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Cosa c’è dietro l’apertura a Miami della Langosteria: c’entrano Moncler e la pizzeria Concettina ai Tre Santi

Il ristorante milanese Langosteria ha annunciato l’apertura a Londra e a Miami. Dietro l’espansione c’è il fondo del primo azionista di Moncler, che detiene anche il 47,5 per cento della pizzeria napoletana Concettina ai Tre Santi.
A cura di Andrea Bonafede
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Da circa 15 anni a Milano è esplosa la moda dei ristoranti di pesce, soprattutto di un certo livello e con una fascia di prezzo non accessibile a tutti. Questa tendenza del "fine dining", portata avanti oggi da diverse insegne, è nata principalmente grazie a Langosteria, il cui successo è stato talmente dirompente da oltrepassare i confini nazionali. Langosteria è stata fondata nel 2007 in via Savona, a Milano, da Enrico Buonocore, che è partito da un'idea azzardata: offrire il meglio del pescato internazionale. È lui che ha fatto conoscere al grande pubblico milanese il king crab o le acciughe del Cantabrico, per citare alcuni esempi.

Negli anni, sempre nel capoluogo meneghino, Buonocore ha aperto altri tre ristoranti a insegna Langosteria: ha creato una vera e propria azienda che supportasse i suoi locali. E ha puntato in modo deciso sull’internazionalizzazione. Quest'ultimo passo, che ha portato il brand Langosteria a St. Moritz e Parigi, e nel prossimo futuro anche a Londra e a Miami, è stato compiuto insieme a un socio, che è salito a bordo nel 2018. Il partner in questione è Archive, una società di investimento della famiglia Ruffini. Il "capofamiglia", Remo Ruffini, è il demiurgo del "miracolo" Moncler, azienda che ha vissuto una crescita inarrestabile negli ultimi vent'anni (Remo Ruffini l’ha rilevata nel 2003, quando fatturava poco più di 50 milioni di euro, nel 2023 ha chiuso con ricavi per quasi tre miliardi di euro).

Con una quota del 15,8 per cento Ruffini è il primo azionista di Moncler attraverso la società DoubleR (detenuta al 100% da Remo Ruffini attraverso Ruffini Partecipazioni Holding). Da qualche anno a Remo Ruffini si sono infatti affiancati i due figli, Romeo e Pietro. Il primo, classe '92, è in Stone Island (brand del Gruppo Moncler da oltre 400 milioni di fatturato), dove ricopre il ruolo di chief business officer. Il secondo, classe ’89, è co-fondatore e ceo di Archive, società indipendente detenuta al 100% da Double R, che però non ha alcun interesse in Moncler.

Archive in questi ultimi anni ha investito in poche, ma mirate partecipazioni. Restando nel campo della moda, dal 2018 Archive detiene il 49% di The Attico, brand di moda femminile fondato nel 2016 da Gilda Ambrosio e Giorgia Tordini, che nel 2023 ha fatturato 30 milioni di euro. Ancora più di successo è l’avventura intrapresa nel settore della ristorazione, con il brand di fine dining Langosteria. Sempre nel 2018 Archive ha acquisito il 40% della società, contribuendo notevolmente all’espansione internazionale del gruppo: dai quattro ristoranti milanesi, Langosteria è arrivato a Parigi e St. Moritz, a fine 2024 aprirà a Londra e ha già chiuso un accordo per un locale a Miami, che verrà inaugurato nel 2026. Il brand l'anno scorso ha chiuso il bilancio con un fatturato di 56 milioni di euro, cifra che rende Langosteria la più grande società italiana di ristorazione (se si contano i ristoranti).

Il più recente investimento riguarda sempre il mondo del food. Nel 2023 Archive ha infatti rilevato il 47,5 per cento di Concettina ai Tre Santi, pizzeria napoletana guidata dalla terza e quarta generazione della famiglia Oliva, nota probabilmente al grande pubblico per la sua partecipazione al programma di Alessandro Borghese, 4 Ristoranti. Si cercherà di replicare lo stesso successo di Langosteria, creando un vero e proprio brand e portandolo in altre città, in Italia e all’estero?

Gli investimenti potrebbero non essere finiti qui. La mission di Archive è infatti quella di investire, attraverso partecipazioni di minoranza, in società operanti nei settori del ready-to-wear, food & beverage, beauty e hospitality. Alcuni di questi settori sono già presidiati, altri non ancora. Sia Remo, sia Pietro Ruffini hanno dichiarato in passato di voler supportare imprenditori fortemente innovativi e sviluppare business alternativi a quello di Moncler. Sul tavolo ci sono diversi dossier, per la famiglia Ruffini si tratta solo di trovare l’occasione giusta per creare un’altra crescita eccellente.

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