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Caryl Menghetti ha usato due coltelli per uccidere il marito Diego Rota nella villetta di Martinengo

Si fa sempre più chiara la dinamica dell’omicidio avvenuto lo scorso giovedì 1 febbraio a Martinengo, provincia di Bergamo. Qui, nella villetta con piscina di via Cascina Lombarda, la 46enne Caryl Menghetti ha ucciso a coltellate il marito Diego Rota.
A cura di Francesca Del Boca
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Caryl Menghetti e Diego Rota (foto da Facebook)
Caryl Menghetti e Diego Rota (foto da Facebook)

Si fa sempre più chiara la dinamica dell'omicidio avvenuto lo scorso giovedì 1 febbraio a Martinengo, provincia di Bergamo. Qui, nella villetta con piscina di via Cascina Lombarda, la 46enne Caryl Menghetti ha ucciso a coltellate il marito Diego Rota, falegname di 55 anni originario di Brusaporto: la coppia ha una figlia di 5 anni, al momento affidata ai familiari su disposizione della Procura dei Minori di Brescia.

L'omicidio del marito Diego Rota

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Secondo quanto emerso finora, poco prima di mezzanotte la 46enne originaria di Vercelli avrebbe afferrato un coltello da cucina e si sarebbe scagliata più volte contro il marito, ferendolo alle spalle con una decina di fendenti. L'arma si sarebbe poi spezzata durante l'assalto: la donna l'ha poi riposta insanguinata nel cassetto delle posate, e ha afferrato un altro coltello per finire il lavoro sporco che un’allucinazione le stava ordinando.

Il corpo di Diego Rota è stato trovato riverso a terra in camera da letto. Ma si pensa che l'aggressione possa essere iniziata in un'altra stanza, con l'uomo che si è poi fuggito in camera da letto in cerca di rifugio, inseguito dalla moglie armata di coltello. Subito dopo, udendo le grida, sarebbe arrivata anche la madre della donna, che abita con il marito nella taverna dell'abitazione. Immediata la chiamata ai Carabinieri che hanno subito arrestato Caryl Menghetti, in forte stato di shock.

Caryl Menghetti soffriva di problemi psichiatrici

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La donna soffriva da tempo di problemi psichiatrici. E soprattutto, ultimamente, era preda di una drammatica ossessione: la convinzione che il coniuge volesse fare del male alla loro piccola. Per questi deliri, il giorno prima del delitto, era stata visitata da uno psichiatra all'ospedale di Treviglio e dimessa con una cura farmacologica.

Ma non solo. Nella sua storia clinica figura un trattamento sanitario obbligatorio nel 2020, in cui manifesta le prime turbe omicide verso il marito. Ad accendere la crisi, probabilmente, il trauma del figlio perso l'anno prima dopo anni di fecondazioni in vitro, durante il parto gemellare che ha visto nascere l'unica bambina della coppia.

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