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Gianluca Vialli morto a 58 anni

Mancini rivive l’ultimo saluto a Vialli: “Era privo di forze ma mi riempiva di domande”

Il commissario tecnico della Nazionale ha raccontato il suo ultimo incontro con l’amico di una vita, dalla Sampdoria fino alla Nazionale. I funerali si svolgeranno in forma strettamente privata. “Ho perso un fratellino, ci siamo incontrati a 16 anni e non ci siamo mai più separati”.
A cura di Maurizio De Santis
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Gianluca Vialli e Roberto Mancini durante la trasmissione "sogno Azzurro" dedicata alla Nazionale.
Gianluca Vialli e Roberto Mancini durante la trasmissione "sogno Azzurro" dedicata alla Nazionale.
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Roberto Mancini e Gianluca Vialli si sono detti addio qualche giorno prima della fine dell'anno. Lo hanno fatto con discrezione, riservatezza e rispetto dei sentimenti che ne ha accompagnato il loro percorso, di uomini e di sportivi. I funerali si svolgeranno in forma strettamente privata, la data non è stata comunicata: è la decisione presa dalla famiglia nel solco di quello che avrebbe voluto l'ex attaccante. Tra qualche mese ci sarà forse un ricordo pubblico nella sua Cremona ma adesso è solo il momento del cordoglio e del contegno, lo stesso con il quale l'ex calciatore ha affrontato il lungo periodo della malattia e delle cure contro il cancro al pancreas.

Vialli era ricoverato Royal Marsden Hospital di Londra, andò lì e lasciò ogni incarico lo legasse all'Italia a metà dicembre. Non sapeva (o, forse, sì in cuor suo lo immaginava già) come sarebbe andata a finire e preferì uscire di scena in punta di piedi, con un messaggio rivolto direttamente ai vertici della Federazione. È morto a 58 anni per la recrudescenza del tumore al pancreas.

"Una settimana prima Gianluca mi aveva chiesto di aspettare – il racconto di Mancini riportato dalla Gazzetta dello Sport -, voleva riservare tutte le sue energie migliori all'ultima fase della sua lotta".

Il commissario tecnico della Nazionale, l'amico che lo aveva voluto accanto a sé in Azzurro, la persona che guardava negli occhi e non c'era bisogno di tante parole, quello che non ti vedi da tempo ma ti sembra ieri che avevate trascorso qualche ora assieme come ai vecchi tempi, salì su un volo diretto nella capitale inglese, asciugò le lacrime, tirò un sospiro profondo e si recò a salutare il suo gemello del gol.

Mancini e Vialli, i "gemelli del gol" ai tempi della Sampdoria.
Mancini e Vialli, i "gemelli del gol" ai tempi della Sampdoria.

"Era privo di forze, con poca voce, ma lucidissimo. Un leone fino all'ultimo – ha aggiunto. Abbiamo parlato un po' di tutto, mi ha chiesto perfino com'era andato lo stage di dicembre con i giovani. Anzi, mi ha riempito di domande: voleva sapere tutto, ci teneva a conoscere i progressi del nostro progetto".

Era nato tutto alla Samp, l'abbraccio (anzi, gli abbracci) durante gli Europei (quello in finale è diventato iconico) sembrò chiudere idealmente un ciclo, restituire quel che la sorte aveva tolto loro sempre sul prato di Wembley in finale di Champions col Barça. Una bordata di Koeman nei supplementari fece crollare il sogno, le parate di Donnarumma ai rigori lo resero con gli interessi rendendolo bellissimo.

"Dopo pochi giorni dall'addio di Sinisa, ho perso un altro fratello – le parole di Mancini raccolte dal Corriere dello Sport -. Anzi, un fratellino, come amavo chiamarlo, perché ci siamo incontrati a 16 anni e non ci siamo mai più separati. Abbiamo fatto tutto il cammino insieme. Giovanili azzurre, Nazionale, la Samp, le gioie, i dolori, i successi e le sconfitte. E poi le due notti di Wembley. In una abbiamo pianto insieme per il dolore e per l'amarezza, tanti anni fa. Nell'altra abbiamo pianto di gioia, come se fossimo stati uniti dal destino, prima della sua scomparsa" .

Gianluca Vialli e Roberto Mancini durante una partita di Nations League.
Gianluca Vialli e Roberto Mancini durante una partita di Nations League.

Capo delegazione e molto di più. Il discorso letto alla squadra prima della finale degli Europei, gli accenti usati per scandire le parole spiegano bene cosa era Vialli per il "gruppo di ragazzi" e quanto fosse importante la sua presenza.

"Ringrazio il presidente Gravina. Lo ha voluto in Nazionale e ne sono stato felice. Ha avuto un ruolo decisivo per la conquista del titolo europeo – ha aggiunto Mancini -. I giocatori lo amavano. Gianluca ha avuto la forza e ci ha dato un coraggio che non conoscevamo. Ci è stato accanto fino a quando ha potuto. Saluto un altro fratello, dopo Sinisa, ma con la sua forza andrò avanti per dedicargli qualcosa di importante che io e lui sognavamo da una vita".

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