;Resize,width=638;)
Il Dipartimento per la Conservazione della Nuova Zelanda ha condiviso un video che mostra due tra gli animali più rari e particolari del paese. Sulla piccola isola di Tiri Tiri Matangi, al largo di Auckland, un tuatara – un rettile antichissimo, superstite dell'era dei dinosauri – e un takahē – un grosso uccello incapace di volare e creduto estinto fino al secolo scorso – si sono "scontrati" regalandoci un incontro più unico che raro. La scena è stata ripresa dal ranger Nick Fisentzidis, che ha assistito con stupore a un botta e risposta rarissimo tra i due animali.
"Il takahē ha afferrato la coda del tuatara e l'ha rincorso per un po", ha raccontato. Ma il rettile non si è dato per vinto: si è voltato e ha affrontato l'aggressore, riuscendo a ribaltare la situazione. "Il tuatara ha morso il takahē più volte e l'uccello ha preferito battere in ritirata". Due icone della fauna neozelandese in un duello d'altri tempi, in una foresta dove la natura, anche grazie a noi, ancora resiste. Entrambe le specie sono infatti minacciate e sopravvivono sull'isola solo grazie a progetti di conservazione di successo.
Il tuatara, un rettile che camminava tra i dinosauri

Il tuatara (Sphenodon punctatus) non è un rettile come gli altri. Anche se sembra una lucertola come tante, è in realtà l'unico superstite dei rincocefali, un antico gruppo che dominava la Terra oltre 225 milioni di anni fa. Sopravvive solo in Nuova Zelanda e conserva alcune caratteristiche antiche e assenti in tutti gli altri rettili conosciuti. Vive lentamente, cresce lentamente, e invecchia ancora più lentamente: può superare i 100 anni di vita, riprodursi ancora a quell'età e raggiungere anche i 200 anni. Non è un dinosauro, ma ci è andato molto vicino.
Oggi, questo "fossile vivente" sopravvive solo su alcune isole della Nuova Zelanda, tutte liberate dai predatori invasivi introdotti da noi esseri umani come gatti, ratti ed ermellini. Il tuatara è considerato comunque a rischio e la sua sopravvivenza è possibile solo grazie a progetti di conservazione mirati. Questo antico rettile è in grado di vedere la luce ultravioletta, possiede un "terzo occhio" che gli serve per regolare la temperatura corporea e una lentezza che è quasi una filosofia di vita. Ma sa anche difendersi, come ha dimostrato con il takahē.
Il takahē, l'uccello che è tornato dall'estinzione

Anche il takahē (Porphyrio hochstetteri) è una sorta di sopravvissuto, anzi un "resuscitato". È un rallide gigante e incapace di volare, dal piumaggio blu-verdastro, il becco possente rosso brillante e l'andatura goffa. Dopo l'arrivo dei coloni europei in Nuova Zelanda, fu decimato da gatti, furetti e altri predatori invasivi. Nel 1898 fu addirittura dichiarato estinto, ma nel 1948 un piccolo gruppo venne miracolosamente ritrovato vivo e vegeto in una remota valle montana. Da allora è iniziata la sua seconda vita.
Oggi la popolazione conta circa 500 individui, che sempre grazie ai progetti di conservazione e tutela portati avanti da governo e organizzazioni locali, sta continuando a crescere di anno in anno. I takahē vivono però solo all'interno di riserve strettamente protette e libere dai predatori invasivi, proprio come Tiri Tiri Matangi, dove condividono spazi e habitat con i tuatara. Nonostante l'andatura goffa e l'apparente calma, anche questi uccelli sanno però essere molto territoriali, come dimostra la "rissa" filmata dal ranger Fisentzidis.
Uno "scontro" dal passato che guarda al futuro

Il fatto che un tuatara e un takahē si siano "scontrati" non è infatti solo una curiosità etologica, ma anche un grande traguardo per la biodiversità mondiale. Fino a pochi anni fa, questo incontro sarebbe stato praticamente impossibile, ma grazie a decenni di sforzi per ripristinare gli habitat e tutelare le due specie, oggi è possibile. Le isole come Tiri Tiri Matangi sono infatti dei veri e propri santuari, dove è possibile conservare e ricostruire molto di ciò che abbiamo perduto a causa del colonialismo.
Come ha detto lo stesso Fisentzidis, "questa scena è una piccola finestra su come poteva essere il passato, ma anche su quello che può essere il futuro se decidiamo davvero di impegnarci per proteggere e ripristinare la nostra fauna selvatica". Un rettile "preistorico" e un uccello tornato indietro dall'estinzione, ci dimostrano che la conservazione funziona e che possiamo ancora rimediare agli errori commessi in passato per proteggere e ripristinare la natura e la biodiversità che ancora resiste.