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Perché nessuno vuole fare il medico di base a Milano

L’ultimo bando offriva 424 posti tra Milano, hinterland e Lodi, ma sono state inviate solo 48 candidature. Tra burocratizzazione, stipendi bassi e borse di studio carenti, nessuno vuole fare più il medico di base.
A cura di Enrico Spaccini
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Immagine di repertorio
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L'ultimo bando indetto dall'Ats di Milano prevedeva 424 posti come medico di famiglia in città, nell'hinterland e a Lodi. Tuttavia, nonostante fosse uno dei numeri più alti registrati negli ultimi anni, sono arrivate solo 48 candidature. Quindi poco più di una per ogni 10 posti offerti. "Il problema è che il nostro lavoro non vuole più farlo nessuno", ha commentato Ugo Tamborini, segretario della sezione provinciale milanese di Snami, il sindacato autonomo dei medici. I motivi sono da ricercare nell'eccessiva burocratizzazione del lavoro, degli stipendi non certo attrattivi e delle borse di studio troppo leggere.

L'ultimo bando di Ats

Il bando era stato indetto per coprire i cosiddetti "ambiti carenti". Quelle parti di territorio, quindi, dove c'è necessità di medici di famiglia. L'avviso era stato pubblicato in tutta la regione a fine marzo, con scadenza 11 aprile. La Lombardia ha messo a disposizione 1.232 posti, di cui 424 nel territorio di Ats Milano.

Oltre a questi, c'erano anche 15mila come medico di continuità assistenziale, ovvero quella che era conosciuta come guardia medica, e come pediatra. Per i primi non si è presentato nessuno, anche perché erano riservati solo ai medici già titolari di turno e sarà presto riaperto a specializzandi e giovani medici. Per i secondi, invece, le candidature sono state 88 a fronte di una ventina di posti messi a bando.

La burocratizzazione del lavoro

Tornando alla questione medici di base, uno dei motivi principali che scoraggiano le nuove leve della medicina è la burocrazia. "La parte clinica è sempre più mortificata", ha spiegato Tamborini a La Repubblica, "i giovani che si approcciano a questo mestiere, spesso, lasciano poco dopo".

Infatti, ogni volta che un nuovo farmaco entra sul mercato, il medico di base è costretto "in fase di prescrizione, a compilare schede su schede". E questo non è un problema locale, ma nazionale: "Servirebbe da parte del legislatore una ristrutturazione, sia economica sia operativa", conclude il segretario milanese di Snami.

La parte economica

Agli stipendi di certo non paragonabili ad altri rami del settore medico come quello chirurgico, si affianca il tema delle borse di studio: ancora troppo poche e poco consistenti. L'età media dei medici di base si aggira intorno ai 55 anni e, ai poco meno di 6mila operativi ad oggi il Lombardia, entro il 2027 è previsto il pensionamento di oltre 2mila professionisti. Nella sola Ats Milano, ne usciranno un centinaio nel 2023.

Se il massimale per un medico di famiglia è di 1.500 assistiti, in alcuni casi 1.800, un quartiere viene definito "carente" quando il rapporto tra numero di residente e di medici supera l'1 a 1.300.

L'ultimo bando era stato pubblicato soprattutto per coprire quartieri e zone, come Adriano, piazza Udine e via Feltre, Rogoredo e Ponte Lambro, che sono rimaste sguarnite di medici di base da tempo. Ats, nel frattempo, ha affermato che nessuno è privo di assistenza.

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