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“Ci sono pochi dubbi: la Siria ha usato armi chimiche contro i ribelli”

L’Associated Press cita un alto funzionario dell’intelligence americana secondo cui le prove raccolte non lasciano spazio a dubbi: usato gas nervino contro i ribelli in Siria.
A cura di Redazione
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"A senior administration official says there is "very little doubt" that a chemical weapon was used by the Syrian regime against civilians in an incident that killed at least a hundred people last week". Con questo lancio, nel quale si sottolinea come secondo un funzionario americano vi siano pochi dubbi che il regime siriano di Bashar al Assad abbia usato armi chimiche nell'attacco contro i ribelli del 21 agosto (che ha causato centinaia di morti e migliaia di sfollati), l'Associated Press anticipa quello che potrebbe essere il verdetto degli ispettori delle Nazioni Unite incaricati di far luce sulla vicenda. Sempre ammesso che il governo siriano dia il via libera all'ingresso degli ispettori nella zona colpita dal bombardamento (un sobborgo di Damasco).

Già perché dopo la generica disponibilità, confermata dal membro dell'esecutivo Javad Zarif al segretario di Stato Usa John Kerry, a quanto pare il Governo di Damasco intende vincolare l'ispezione degli inviati Onu a "precise garanzie" sulle eventuali ripercussioni successive. [Un via libera che è giunto poi, con un accordo nel corso della visita del rappresentante dell'Onu per il disarmo, Angela Kane, con il team guidato dal professor Aake Sellstroem incaricato di compiere le verifiche]. Del resto, fonti dell'intelligence statunitense sin dai primi momenti hanno rilevato come si fosse trattato di un attacco effettuato con armi chimiche, in "violazione dei diritti umani, un vero e proprio crimine contro l'umanità", come sottolineato dal segretario generale dell'Onu Ban Ki Moon.

Damasco intanto nega ufficialmente ogni responsabilità e addossa l'utilizzo di armi chimiche alle "truppe" dei ribelli, paventando anche l'interesse del terrorismo internazionale dietro gli attacchi delle ultime settimane. Una situazione che resta tesissima mentre l'Unhcr diffonde dati allarmanti sui profughi e sul numero di bambini morti sotto le macerie di una guerra civile di cui si fatica ad intravedere la fine.

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