36 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Chi era Michael Herr, il corrispondente di guerra che ispirò Coppola e Kubrick

Un ritratto del giornalista e scrittore americano autore di “Dispacci” scomparso la settimana scorsa. Aveva collaborato alla sceneggiatura di “Apocalypse now” e “Full Metal Jacket”, vincendo anche un Oscar.
A cura di Redazione Cultura
36 CONDIVISIONI
Screenshot dal film "Apocalypse now"
Screenshot dal film "Apocalypse now"

Qualche giorno fa ci ha lasciati all'età di 76 anni, dopo un lungo calvario, il giornalista, sceneggiatore e scrittore americano Michael Herr.

È stato l'autore del reportage "Dispacci", pubblicato per la prima volta nel 1977, frutto della lunga attività di corrispondente di guerra dal fronte, quando si trovava al seguito dei militari americani durante la guerra in Vietnam, una della raffigurazioni più potenti e viscerali della guerra e delle sue terribili conseguenze sull'animo umano. È morto giovedì scorso, nella contea di Delaware, stato di New York, dove viveva.

La guerra in Vietnam e i suoi effetti disumanizzanti su chi vi ha preso parte hanno costituito il nucleo centrale della scrittura di Michael Herr. I suoi "Dispacci" sono stati alla base di gran parte del cinema americano che ha provato a raccontare quell'esperienza che ha segnato in maniera tanto inequivocabile l'immaginario statunitense e mondiale. Ha contribuito alla sceneggiatura di "Apocalypse Now", epico adattamento di Francis Ford Coppola del "Cuore di tenebra" di Joseph Conrad, mentre con Stanley Kubrick e Gustav Hasford ha realizzato la sceneggiatura di "Full Metal Jacket" (1987), altro capolavoro cinematografico, ottenendo in questo modo l'Oscar per la migliore sceneggiatura non originale.

Era nato il 13 aprile 1940, a Lexington, in Kentucky, ma era ancora un bambino quando i suoi genitori si trasferirono per motivi di lavoro a Syracuse, dove è cresciuto. Dopo il liceo si era iscritto all'università, ma aspirando a diventare scrittore abbandonò presto la carriera di studente per servire come riservista l'esercito americano. Sul finire del 1967 convinse Harold Hayes, il direttore dell'epoca di Esquire, a spedirlo in Vietnam, al seguito delle truppe americane coinvolte nel conflitto. Da lì ha osservato con i propri occhi alcune delle battaglie più sanguinose della guerra e da queste, con ogni probabilità, ne ha ricavato l'urgenza di mettersi a scrivere i suoi "Dispacci".

Con questo libro Herr ha mostrato al mondo le sue impeccabili capacità in qualità di autore e testimone di guerra, profondo conoscitore  dei sentimenti che attraversano l'animo umano, l'ansia prima del combattimento, il senso quasi metafisico di ciò che succede dopo. Anche se scriverà ancora dopo "Dispacci", questo libro resta e resterà il suo capolavoro, l'opera attraverso cui ha influenzato non solo il cinema, ma migliaia di reporter, consegnandolo difatti a essere uno dei padri del new journalism.

Eppure non fu semplice arrivare alla pubblicazione del libro. Ci riuscì solo nel 1977, infatti, quasi un decennio dopo il suo soggiorno in Vietnam e dopo essersi ripreso da una profonda sindrome depressiva dalla sua esperienza di guerra. "Dispacci" è una sorta di diario di viaggio all'inferno, attraversato allo stesso tempo da una grande sensazione di umanità nei confronti di tutti quei giovani militari mandati a morire e da un acuto senso di scetticismo verso i poteri militari e politici che si erano lanciati in quell'assurda impresa, che poi finirà nella sconfitta dell'esercito americano.

Per molti anni ha vissuto in Inghilterra, dove ha conosciuto Stanley Kubrick. Sulla loro amicizia e collaborazione ha poi scritto un libro. Ma niente di ciò che ha scritto in seguito ha mai raggiunto il successo planetario di "Dispacci" e delle pellicole a cui ha collaborato. Negli ultimi anni di vita, ormai malato, era diventato un serio devoto del buddismo e aveva smesso di scrivere.

Alla notizia della morte, lo scrittore Salman Rushdie – un amico di Herr di – ha dichiarato al Guardian: "Ha scritto il più grande libro sul Vietnam, per non parlare della brillante sceneggiatura di "Full Metal Jacket" e la vitale narrazione in over di "Apocalypse" Now. Era anche un dolce, gentile, divertente, generoso amico e questa notizia è davvero molto triste ".

36 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views