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Il “mercato parallelo” degli orologi di lusso: “Il più caro l’ho venduto a un milione di euro”

“Se uno vuole andare all’estero e ha parecchio contante, come fa? Non può. Un modo intelligente diventa allora comprare un orologio e metterselo al polso. Chi controlla? Nessuno, ovviamente. Poi, se ti servono di nuovo i contanti, lo rivendi senza problemi in loco”: a raccontarlo a Fanpage.it è uno dei più importanti reseller di orologi di lusso in Italia.
A cura di Carmine Gazzanni
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"For display only". O, ancora, "For Exhibition only". Basta andare in giro nelle principali strade dello shopping italiano – via Montenapoleone a Milano o via del Corso a Roma, tanto per citare quelle più emblematiche – per rendersi conto di un dettaglio che così “dettaglio” non è: nelle vetrine delle gioiellerie o dei rivenditori dei principali brand di orologi di lusso quasi ogni modello è accompagnato da un piccolo e curioso targhettino.

Al di là delle parole, la sostanza non cambia. I piccoli oggetti esposti, che a persone poche esperte potrebbero sembrare banali orologi, non sono disponibili. Insomma, nei negozi autorizzati, che pure li espongono in bella vista, è impossibile comprarli al momento.

Per averne la certezza, abbiamo deciso di provare in prima persona. Siamo così entrati in una gioielleria molto conosciuta di Milano – una delle più note della città – per verificare la disponibilità di uno dei noti modelli trionfalmente mostrato in vetrina. "Mi spiace – ci spiega la commessa – non è al momento acquistabile. Se volete, e se siete disposti ad avere pazienza, posso mettervi in lista d’attesa". Ma quanto tempo occorre aspettare? "Se va bene, per quel modello servono quattro anni". Una vita.

Ma è esattamente ciò che distingue il mercato delle marche più prestigiose di orologi di lusso – dai Rolex ai Patek Philippe – i cui modelli possono arrivare a costare anche 300mila euro. E, forse, è anche grazie al fatto che siano diventati oggetti “rari” che il valore difficilmente subisce delle variazioni. Ma, anzi, è più probabile che aumenti.

Ed è proprio per questo motivo che ormai da anni si è sviluppato un mercato parallelo, che si muove sul sottile filo che divide legalità e illegalità, e che viene alimentato proprio dagli orologi di lusso, ormai diventati un vero e proprio “bene rifugio” sempre più ricercato. Quello dei reseller. Tecnicamente, parliamo di chi compra e rivende oggetti di qualsiasi tipo. In questo caso beni ricercati, spesso prodotti in edizione limitata, e soprattutto difficilmente rintracciabili sul mercato. Esattamente come gli orologi più ambiti in commercio.

A parlarcene – e senza peli sulla lingua – è Ivan Szydlik, uno dei più noti reseller d’Italia. "L’orologio più caro che ho venduto? Intorno al milione di euro". Parte così, con cifre di questo tenore, il nostro viaggio nel “mercato parallelo” degli orologi di lusso. Un mercato in cui il valore di un bene così ricercato (e non solo per mero collezionismo) raddoppia, triplica, spesso quadruplica.

Ivan Szydlik
Ivan Szydlik

È proprio per questa ragione che sempre più persone si buttano nel mondo del reselling: "Ti faccio un esempio: un orologio che viaggia sui 50mila euro come prezzo di listino e oggi introvabile, io potrei rivenderlo anche a 150mila euro. Ci sono persone che sono assolutamente disposte a spendere queste cifre», prosegue Ivan. «Si tratta della vecchia legge della domanda e dell’offerta", riflette.

Insomma, l’orologio di lusso non si trova sul mercato legale e finisce col foraggiare quello parallelo, con la conseguenza, a causa di una domanda altissima, che il prezzo lieviti arrivando a cifre che superano di gran lunga il valore di listino. Ma ecco il sottile paradosso: tutto ciò avviene in modo formalmente legale essendo nella maggior parte dei casi scambio tra privati, e all’ombra delle case di produzione e dei grandi marchi che non riescono a immettere sul mercato più oggetti di lusso di quanto già non facciano perché – ed è questo il motivo, in alcuni casi, dei costi elevati – si richiede un’esperienza manifatturiera di altissimo livello.

La luga catena del Reselling

Per capire, però, cosa si nasconde dietro questo mondo bisogna chiarire sin da subito che la catena di questo mercato parallelo è molto più lunga di quel che si pensi. Ognuno finisce con essere reseller di qualcun altro. La domanda è immediata d’altronde: dove acquistare nel momento in cui il mercato è bloccato? "Da altri privati che rivendono a loro volta a prezzi maggiorati, e così via. Altri si rivolgono ad aste specializzate sperando in affari. Altri ancora, come me, hanno degli accordi ufficiosi con alcuni rivenditori". ci spiega un altro reseller attivo nel centro Italia e che preferisce restare anonimo.

Il racconto ci lascia senza parole: "Può capitare – ci racconta l’anonimo – che a qualche commerciante arrivino dieci orologi di lusso: sette li dà a chi è in lista, per gli altri tre invece mi contatta e io li acquisto, a patto che magari spenda altri 4-5mila euro in gioielli facendolo così guadagnare anche su altri prodotti". Tutto, ovviamente, all’insaputa dei grandi marchi. Così come altrettanto ovviamente sarebbe sbagliato fare di tutta l’erba un fascio: "Ci sono gioiellerie anche importanti che si muovono in assoluta trasparenza. Molte di queste non farebbero mai cose di questo genere", sottolinea ancora Ivan.

Il bene rifugio acquistato cash

Resta, però, ancora un tassello fondamentale per completare il quadro. Come vengono acquistati nella stragrande maggioranza dei casi gli orologi da privati? La risposta ce la dà direttamente Ivan. "Non ci giriamo attorno: questo è un mercato che vive sul denaro liquido, sul cash, sul nero". L’esempio che ci fa il noto reseller è lampante: "Se uno vuole andare all’estero e ha parecchio contante, come fa? Non può. Un modo intelligente diventa allora comprare un orologio e metterselo al polso. Chi controlla? Nessuno, ovviamente. Poi, se ti servono di nuovo i contanti, lo rivendi senza problemi in loco".

Una dinamica, ci confidano anche altri reseller, più comune di quel che si pensi. All’estero come in Italia. Perché a quanto pare se per qualcuno l’orologio è dimostrazione di uno status-symbol (i social sono pieni di calciatori e vip che sfoggiano oggetti anche da centinaia di migliaia di euro), per altri è diventato un cosiddetto “bene rifugio”: "Ha più senso investire in un orologio ormai che andare a depositare i soldi in banca. Nel primo caso infatti sai di aver acquistato un bene che non perde mai di valore. Semmai lo aumenta. Il rischio è zero".

Il confine tra lecito e illecito diventa così sottilissimo, come detto: "Per chi ha enorme disponibilità di liquidità, l’orologio di lusso si dimostra un affare irrinunciabile – confida ancora Ivan – A me è capitato di ricevere imprenditori intenzionati a pagare con contanti messi sottovuoto". È anche per questo che la discussione sul tetto al contante che per mesi ha riempito le pagine della cronaca politica non tocca i reseller: "Cinquemila o diecimila euro per noi non fanno la differenza – racconta ancora l’anonimo, smorzando un piccolo sorriso – Gli orologi che commerciamo non li compri con questi spiccioli".

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