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Concordia: “In sala macchine rischiammo di morire, ma la gente ci insultava”

La ricostruzione del terzo ufficiale della Costa Concordia Hugo Di Piazza durante il processo in corso a Grosseto.
A cura di A. P.
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Furono attimi drammatici quelli successivi allo schianto della costa concordia contro gli scogli dell'Isola del Giglio per gli ufficiali e i tecnici al lavoro nella sala macchine della nave. E' quello che emerge dal racconto degli ufficiali di macchina durante la nuova udienza del processo sul naufragio della Costa Concordia  in corso a Grosseto. Oggi infatti è il turno delle testimonianze degli ufficiali  e degli uomini che al momento dello schianto si trovavano nei ponti inferiori della Costa Concordia e che per primi si accorsero dell'imponente allagamento della nave che causò poi l'affondamento. "Ispezionavo il ponte inferiore, zona cambusa, quando sentii un forte boato. E subito arrivò un'ondata. In breve ebbi il mare alle ginocchia" ha raccontato ai giudici il terzo ufficiale della Costa Concordia Hugo Di Piazza che come ricorda lui stesso quel fatidico giorno era "per la mia prima volta di guardia". Ricostruendo il suo percorso per ritornare ai ponti superiori e poi in plancia Di Piazza ha ricordato gli evidenti danni già palesi  e le varie porte bloccate dichiarando:  "Che vuol dire avere panico? Quando sei in centrale macchina e hai l'acqua ai piedi, vuol dire che sei lì per lì per rischiare la vita".

La comunicazione tra Schettino e il capomacchina – Una volta risalito in plancia di comando, Di Piazza ebbe il tempo di ascoltare una conversazione tra il comandante della Costa Concordia Francesco Schettino e il direttore della centrale macchine Giuseppe Pillon ascoltata anche in aula durante il processo. "Ma dove abbiamo toccato?" è la domanda di Schettino durante la conversazione con il capomacchina dopo l'impatto fatta ascoltare dai pm, nella stessa conversazione il tecnico informò puntualmente della situazione drammatica il comandante affermando: "Ma comandante, qui è tutto perso, i generatori 4, 5, 6 non ce li abbiamo, e anche l'1, 2 e 3. E il quadro elettrico principale pieno d'acqua. C'è uno squarcio laterale, evidentemente, ma non l'ho visto". Infine Hugo Di Piazza ha ricordato gli attimi successivi all'ordine di evacuazione della Costa Concordia spiegando: "Nonostante cercassimo di aiutarli, i passeggeri ci hanno preso a male parole, ci insultavano. Non era facile gestire l'emergenza a bordo".

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