fondamentale (dai 18 ai 20 voti) per l'approvazione della riforma, ora più che mai legata all'appoggio di Forza Italia. A ciò vanno aggiunte le perplessità del Nuovo Centro Destra, con Sacconi che ha presentato un emendamento per l'elezione diretta dei senatori; mentre i 5 Stelle, orientati a discutere della proposta Chiti, restano indisponibili a votare una norma che ripristini l'immunità per i senatori (che è invece nel testo Chiti, così come in quello presentato dal relatore Calderoli).

Insomma, la discussione della riforma si preannuncia lunga e complessa, anche in considerazione della valanga di sub-emendamenti presentati. Come ricorda Repubblica, infatti: "In totale  sono 581 i subemendamenti agli emendamenti dei relatori presentati in Commissione Affari Costituzionali del Senato. Circa 170 sono  del Movimento 5 Stelle, 20 di Forza Italia, 16 di Ncd e, come già detto, 14 dell'ala dissidente della maggioranza che raggruppa Pd, M5S, Sel e Mario Mauro. Il voto è previsto a partire da lunedì alle 16". Intanto, Paolo Romani commenta l'incontro sulla legge elettorale fra Partito Democratico e Movimento 5 Stelle: "Per noi esiste solo l'italicum. Per noi si parte e si finisce obbligatoriamente lì. E' la migliore possibile. Non esiste nemmeno una discussione sulle preferenze".

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