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“Anche nel rock o nel metal ci sono stati artisti arrestati, non è colpa del rap”: parla Miss Simpatia

“Dopo la notizia della morte di Jordan Jeffrey Baby, sono stata molto male. Ho pensato che sarebbe potuto essere uno dei miei ragazzi. Forse non lo avrei salvato, ma probabilmente se ci fosse stato un progetto simile nell’istituto penitenziario dove era detenuto, avremmo potuto dargli una mano o una spinta per non mollare”: a dirlo a Fanpage.it è l’artista Miss Simpatia che ha ideato il progetto TheRAPia che è alla sua terza edizione nel carcere Monteacuto ad Ancona.
A cura di Ilaria Quattrone
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Foto di Tommaso Giantomassi e Ludovico Morandi, che hanno realizzato il documentario "theRAPia"
Foto di Tommaso Giantomassi e Ludovico Morandi, che hanno realizzato il documentario "theRAPia"

La rapper Miss Simpatia, all'anagrafe Sandra Piacentini, ha ideato – in collaborazione con il coordinatore del progetto Kiwi e il producer e tecnico del suono Millet – l'iniziativa theRAPia. Si tratta di un corso di rap che, come riportato in una nota stampa, "ha l'obiettivo di offrire ai detenuti un'opportunità di espressione creativa e di reinserimento sociale". Il 22 gennaio 2024 è partita la seconda edizione nel carcere a Monteacuto ad Ancona. La speranza che possa presto diffondersi in tutta Italia.

"Il mio migliore amico è stato arrestato ed è stato trasferito in carcere: sta scontando una pena di cinque anni. Un giorno mi è arrivata una sua lettera: mi ha detto che aveva iniziato a scrivere alcune tracce su due basi musicali. Ho così pensato che avrei potuto ideare un corso di rap. La cosa buffa è che lui non ha mai potuto partecipare perché aveva iniziato a lavorare", ha precisato a Fanpage.it.

Il progetto prevede dodici lezioni, suddivise in aree: grammatica, metrica, conteggio sillabe. Sono inoltre previsti due incontri sulla tecnica del freestyle che sono tenute da docenti, campioni in materia. Sono comprese lezioni con beatbox o su metafore e dissing. Tra i docenti, c'è stato anche Jamil, artista molto noto nell'ambiente underground. Al termine del corso, i giovani possono registrare il proprio singolo: "Loro non scrivono e basta. Anzi. Sono consapevoli che, dopo le lezioni, possono incidere un loro brano", ha sottolineato ancora la rapper.

L'artista ha spiegato a Fanpage.it come questi progetti possano avere effetti positivi su chi vi partecipa: "Io insegno rap, ma loro mi insegnano molte più cose. Ho conosciuto molti ragazzi. Tra loro c'è Double F. Mi ha raccontato che prima di entrare nell'istituto penitenziario faceva rap. Quando è finito in carcere ha dovuto smettere perché non aveva la strumentazione adatta. Ha deciso di partecipare al mio corso e dopo alcune lezioni mi ha detto: "Tu mi hai salvato la vita, questo corso mi ha salvato la vita". In questo modo ho capito l'importanza di questo progetto".

Oltre a Double F, ha conosciuto un altro giovane con alcune fragilità: "Si chiama in arte BigMat e qualche mese prima che iniziasse il corso aveva tentato il suicidio. Dopo aver partecipato a questa iniziativa, mi ha detto che gli era stato d'aiuto. Aveva trovato la voglia di vivere. La vita è alienante all'interno del carcere, fai fatica".

Negli ultimi anni il rap e la trap sono state al centro di diverse polemiche nate sulla scia di alcuni casi di cronaca giudiziaria che hanno coinvolto diversi artisti, in particolare della scena musicale milanese. Esperti e non solo, si sono chiesti se questi due generi musicali alimentino azioni violente e pericolose: "Il rap è fatto dalle persone. Anche nel rock o nel metal ci sono stati artisti che sono stati arrestati e hanno fatto cose brutte. Non è colpa del genere musicale. Quando ho presentato il corso in carcere, ho pensato che potesse essere un'opportunità", ha ancora evidenziato Piacentini.

"All'inizio la direttrice mi ha chiesto: ‘Il rap non si insegna, perché vuoi farlo?' Le ho spiegato che in America lo si fa: si studia 2pac o The Notorius Big. Inizialmente era dubbiosa. Dopo il successo delle due edizioni, le ho volutamente chiesto come mai non fosse convinta. Lei mi ha ribadito la sua idea che il rap sia un genere che non si insegna e che arriva dalla strada. Ha poi capito che proprio per questo motivo, considerato che molti di questi ragazzi arrivano proprio dalla strada, potesse essere per loro una valvola di sfogo e anche un modo per raccontarsi".

"I testi che i ragazzi scrivono sono molto profondi. Sono persone che si mettono in discussione. Si tratta soprattutto di ragazzini di 19-20 anni. Ho avuto anche un papà di 45 anni che mi ha detto che lo ha aiutato molto. È un progetto che permette loro di far crescere la loro autostima e ritrovare la propria identità: scrivendo, infatti, puoi tirare fuori quello che sei".

La morte del trapper Jordan Jeffrey Baby, avvenuta nel carcere di Pavia, l'ha molto colpita: "Dopo la notizia della morte di Jordan Jeffrey Baby, sono stata molto male. Ho pensato che sarebbe potuto essere uno dei miei ragazzi. Forse non lo avrei salvato, ma probabilmente se ci fosse stato un progetto simile nell'istituto penitenziario dove era detenuto, avremmo potuto dargli una mano o una spinta per non mollare. Vorrei che questo format venisse applicato in tutti i carceri in cui c'è richiesta. Mi piacerebbe diffonderlo anche nelle sezioni femminili dove i corsi sono sempre meno".

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