Non è solo colpa dei ragazzi che sono in giro la sera stretti come sardine in bar e baretti per i soliti aperitivi e shottini post cena. Se molta gente a Napoli ha per così dire "scordato" le norme anti Covid19 non è solo per sciatteria, per negazionismo della pericolosità del virus o mera idiozia. C'è un business dietro a questa consapevole mancata applicazione delle norme sul distanziamento sociale. Molti esercizi commerciali durante la crisi connessa al lockdown Covid hanno ottenuto dal Comune di Napoli deroghe per allargare i propri spazi esterni e compensare i tavoli in meno causa obbligo di distanziamento. Parliamo di terreno ‘rubato' alla gente, al camminamento, alla quotidianità di chi non vuole per forza spendere per poter passeggiare al Vomero come in via Toledo. E invece piano piano, cuoncio cuoncio, le distanze fra i tavolini si sono assottigliate e il risultato è un assembramento totale e senza controlli.
I controlli sono relativi e pochi, riguardano soprattutto gli eventi musicali abusivi (leggasi: le serenate dei neomelodici) e i party da discoteca. Ma gli affollamenti degli esercizi commerciali sono chiari a tutti, così come è diventato più blando l'obbligo delle mascherine nei negozi – lo testimoniano i quotidiani litigi stradali puntualmente ripresi da cellulari e diventati video amatoriali virali su Facebook. In piazza Trieste e Trento i dissuasori stradali di cemento sono diventati una specie di panchine che vengono prese d'assalto da turisti e vecchietti stanchi dopo una passeggiata. Tutto bene, ma chi controlla quando sono uno addosso all'altro? Su bus, metropolitana e funicolari è praticamente impossibile far rispettare il distanziamento, ma almeno qualcuno che aiuti a smaltire le file chilometriche per marcare il biglietto, c'è in Anm, visto che funziona 1 solo tornello su 3-4? Insomma, settembre è appena iniziato e la crisi delle regole è già chiara. Possiamo solo sperare nel buon senso. E che alla mancata applicazione delle regole corrispondano sanzioni. O quanto meno non contagi.