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105 anni fa veniva scoperta Machu Picchu, la leggendaria città degli Inca

Il 24 luglio del 1911 veniva scoperta l’antica città di Machu Picchu. Da allora, la sua storia è divenuta famosa e continua ad affascinare milioni di visitatori, illuminando sul passato mitico dei popoli precolombiani.
A cura di Federica D'Alfonso
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Machu Picchu
Machu Picchu

“Machu Picchu…dimora degli esseri che il terrestre non potè celare nelle vesti assonnate. In te, come due linee parallele, la culla del tempo e quella dell’uomo si dondolano in un vento di rovi”. Pablo Neruda celebra così, con questi versi, il remoto passato precolombiano del suo Sud America. Le alture di Machu Picchu diventano così il simbolo indiscusso di un passato epico, splendido, nobile: e proprio la favolosa storia di Machu Picchu il 24 luglio compie 105 anni. È trascorso oltre un secolo da quando le alte cime del Perù venivano riscoperte, ma le loro meraviglie non smettono di affascinare studiosi e appassionati di tutto il mondo.

Il 24 luglio 1911 lo storico statunitense Hiram Bingham, dopo aver sfidato la fitta e umida foresta pluviale, giunge sulla vetta di un monte e qui, scopre quella che per secoli era stata creduta "la città perduta degli Inca". Inizia così la storia di Machu Picchu, in una calda giornata di luglio di oltre un secolo fa. "Quelli di Machu Picchu potrebbero essere i resti più grandi e importanti scoperti in Sud America dal tempo della conquista spagnola" scriveva Bingham sul National Geographic del 1913. Ma le sue parole non erano del tutto esatte. Bingham non aveva “scoperto” Machu Picchu: il sito archeologico non era mai stato “perduto”, né dimenticato. Non ne esisteva menzione nelle cronache degli invasori spagnoli, ma le tribù locali sapevano della sua esistenza. E alcuni la abitavano, anche.

La “riscoperta”

Hiram Bingham
Hiram Bingham

Molti esploratori, già a metà Ottocento, ipotizzavano l'esistenza di rovine archeologiche, ma mai nessuno potè spingersi oltre le congetture. Durante una campagna di scavi presso Vilcabamba, Bingham decide di lasciare la valle nei pressi di Cuszco per avventurarsi nell'impresa mai tentata da nessuno: quella di raggiungere l'altissima vetta del monte dove lui sapeva, avrebbe trovato qualcosa. Si può dire quindi che il 24 luglio del 1911 inizia la storia “occidentale” di Machu Picchu. Per la prima volta, dopo secoli di incertezze, Bingham porta definitivamente il sito archeologico all'attenzione del mondo scientifico. Una data importantissima dunque, perché da allora il mondo occidentale inizia a guardare con stupita meraviglia ad una delle testimonianze umane più affascinanti e misteriose del mondo.

Guidato da un proprietario terriero e accompagnato da un sergente della guardia civile peruviana, Bingham giunse a Machu Picchu il 24 giugno 1911. E la sorpresa fu tanta, nello scoprire che quel luogo, in realtà, non era stato mai abbandonato: i Recharte e gli Álvarez, due famiglie contadine, abitavano Machu Picchu da molto tempo. Sfruttando gli antichi terrazzamenti coltivavano la terra, e grazie ad un canale incaico ancora funzionante, ricevevano acqua direttamente dalla sorgente. La zona degli insediamenti era completamente coperta di erbacce, e l'aria profumava di abbandono, ma non di oblio. Bingham restò talmente impressionato dalla bellezza di quel luogo, che sollecitò l'appoggio dell'Università Yale, della National Geographic e del governo peruviano per attivare il prima possibile lo studio del sito. Da allora, Machu Picchu è il simbolo di una civiltà, della sia e della memoria che resistono anche al tempo più inesorabile.

Un simbolo del passato precolombiano

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“Montagna antica”, questo il significato del nome quechua “Machu Picchu”. Nonostante gli studi accurati, ancora molto poco si comprende della popolazione che abitava queste montagne, appartenente al popolo Inca, una delle maggiori civiltà precolombiane, e stanziata nelle valli peruviane fin dal XIII secolo. Machu Picchu è una città misteriosa, avvolta da un'atmosfera sacra: in effetti, è ormai accertato come lo stesso criterio di costruzione della città sia stato quello astronomico e sacro. L'allineamento di alcuni edifici importanti coincide con l'azimuth solare durante i solstizio, in maniera costante e per niente casuale, e con i punti di aurora e tramonto del sole in determinati periodi dell'anno con le vette dei monti circostanti.

Per il Sud America Machu Picchu è, oltre che una straordinaria risorsa turistica, un simbolo del passato straordinario dei popoli che abitavano quelle terre, prima della conquista. In questo senso, tornare a parlare di Machu Picchu vuol dire anche ridiscutere i termini di quella conquista. Questo almeno, è quello che fa Pablo Neruda, rievocando la magia delle vette assolate nel suo "Canto Generale" del 1950:

Qui i piedi dell’uomo riposarono la notte accanto ai piedi dell’aquila, nelle alte tane carnivore, e all’alba calpestarono con i piedi del tuono la nebbia rarefatta, e toccarono le terre e le pietre per poi riconoscerle nella notte e nella morte. Guardo i vestimenti e le mani, la traccia dell’acqua nella cavità sonora, la parete addolcita al contatto d'un volto che guardò con i miei occhi le lampade terrene, che unse con le mie mani gli scomparsi legni: perché tutto, vesti, pelle, vasi, parole, vino, pani, tutto scomparve e ritornò alla terra.

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