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Rosella Postorino stravince il Premio Campiello 2018 con “Le assaggiatrici” di Hitler

Il Premio Campiello 2018 va a “Le assaggiatrici” di Rosella Postorino. Il romanzo, edito da Feltrinelli, ha ottenuto il cinquanta percento dei consensi dei Trecento Lettori anonimi della giuria del prestigioso riconoscimento letterario. Staccato di ben 125 voti è stato il romanzo di Francesco Targhetta.
A cura di Redazione Cultura
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Una vittoria netta e fuori discussione. Ben 125 di scarto separano i voti assegnati dalla giuria del Premio Campiello 2018 a Rosella Postorino e al suo "Le assaggiatrici", edito da Feltrinelli. Votata praticamente dal cinquanta percento dei Trecento Lettori anonimi che compongono la giuria del Campiello, considerato che sono 278 quelli che hanno espresso le loro preferenze, la Postorino ha imposto uno stacco di 125 voti al secondo classificato, Francesco Targhetta che ha avuto 42 voti. Rosella Postorino, scrittrice quarantenne ligure ma di origini calabresi, vive da molto tempo a Roma e lavora come editor per Einaudi Stile Libero.

"Le assaggiatrici" di Rosella Postorino è una prova decisamente riuscita che si staglia sulle acque vaste, profonde e talvolta torbide delle letteratura italiana contemporanea, riuscendo nell'impresa di aprirsi una strada nel mondo, come dimostra il successo tra gli editori stranieri della storia con protagoniste la "berlinese" Rosa Sauer e le sue speciali colleghe di lavoro: le assaggiatrici ufficiali di Adolf Hitler negli ultimi anni della Seconda Guerra Mondiale. Tre pasti al giorno e un misero stipendio in cambio del rischio di morte per avvelenamento. Questo è il lavoro in cui è impegnato ogni giorno un manipolo di donne, tutte poverissime, scelte dalle SS e rinchiuse in una mensa ai margini della foresta dove si è nascosto il Führer. Un quadro all'apparenza tragico in cui si materializza una ancor più tragica normalità. Durante la guerra, infatti, la vita va avanti, ci si innamora, si fuma di nascosto, si creano e si disfano amicizie. Durante la guerra, con tutti i limiti del caso, ci si deve nutrire.

Nella caserma di Krausendorf rischiavamo di morire ogni giorno – ma non più di chiunque sia vivo. Su questo aveva ragione mia madre, pensavo mentre il radicchio mi croccava fra i denti, e il cavolfiore impregnava le pareti del suo odore domestico, rassicurante.

Come molte sue colleghe assaggiatrici, Rosa Sauer non è una nazista convinta. Lei si dichiara tale, in fondo lo è alla stessa mediocre, silente maniera in cui moltissimi italiani sono stati fascisti. Nel 1933, all'epoca dell'affermazione elettorale dell'imbianchino austriaco, non aveva nemmeno l'età per votare. Ma tra le assaggiatrici ci sono anche le cosiddette "Invasate", un gruppo di devote alla causa del nazionalsocialismo che per il loro amato Hitler darebbero la vita. Continua a leggere la recensione di Fanpage.it al romanzo di Rosella Postorino.

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