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L'omicidio di Ugo Russo a Napoli

Il vessillo dedicato a Ugo Russo sfila ancora ai Quartieri Spagnoli alla processione della Madonna dell’Arco

Dopo le polemiche per il labaro dedicato a Ugo Russo ai Quartieri Spagnoli, a parlare è l’associazione dove Ugo è cresciuto che spiega: “Non volevamo santificarlo ma ricordarlo”
A cura di Gaia Martignetti
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A sinistra Ugo Russo durante la processione, a destra il vessillo dedicato al giovane
A sinistra Ugo Russo durante la processione, a destra il vessillo dedicato al giovane
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Ai Quartieri Spagnoli a Napoli la processione comincia con calma. L'adunata è convocata a piazzetta Parrochiella, dove campeggia il murales di Ugo Russo. A pochi metri c'è l'ingresso dell'Associazione Madonna dell'Arco di Vico Politi, quattro mura che custodiscono il ricordo di un ragazzo che avrà 15 anni per sempre. Ma che qualche giorno fa avrebbe raggiunto la maggiore età. Quella in cui gli errori non sono più concessi, perché si è adulti. Ma Ugo uno sbaglio l'ha commesso prima, diventando uno dei tanti ragazzi cresciuti in quartieri considerati difficili, che non diventano uomini. Il 1 marzo del 2020 con una pistola giocattolo ha tentato di rapinare un carabiniere fuori servizio. Quella sera Ugo trova la morte per mano del carabiniere che, oggi, è indagato per omicidio volontario.

Una storia che, a due anni da quella notte, ha ancora diversi interrogativi. Lo sa bene Enzo, il padre di Ugo che, ogni volta che ricorda suo figlio o chiede verità e giustizia, premette: «Ugo ha sbagliato, ma vogliamo solo sapere se poteva essere messo a confronto con il suo errore, che non doveva pagare con la morte». Lo fa anche dopo le polemiche nate l'indomani della processione in cui è comparso il vessillo con il volto del ragazzo, ai Quartieri Spagnoli. Una bandiera che sopra gli occhi di Ugo ha una frase "P' semp cu nuje" (per sempre con noi).

La scritta sul labaro dedicato a Ugo Russo
La scritta sul labaro dedicato a Ugo Russo

«Ugo faceva parte della nostra associazione, per questo abbiamo fatto il labaro, non per farlo santo». A spiegarlo è Marcello, Capo Squadra dell'Associazione che, dopo le polemiche, ha chiesto di chiarire questa scelta. Mostra le foto in cui Ugo era un loro portabandiera, sin da bambino. Questo culto, spesso al centro di polemiche, è molto sentito nel quartiere. «Abbiamo fatto questa cosa non per sfidare le istituzioni, abbiamo deciso di fare il labaro anche perché avrebbe compiuto 18 anni. Non volevamo santificarlo». Parole simili le ripete Enzo, con accanto sua moglie, mentre la processione arriva sotto casa Russo, dove c'è una lapide che ricorda il ragazzo.

«Ugo era devoto alla Madonna da bambino, vi prego lasciateci stare con il nostro dolore. Ugo quando faceva il portabandiera da bambino dava l'anima». Mentre i vessilli sfilano fino a piazza Trieste e Treno, percorrendo via Toledo, Enzo aggiunge: «Se sarà fatta luce sarà la giustizia a vincere. Noi abbiamo già perso».

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