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Coronavirus, Speranza apre alle richieste dei sindaci lombardi: “Possibile zona arancione locale”

“È un’ipotesi che è prevista già dalle norme vigenti, può essere valutata”. Lo ha detto il ministro della Salute, Roberto Speranza, in risposta alla richiesta dei sindaci di Bergamo, Brescia, Cremona e Mantova che vorrebbero misure più lievi, “zona arancioni”, nelle aree meno colpite dal Coronavirus, rispetto al lockdown imposto su tutta la regione.
A cura di Simone Gorla
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Zone arancioni locali, per i comuni della Lombardia in cui i dati della pandemia di Coronavirus sono meno drammatici, a sostituire la zona rossa regionale. È la richiesta dei sindaci di Brescia, Bergamo, Mantova e Cremona, a cui il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha risposto con un'apertura.

Zona arancioni in Lombardia, l'apertura del ministro Speranza

un'ipotesi che è prevista già dalle norme vigenti. Chiaramente va analizzato il quadro epidemiologico cioè va fatto sulla base di dati concreti", ha spiegato il ministro parlando a ‘Stasera Italia Weekend', su Rete4. "È una ipotesi che può essere valutata e dovrà chiaramente essere supportata da dati di natura epidemiologica".

"Non sarà una decisione politica"

Per l'esponente dell'esecutivo, quella di allentare le misure restrittive in alcune aree è una possibilità, ma non sarà presa alcuna decisione se non sulla base di dati scientifici. "Anche in questo caso, lo ripeto, non è una scelta politica, non è un vezzo di una persona ma sono i dati che ci indicano come stanno i singoli territori e su questo noi procediamo", ha detto Speranza.

La lettera dei sindaci

I quattro cittadini di centrosinistra – Giorgio Gori a Bergamo, Emilio Del Bono a Brescia, Mattia Palazzi a Mantova e Gianluca Galimberti a Cremona – hanno scritto una lettera a Speranza e al governatore lombardo Fontana per chiedere di vedere i dati in base ai quali è stata decisa la chiusura anche delle loro province, le più colpite nella prima ondata del Covid, ma oggi in condizioni meno preoccupanti. Lo stesso Fontana aveva protestato per la decisione di chiudere tutta la regione, definita "uno schiaffo ai lombardi".

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