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Una coppia Lgbt: “Senza registrazione all’anagrafe i nostri figli non possono essere curati”

Mauro e Maurizio da due mesi sono genitori di due gemelli, nati con la gestazione per altri negli Stati Uniti. Da due settimane sono a Milano, ma alla coppia è stato impedito di registrare i bambini all’anagrafe.
A cura di Giorgia Venturini
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Mauro e Maurizio sono una coppia da vent'anni e da poche settimane sono diventati genitori di due gemelli. Pochi giorni fa hanno avviato le pratiche per la registrazione all'anagrafe dei piccoli. Ora è tutto bloccato: il Ministero dell'Interno ha chiesto di interrompere il riconoscimento all'anagrafe dei figli di coppie gay. Tutto è stato ufficializzato da una circolare inviata alle Prefetture che hanno ora il compito di assicurarsi che questa limitazione venga osservata da tutti i Comuni.

Compreso, ovviamente, quello di Milano, che invece dal luglio del 2022 aveva disposto l'esatto contrario. Mauro a Fanpage.it racconta la storia della sua famiglia e spiega gli ostacoli che dovranno affrontare dal momento che i bimbi non sono iscritti all'anagrafe.

Quando avete deciso di diventare genitori?

Io e il mio compagno Maurizio stiamo insieme da vent'anni e da altrettanti anni abitiamo a Milano. Abbiamo voluto allargare la famiglia con l'arrivo di Luisa e Giorgio, nati meno di due anni fa a Kansas City, Missouri, negli Stati Uniti.

I bambini sono nati due mesi fa con la gestazione per altri che in America è regolata da tanti anni, mentre in Italia no. I bambini hanno subito avuto il certificato di nascita con il nome mio e quello di Maurizio.

Cosa è successo una volta in Italia?

Due settimane fa siamo tornati in Italia dopo aver trascorso un mese negli Stati Uniti. Durante il viaggio eravamo tesi: avevamo paura che una volta atterrati potevamo avere dei problemi alla dogana. Sono invece stati tutti carini, ci hanno fatto gli auguri.

Avete subito chiesto la registrazione dei piccoli in Comune?

Sì, subito. Il Comune ci ha spiegato che sarebbe stato tutto molto semplice, bastava portare il documento di nascita tradotto in italiano. Si sarebbe così proceduto con la trascrizione, come si è impegnato a fare soprattutto dallo scorso luglio il sindaco di Milano Giuseppe Sala. Già a dicembre avevamo iniziato a informarci.

Poi le cose sono cambiate…

In questi giorni l'assessora di Milano ci ha chiamato dicendo che purtroppo dopo le indicazioni del governo non avrebbero più potuto procedere. Siamo stati convocati in Comune tre giorni fa: si sono resi disponibili ad aiutarci come possono, ma purtroppo hanno le mani legate dalla Prefettura e dal Governo.

Quali difficoltà avrete per il fatto che i bimbi non sono registrati all'anagrafe?

Sono ostacoli che stiamo scoprendo mano a mano. I bambini ora non sono iscritti all'anagrafe. In situazioni normali a un bambino, subito dopo la registrazione, viene assegnato in automatico un codice fiscale e la tessera sanitaria. Senza la tessera sanitaria non possiamo, invece, prenotare le vaccinazioni che i bimbi devono fare a tre mesi.

Inoltre non possiamo trovare un pediatra e fare la pre-iscrizione all'asilo nido. Non possiamo neanche chiedere i congedi parentali. Per noi tutto è precluso, perché i bambini è come se non esistessero.

Tramite la sanità privata possiamo fare tutto. Ma per lo Stato però i nostri gemelli non hanno diritto all'assistenza sanitaria e all'istruzione.

Altri ostacoli? 

Ci sono alcuni software che non riconoscono genitori dello stesso sesso. Come quello dell'Inps: se tento di inserire una pratica registrando due papà si blocca. Bisogna fare appello a un addetto dell'Inps di buona volontà che ti aiuti a compilare tutta la documentazione cartacea perché il software lo impedisce.

Ora potete solo sperare che un giudice vi permetta la registrazione all'anagrafe? 

Sì, ma anche in questo caso sorgeranno dei problemi. Perché il giudice riconoscerà un solo papà per bimbo: io quindi sarò legalmente il papà di uno dei gemelli e Maurizio dell'altro. Questo vuol dire che per lo Stato i bambini non saranno parenti, non saranno considerati gemelli.

Vorrà dire anche che noi genitori non possiamo andare a prendere a scuola il bambino dell'altro, perché siamo considerati per la legge degli estranei. Ogni singolo gemello sarà quindi sulla carta figlio di un padre single.

E ancora: se succederà qualcosa a uno dei piccoli, uno solo dei due genitori potrà andarlo a trovare in ospedale. Ma la cosa più terribile è che se io o il mio compagno venissimo a mancare, uno dei bambini sarà ritenuto orfano. Dobbiamo fin da subito fare testamento, per evitare tutto questo.

La destra non ha mai nascosto le sue politiche sulle famiglie Lgbt, una volta al governo vi aspettavate che avrebbero attivato simili decisioni? 

Sì, ovviamente ce lo aspettavamo. Giorgia Meloni aveva proposto prima di salire al governo una legge per vietare alle coppie Lgbt italiane la gestazione tramite altri anche all'estero.

La cosa più triste è che sono misure che vanno a colpire i bambini, ovvero i soggetti più deboli. Il governo può dare tutte le motivazioni che vuole, ma il risultato è che a Milano ci sono bambini che hanno meno diritti di altri.

Dobbiamo solo sperare nella gentilezza delle persone. Sono sicuro che quando i bimbi andranno a scuola le maestre capiranno e ci permetteranno di venire a prendere entrambi i nostri figli, anche se per uno di questi non saremo genitore legalmente. Possiamo solo affidarci alla gentilezza degli estranei e non alla sicurezza dello Stato.

Tutta Milano però vi sostiene, tante persone sono pronte a scendere in piazza. 

Fortunatamente la società è più avanti della politica. Quando abbiamo detto ai vicini casa, ai colleghi, agli amici che saremmo diventati genitori temevamo la reazione delle persone. Invece non abbiamo trovato altro che un'enorme felicità da parte di tutti.

Se questa decisione del governo fosse stata presa solo qualche mese prima, ci avreste ripensato a diventare genitori?

Assolutamente no. Abbiamo considerato negli anni scorsi di andare all'estero per procedere con l'adozione, cosa che è vietata in Italia. Però il nostro lavoro è a Milano. Abbiamo deciso di restare in Italia, grazie anche alla due aziende per cui lavoriamo che ci sono sempre venute incontro concedendoci ferie e permessi soprattutto durante il nostro mese negli Stati Uniti.

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