54 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

A 20 anni dalla scomparsa di Lucio Amelio, il grande gallerista in 5 punti

Il 2 luglio 1994 moriva a Napoli Lucio Amelio, personaggio di punta nel mondo dell’arte contemporanea. Le sue idee, il suo carisma e le sue attività hanno lasciato il segno e riecheggiano ancora a 20 anni dalla scomparsa.
A cura di Gabriella Valente
54 CONDIVISIONI
Immagine

Era il 2 luglio 1994, esattamente 20 anni fa, quando Lucio Amelio morì, di un male incurabile, a 63 anni.

Scompariva a Napoli una figura che aveva sostenuto, animato e fatto esplodere l’arte del proprio tempo e della propria città. Come gallerista, promotore e amico di artisti, Lucio Amelio ha dato un contributo tangibile all’arte contemporanea con altrettanto tangibili risultati ed evoluzioni per l’ambiente artistico in cui si muoveva. Un personaggio complesso, mondano, colto, ma allo stesso tempo semplice e affabile. Un personaggio indubbiamente carismatico e trascinante. Lo raccontiamo qui in 5 punti fondamentali.

Napoli

"Io penso di essere l'espressione di questa città. Sono nato alla Vicaria Vecchia, ai Tribunali, figuriamoci! Infatti a Milano di Luci Amelii modestamente non ne trovi ad ogni angolo, modestamente. Perché? Ma perché Milano è un agglomerato urbano, non una città. Napoli è una città! Con un popolo! Penso che avendo capito questo sono perciò rimasto a Napoli dandovi un contributo”. Così pensava Lucio Amelio che, nonostante numerosi viaggi e soggiorni all’estero, tornò sempre nella sua Napoli e lì diede vita ad una serie di attività che catapultarono la città sul palcoscenico dell’arte mondiale, crearono canali di comunicazione internazionali e influenze reciproche tra la città partenopea e il resto del mondo. Disdegnando le riduzioni di tipo regionalistico, Lucio Amelio portò a Napoli i grandi nomi dell’arte e portò Napoli in tutto il mondo.

Immagine

L’arte

“Personaggi che hanno la bacchetta magica […], coloro che fanno scattare il tutto”, questo sono gli artisti secondo Lucio Amelio, dei “maghi” che possono quasi cambiare il corso degli eventi, perché possono far pensare. Così fa l’arte, l'oggetto d'arte, che “è uno strumento importantissimo che fa scattare il meccanismo del pensiero”. È d’altra parte in nome di questa magia che si è svolta la tenace e brillante attività di Amelio, perché “esistono personaggi che si chiamano galleristi e che captano queste onde magnetiche, le riorganizzano e le fanno diventare un avvenimento mondano, le fanno conoscere a un pubblico più vasto, sebbene comunque sia un pubblico di élite”.

La galleria

In una Napoli piena di artisti disorganizzati, isolati e non riconosciuti, Lucio Amelio si fa carico di tutte le energie che gravitano nel mondo artistico partenopeo: “Mi sono fatto tramite, come una specie di antenna, di tutte queste energie che a Napoli c'erano dagli inizi degli anni '60”. La svolta avviene nel 1965 quando Amelio fonda la sua galleria, dandole un nome, a detta sua, “ridicolmente inglese”, la Modern Art Agency – nome che col senno di poi potremmo definire invece profeticamente internazionale. “Diciamo che io in realtà sono nato il 18 novembre 1965”, con la galleria, affermò una volta Amelio. Da quel giorno mostre di Manzoni, Duchamp, Rauschenberg, Haring, Merz, Kounellis, Twombly, Calzolari, Burri, si susseguirono a Napoli grazie esclusivamente al desiderio e alla caparbietà del gallerista napoletano.

Warhol e Beuys

In questa effervescente atmosfera, Amelio fu l’artefice principale di un incontro memorabile e ormai storico, quello tra Andy Warhol e Joseph Beuys: grazie a colui che aveva portato a Napoli i più grandi artisti del contemporaneo, si aprì un dialogo inaspettato e proficuo tra la superficialità dell’arte pop di Warhol e la profondità delle sperimentazioni di Beuys. Dell’americano Amelio apprezzò il saper succhiare il nutrimento, come un vampiro, da qualsiasi elemento della società; dell’europeo condivise l’idea e le azioni di un’arte energica e quasi magica. Incontri prodigiosi, dunque, che ebbero come sfondo la città di Napoli e la galleria di Lucio Amelio.

Terrae Motus

Se si potesse usare una mostra come emblema dell’attività di Lucio Amelio a Napoli e per Napoli, basterebbe guardare a Terrae Motus, la spettacolare collezione di opere ispirate al terremoto del 1980 in Irpinia, formatasi proprio su proposta del gallerista: moltissimi artisti italiani ed internazionali parteciparono al progetto realizzando un’opera sul tema ed il risultato fu una mostra di altissimo livello, toccante ed esaltante. La raccolta Terrae Motus doveva essere, nelle intenzioni di Lucio Amelio, il nucleo iniziale di un museo di arte contemporanea di Napoli, ma, esposta per la prima volta in Villa Campolieto ad Ercolano nel 1987 e poi messa in mostra al Grand Palais di Parigi, dopo varie vicissitudini trovò la propria collocazione permanente nell’Appartamento Storico della Reggia di Caserta.

Fate presto, 1981, l'opera di Andy Warhol per Terrae Motus
Fate presto, 1981, l'opera di Andy Warhol per Terrae Motus
54 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views