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L’isola di Isca che fu di Eduardo De Filippo si potrà visitare: c’è l’accordo con i privati

Firmata la Convenzione tra i proprietari e gli enti pubblici per la valorizzazione del sito, dove ci sono anche i resti di una antica villa romana.
A cura di Pierluigi Frattasi
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L'Isola di Isca in Costiera Amalfitana, che fu di Eduardo De Filippo, si potrà visitare. Firmato l'accordo tra i nuovi proprietari privati e gli enti pubblici per la valorizzazione e gestione dell'isolotto, considerato un sito di grande valore naturalistico e archeologico.

La Convenzione è stata firmata a Napoli presso il Palazzo Reale, in occasione della Giornata Nazionale del Paesaggio, dai titolari dell'Antica Sartoria di Positano, che hanno acquistato l'Isola di Isca due anni fa e il Ministero della Cultura, la Soprintendenza area metropolitana di Napoli, l'Amp Punta Campanella, il comune di Massa Lubrense, Il Parco Regionale dei Monti Lattari e la Fondazione Monti Lattari. "Per la prima volta nella sua storia recente – commenta Lucio Cacace, Presidente dell'Amp Punta Campanella – l'Isola di Isca, che è sempre stato un bene privato, sarà fruibile anche per attività di interesse pubblico".

Sull'Isola di Isca visite guidate, laboratori di restauro e attività ambientali

L'accordo prevede una serie di progetti finalizzati alla fruizione pubblica dell'isolotto, tra cui visite guidate, azioni di conservazione e restauro archeologico, attività di sensibilizzazione ed educazione ambientale. Sull'isola sono presenti importanti resti archeologici di una villa di epoca romana, con cisterna e due ninfei. Negli anni '50 del Novecento, divenne la dimora estiva di Eduardo De Filippo che l'aveva acquistata da Vittorio Astarita. Eduardo vi soggiornò fino alla sua morte. Il sito è sempre stato di proprietà privata e mai accessibile al pubblico.

Eduardo De Filippo
Eduardo De Filippo

Circa due anni fa, gli eredi di Luca De Filippo, figlio del grande Eduardo, hanno messo in vendita la piccola isola per una cifra di circa 10 milioni di euro. L'Amp Punta Campanella e il Comune di Massa Lubrense provarono ad esercitare il diritto di prelazione, chiedendo finanziamenti ai ministeri dell'Ambiente e dei Beni Culturali. Ma l'entità dell'importo dovuto per l'acquisto non consentì di portare a termine l'operazione. L'Isca è stata quindi acquistata da due noti imprenditori di Positano, titolari dell'Antica Sartoria.

La firma della Convenzione per la valorizzazione dell'Isola di Isca

L'attenzione dell'Amp Punta Campanella sull'isolotto, che rientra nella Zona B del Parco Marino, però, è rimasta alta, con l'obiettivo di trovare un'intesa che coniugasse l'interesse privato con quello pubblico. Un accordo che è stato trovato grazie alla disponibilita dei proprietari e al lavoro portato avanti dalla Soprintendenza di Napoli che, negli ultimi mesi, ha approfondito le ricerche archeologiche sull'isola con il restauro conservativo dei resti di epoca romana, sotto la supervisione del soprintendente Mariano Nuzzo e del responsabile del sito archeologico Luca Di Franco.

Il Presidente dell'Amp Punta Campanella, Lucio Cacace, commenta:

"Sin dall'inizio, dal momento in cui le nostre richieste di finanziamento per esercitare il diritto di prelazione non sono state accolte per i costi davvero ragguardevoli, abbiamo aperto un dialogo diretto con i nuovi proprietari, per cercare una strada comune per la valorizzazione di questo straordinario patrimonio. Un modo per rendere possibile una fruizione pubblica di un bene privato. Grazie ai proprietari e alla Soprintendenza, siamo riusciti ad ottenere, insieme al comune di Massa Lubrense, un risultato molto importante. Questo è solo un primo passo. Seguiranno ulteriori azioni per definire altri progetti e attività che vedranno protagonista la splendida Isca".

L'accordo è stato voluto fortemente anche dal comune di Massa Lubrense, nel cui territorio ricade l'Isca, a poca distanza dal fiordo di Crapolla, altro gioiello naturalistico tutelato dall'Amp Punta Campanella. L'Assessore alla Cultura del Comune di Massa Lubrense, Sergio Fiorentino, spiega:

"Un accordo storico che restituisce alla pubblica fruizione, sebbene adeguatamente regolamentata, uno scorcio unico del nostro territorio, sia sotto il profilo paesaggistico ambientale sia per la valenza archeologica del sito. Un accordo frutto della sinergia tra enti e privato che rappresenta il viatico di un ormai intrapreso rapporto collaborativo che sicuramente, e a breve, darà altri risultati significativi".

Mentre per il Soprintendente Mariano Nuzzo,

"l'accordo rappresenta un passo importante verso la salvaguardia e la valorizzazione di un patrimonio unico nel suo genere, testimoniando l'importanza della collaborazione tra istituzioni e soggetti privati per la tutela del nostro patrimonio storico e ambientale".

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