Tamponi a chi rientra dall’estero, caos a Napoli: “Perché i turisti non vengono controllati?”
Caos a Napoli per i tamponi a chi sta rientrando dall'estero. In molti hanno lamentato assembramenti e scarsa organizzazione, tanto da avere più paura di poter contrarre il coronavirus durante l'attesa dei tamponi piuttosto che all'estero stesso. L'ordinanza emanata da Vincenzo De Luca, presidente del consiglio regionale della Campania, non lascia del resto scelta: o il tampone o la quarantena obbligatoria per 14 giorni, con denuncia penale e multa da mille euro per i trasgressori.
In molti hanno così deciso di chiedere di effettuare il tampone presso la postazione allestita nei pressi del Frullone, all'esterno della stessa sede dell'ASL Napoli 1 Centro. Ma la situazione è caotica: ressa, urla, ma soprattutto cattiva organizzazione, come spiegato da chi si è recato per sottoporsi al tampone. Tanto che la paura, come spiegato da alcuni presenti, è stata quella di poter contrarre il coronavirus proprio durante questi momenti. Ma a far storcere il naso è anche l'ordinanza stessa di Vincenzo De Luca, che prevedere l'obbligatorietà del tampone o della quarantena per chi arrivi dall'estero, purché cittadini della Campania. Via libera, invece, ai turisti, che possono circolare liberamente per la Regione. E proprio quest'ultimo punto ha fatto imbestialire non pochi campani, che puntano il dito proprio contro questa disparità di trattamento.
"Perché i turisti che arrivano da paesi a rischio non devono fare i tamponi?", si chiedono molte persone ormai da giorni. E anche stamane al Frullone la situazione era tesa. Al momento della pubblicazione dell'ordinanza, tuttavia, l'Unità di Crisi della Regione Campania aveva spiegato che "i turisti stranieri, che peraltro aiutano la ripresa della nostra economia, vengono controllati negli aeroporti e alle frontiere", oltre che "negli alberghi e nelle strutture di accoglienza e non hanno ovviamente relazioni capillari con le nostre comunità", a differenza invece dei cittadini residenti in Campania che "quando rientrano hanno ovviamente attività di relazioni ampie e incontrollate con familiari, conoscenti, amici e possono dunque diventare agenti imprevedibili di contagio, come è già accaduto ripetutamente".