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Francesco Pio Maimone ucciso a Napoli, ultime news

Ucciso agli chalet di Mergellina, il fratello di Valda: “Morto un innocente? Può capitare”

Agli atti delle indagini sull’omicidio di Francesco Pio Maimone le intercettazioni del fratello del presunto assassino, captate in carcere il giorno successivo.
A cura di Nico Falco
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Francesco Pio Maimone e Francesco Pio Valda
Francesco Pio Maimone e Francesco Pio Valda
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L'omicidio di Francesco Pio Maimone, ucciso davanti agli chalet di Mergellina da una pallottola esplosa durante un litigio a cui il giovane era estraneo, è stato "una stronzata" ma, tutto sommato, nulla di così grave. Un danno collaterale accettabile nelle logiche di camorra, perché "sono cose che capitano a Napoli. A Napoli sono morti i bambini che non c’entrano niente in mezzo alla strada". Parole che fanno accapponare la pelle ma che ben descrivono un determinato modo di ragionare, quelle di Luigi Valda, fratello di Francesco Pio Valda, il 19enne che per quell'omicidio è stato fermato.

I discorsi del fratello del presunto assassino sono stati intercettati in carcere il 21 marzo, il giorno dopo l'omicidio. Luigi Valda, 25 anni, detenuto, parla con due donne della famiglia proprio di quello che poche ore prima è successo agli chalet di Mergellina. Come riporta l'edizione odierna di Repubblica, i tre discutono del motivo che avrebbe portato al litigio e quindi agli spari, ovvero il fatto che un giovane avrebbe inavvertitamente pestato, sporcandole, le scarpe di Francesco Pio Valda. E tutti sono concordi che si tratta di un pretesto assurdo. "Non stanno bene con la testa", dice Luigi Valda, e insiste sul fatto che si sia trattato di una lite tra giovani, auspicando che non venga contestata l'aggravante del metodo mafioso.

Di diverso avviso la Procura, e così il Tribunale del Riesame, che ha confermato la custodia in carcere per l'indagato condividendo l'impostazione dei pm Antonella Fratello e Claudio Onorati anche sull'aggravante mafiosa: è vero che la lite era partita per il pestone, ma si è infiammata perché erano coinvolti due gruppi contrapposti, uno vicino alla criminalità di Barra e l'altro a quello del Rione Traiano. Il collegio, presieduto da Pietro Carola, ha recepito le considerazioni della gip Maria Luisa Miranda, che aveva tracciato un quadro in cui "giovani rampolli delle consorterie criminali" sono impegnati ad "occupare determinate aree delle zone della movida al fine di imporre il proprio predominio criminale e ogni invasione del territorio da parte di soggetti provenienti da quartieri differenti è letta come un affronto e anche il minimo screzio diventa circostanza propizia per azioni violente".

Nell'incontro in carcere Luigi Valda, parlando della sparatoria, dice che il fratello "si è rovinato una vita". "Quando esce più – continua – diciannove anni, senza un bambino, non ha fatto un figlio, non si è visto bene di niente". "Ha fatto una stronzata – aggiunge poi – viene abbandonato da tutti, pure dai compagni miei". A più riprese le interlocutrici fanno notare che il fatto che Francesco Pio Maimone non fosse coinvolto nella lite, e che anzi fosse stato colpito per errore; una circostanza che crea difficoltà anche nel quartiere, per come "la gente" parla del delitto e per come guarda la famiglia. E Luigi Valda ribatte che "non è un problema". "Mio padre non l'hanno ucciso sotto casa sua? – dice – e io come devo guardare le persone?". E conclude, riferendosi al fatto che sia stato ucciso un innocente: "È normale… così funziona, è capitato a tanti".

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