Il paese di Arcisate è in quarantena: “Uno su dieci in isolamento, serve un lockdown come a marzo”
Cambiano gli scenari e i protagonisti, ma la storia è sempre la stessa. Se prima erano Lodi, Bergamo, Brescia e Cremona le province più colpite dal Coronavirus in Lombardia, adesso tocca a Milano, Monza e Brianza, Como e Varese. E se i piccoli Comuni di Codogno e Casalpusterlengo sono balzati agli onori di cronaca per essere state le prime zone rosse d'Italia, adesso è la volta di altri paesini lombardi. Tra loro, su tutti, Arcisate, il comune in provincia di Varese che con i suoi diecimila abitanti registra ben un cittadino su dieci in quarantena.
Il sindaco Cavalluzzi: Il calcolo è molto prudenziale
"Il conto è logico: noi adesso abbiamo quasi duecento persone contagiate. Il nucleo familiare di ognuno di loro è composto da almeno altri tre o quattro soggetti che sono quindi considerati dei contatti stretti. Ciò significa che abbiamo almeno mille positivi e quindi il dieci per cento della popolazione in isolamento fiduciario", spiega a Fanpage.it il sindaco Gian Luca Cavalluzzi. La situazione è allarmante e lo si percepisce anche dalla voce del primo cittadino: angosciata, nervosa e tesa. Una preoccupazione probabilmente data dagli aggiornamenti costanti che riceve dai suoi cittadini. Fin da subito il sindaco ha voluto mettersi a disposizione della sua comunità lasciando sui canali social e-mail e numero di cellulare così da poter rispondere a tutti i dubbi e fornire aiuto in caso di necessità: "Sento tutte le famiglie ogni giorno. So quindi quante sono le persone contagiate. Anzi. Forse il calcolo è molto prudenziale".
Si valuta l'adozione di misure più restrittive
Tra le persone in quarantena molte sono bambini. Al momento Arcisate conta undici classe in isolamento tra scuola dell'infanzia e primaria con almeno 150 alunni in quarantena. Il consistente numero di studenti a casa, ha costretto uno dei plessi scolastici del comune a chiudere temporaneamente i battenti: "Sto valutando se adottare misure più restrittive. Un conto è farlo per lo stazionamento in strada, un altro è farlo per le scuole. Sul tema io sono molto cauto perché bisogna capire poi in caso di didattica a distanza come faranno i genitori, che lavorano e che non possono rimanere a casa, a seguire i bambini".
Necessario un lockdown come a marzo
Al problema scuola si aggiunge quello del lavoro. Arcisate è un paese di frontiera. La vicinanza con la Svizzera favorisce la presenza di frontalieri e quindi di persone che giornalmente varcano il confine per lavorare. A loro poi si aggiungono quelli che si spostano da comune a comune. Una situazione che rende quindi più complesso il contenimento dei contagi: "Così a mio parere ha poco senso: questo non è un lockdown se io posso andare a lavorare a Varese o oltre il confine. Io sono per il libera tutti o il chiudiamo tutto. Le misure adottate attualmente servono a poco o forse sono servite a mettere in difficoltà alcuni settori, come quello della ristorazione, considerato che molte attività sono aperte. Mi rendo conto che un lockdown generale a livello economico sarebbe stato complesso e deleterio, ma magari fare un paio di settimane come a marzo sarebbe servito per stabilizzare un po' la situazione a livello di contagi".