UN PROGETTO DI
30 Luglio 2025
10:28

West Nile, il ruolo degli uccelli nella diffusione del virus: “Ci aiutano a capire quando e dove colpirà”

In Italia crescono i casi di West Nile. Gli uccelli, serbatoi naturali del virus, lo diffondono attraverso le punture di zanzare. Migratori e stanziali giocano ruoli chiave nella moltiplicazione e nella circolazione del virus. Studiare e monitorare gli uccelli può aiutarci a capire quando e dove colpirà il virus. Ne abbiamo parlato con Elisa Mancuso, ricercatrice dell'Istituto Superiore di Sanità.

130 condivisioni
Intervista a Elisa Mancuso
Ricercatrice presso l'Istituto Superiore di Sanità
Immagine
Il virus West Nile si trasmette attraverso le zanzare, ma è grazie agli uccelli che si moltiplica e si diffonde. Studiarli puoi aiutarci a capire quali sono le zone più a rischio

Nelle ultime settimane, i casi di West Nile in Italia continuano a crescere. Solo nella giornata di ieri, martedì 29 luglio, sono stati confermati nuovi decessi in Campania e Lazio, portando a sette il totale delle vittime dall'inizio dell’estate. La febbre del Nilo è una malattia virale trasmessa agli esseri umani dalla puntura di zanzare infette, ma a giocare un ruolo chiave – e spesso sottovalutato – nella diffusione del virus sono soprattutto gli uccelli.

Proprio questi animali sono al centro di un complesso sistema ecologico in cui il West Nile trova un terreno fertile per propagarsi, diffondersi e, occasionalmente, colpire anche l'essere umano. Per capire meglio il ruolo degli uccelli nella diffusione del West Nile virus, abbiamo parlato con Elisa Mancuso, ricercatrice dell'Istituto Superiore di Sanità, che studia i virus trasmessi da vettori.

Gli uccelli, serbatoi e trasportatori del virus West Nile

"Il West Nile è un flavivirus, come dengue, zika e febbre gialla, ed è estremamente diffuso a livello globale – spiega Mancuso – In Italia il principale vettore è la zanzara Culex pipiens, ovvero la zanzara comune, attiva soprattutto al crepuscolo e di notte, che punge sia gli uccelli che l'uomo. Gli uccelli sono gli ospiti serbatoio del virus: ciò significa che non solo il virus può sopravvivere nel loro organismo, ma è anche in grado di moltiplicarsi".

A differenza degli esseri umani e altri mammiferi come i cavalli, che sono ospiti cosiddetti "a fondo cieco" (il virus non si replica efficacemente), gli uccelli rappresentano quindi un vero e proprio amplificatore biologico. Pur non manifestando sintomi nella maggior parte dei casi, contribuiscono però in maniera importante alla circolazione e alla diffusione del virus, anche su grandi distanze.

Specie migratrici e stanziali, una rete invisibile che diffonde il virus

Immagine
Le specie migratrici possono trasportare il virus a un continente all’altro, mentre quelle stanziali hanno un ruolo nel mantenimento della circolazione locale

Il coinvolgimento degli uccelli nella diffusione cambia però a seconda della loro ecologia e del loro comportamento. "I migratori – continua Mancuso – contribuiscono alla diffusione su larga scala, perché attraversano interi continenti. Possono portare nuovi ceppi virali da una regione all'altra, influenzando l'evoluzione spaziale del virus". Una rondine di ritorno in Europa dall'Africa, per esempio, può indirettamente trasportare il virus favorendone la diffusione.

"Al contrario – sottolinea la ricercatrice -, gli uccelli stanziali e sinantropici (quelli che vivono a stretto contatto con noi, come merli, cornacchie o passeri) hanno un ruolo nel mantenimento della circolazione locale, che è quella più rilevante per i rischi sanitari". Il monitoraggio delle specie stanziali, infatti, permette di individuare precocemente la circolazione del virus in una determinata area. Non a caso sono proprio gli uccelli locali a essere usati come vere e proprie "sentinelle" per prevedere eventuali focolai.

Studiare gli uccelli per monitorare e prevenire i focolai

Lo studio e il monitoraggio degli uccelli, quindi, può avere importanti ricadute anche sulla salute umana. "Gli uccelli migratori – spiega ancora Mancuso – vengono studiati lungo le rotte migratorie, con campionamenti di sangue, penne o tamponi. Per gli uccelli stanziali, invece, si procede con analisi su esemplari rinvenuti morti o feriti, spesso all'interno dei centri di recupero per la fauna selvatica, e i campioni vengono poi analizzati dagli Istituti Zooprofilattici".

Questo lavoro è quindi fondamentale per tracciare, per esempio, le possibili rotte virali in anticipo. Comprendere da dove arrivano i ceppi, quali specie li trasportano e in quali aree possono diffondersi attraverso i migratori può essere uno dei principali strumenti per pianificare strategie di contenimento e prevenzione o per capire l'evoluzione spazio-temporale di nuovi virus o nuovi ceppi virali attraverso gli uccelli selvatici.

Gli uccelli non infettano direttamente gli esseri umani

Immagine
Gli uccelli non infettano direttamente gli esseri umani. Il virus viene trasmesso dalle punture delle zanzare che hanno già punto animali o altre persone già infette

Un aspetto importante da chiarire per evitare allarmismi è che gli uccelli non possono trasmettere direttamente il virus all'essere umano. Il passaggio avviene quasi sempre attraverso la zanzara, che si infetta pungendo prima un uccello portatore e poi trasmette il virus pungendo successivamente un essere umano. Lo stesso vale per il possibile contagio con una persona già infetta. Di mezzo deve esserci una zanzara che "raccoglie" il virus per poi depositarlo pungendo un altro individuo.

"Il contatto diretto con fluidi corporei di un uccello infetto può rappresentare un rischio solo in condizioni molto particolari – spiega però la ricercatrice – per esempio, se un uccello infetto morto o ferito viene maneggiato senza precauzioni e i suoi fluidi entrano in contatto direttamente con mucose o ferite aperte". Si tratta di una possibilità che esiste, ma che è molto remota. Il principale vettore del virus per gli esseri umani rimangono le zanzare.

West Nile in Italia, una circolazione più intensa, ma non allarmante

Il 2025 si sta rivelando un anno particolarmente attivo per la circolazione del virus in Italia, ma non si tratta di un fenomeno del tutto nuovo o preoccupante. "Ci sono già state annate simili anche nel 2018 e nel 2022 – dice Mancuso – con positività diffuse in diverse aree del territorio nazionale. La novità è che oggi si registrano focolai anche in regioni precedentemente meno colpite, segno che il virus si sta adattando e diffondendo in nuove aree".

Nonostante ciò, non bisogna lasciarsi andare all'allarmismo. Nella maggior parte dei casi, l'infezione è asintomatica o si manifesta con sintomi lievi, simili a quelli influenzali. Solo in una piccola percentuale dei casi – soprattutto in persone anziane o immunodepresse – può evolvere in forme più gravi, anche a carico del sistema nervoso centrale, come ha spiegato recentemente a Fanpage.it anche il virologo Fabrizio Pregliasco.

Non esiste ancora un vaccino

Immagine
Gli uccelli possono le nostre sentinelle per prevedere quando e dove colpirà il virus

Attualmente, in assenza di un vaccino, la prevenzione resta una delle misure principali e passa soprattutto attraverso il controllo del vettore del virus, ovvero la zanzara. "Limitare la riproduzione delle zanzare è fondamentale – conclude Mancuso – È importante evitare i ristagni d'acqua in giardini, balconi e tombini, utilizzare repellenti, installare zanzariere e proteggersi durante le ore notturne, quando Culex pipiens è più attiva".

Il West Nile è un virus che si muove silenziosamente e su larga scala anche attraverso le ali degli uccelli. Ma conoscere l'intricata rete ecologica che lo sostiene, e adottare comportamenti responsabili, può fare la differenza nel ridurre i rischi. Gli uccelli, protagonisti involontari, ma decisivi, possono essere le nostre sentinelle per prevedere quando e dove colpirà il virus. Anche a questo serve studiare gli uccelli, il loro comportamento e come questi animali si adattano in un mondo sempre più caldo e in costante evoluzione.

Sfondo autopromo
Segui Kodami sui canali social
api url views