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Ucciso dal suo clan per un ammanco nei soldi delle estorsioni, arrestati i boss Mazzarella

Ricostruito il retroscena di un agguato di camorra del 2002: affiliato ai Mazzarella ucciso dal suo stesso clan per un ammanco di circa 150mila euro di oggi.
A cura di Nico Falco
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Il clan Mazzarella lo avrebbe ucciso perché si sarebbe reso responsabile di un ammanco di 100 milioni di lire dalle casse della cosca, oltre ad essersi avvicinato al gruppo dei Misso. A distanza di 20 anni gli inquirenti hanno ricostruito quello che sarebbe stato il retroscena dietro la morte di Salvatore Lausi, ammazzato in un agguato nel 2002; oggi è stata eseguita la misura cautelare nei confronti di Gennaro Mazzarella, Michele Mazzarella e Salvatore Barile.

Ucciso dal clan per un ammanco di 100 milioni di lire

La vicenda è stata ricostruita nel corso di indagini del Nucleo Investigativo di Napoli attraverso intercettazioni e dichiarazioni di collaboratori di giustizia. Lausi, che all'epoca si occupava della riscossione delle estorsioni a Forcella, alla Maddalena e alla Sanità, era stato ritenuto responsabile di un "buco" nella cassa comune di 100 milioni di lire, poco meno di 150mila euro alla rivalutazione attuale.

Inoltre si era molto avvicinato a Giuseppe Misso (all'epoca ai vertici dell'omonimo gruppo di camorra del rione Sanità e in seguito collaboratore di giustizia), motivo per cui i vertici dei Mazzarella avevano ritenuto che potesse passare nell'altro gruppo e rivelare informazioni interne del clan. Infine, Luise si era impossessato dell'orologio di valore di un altro affiliato.

Arrestati i vertici del clan Mazzarella

L'omicidio, avvenuto il 6 ottobre 2002, sarebbe stato deciso da Michele Mazzarella e da Gennaro Mazzarella, quest'ultimo avrebbe avuto anche il ruolo di organizzatore; dell'esecuzione si sarebbero invece occupati Salvatore Barile, Ciro Giovanni Spirito e Vincenzo De Bernardo (questi ultimi due deceduti).

I tre vertici del clan Mazzarella sono tutti già detenuti; la misura cautelare, emessa dal Tribunale di Napoli su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia locale, è stata notificata agli indagati nelle case circondariali di Secondigliano, di Parma e Siracusa.

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