
Quanto sei credibile? E quanto ti interessa, davvero, esserlo? Ecco, un cane ti mette di fronte a questa domanda, qualora tu davvero sia interessato a portela. Nelle relazioni umane utilizziamo costantemente una "facciata", chiamiamola "maschera" anche così come il teatro ci ha insegnato, che pone una distanza tra noi e gli altri esseri umani e, a seconda di chi la indossa, più o meno corrispondente rispetto a ciò che siamo davvero.
La vita con un cane non consente alcuna falsità, invece. Il presupposto fondamentale, però, per affrontare questo discorso è la consapevolezza che si ha di sé, ancora prima della necessità di riconoscere l'altro come un essere pensante e portatore di emozioni. Si potrebbe dire che ciò vale anche nelle relazioni intraspecifiche ma mentre tra esseri umani vi è il dato di fatto che ognuno mette in campo degli elementi di finzione (per vari motivi e non necessariamente in senso negativo) nei confronti dell'altro, con un cane tutto quello che si fa mentendo non ha alcun valore: Fido sa chi siamo perfettamente.
Non c'è nulla di "magico" in questo: un cane attraverso il suo complesso e unico senso dell'olfatto traduce i nostri odori e attraverso essi comprende le nostre emozioni. Si tratta di chimica e le emozioni, semplicemente, non mentono in assenza della parte razionale che ci induce ad assumere comportamenti che mascherano ciò che proviamo.
Di fronte a un cane, dunque, ogni persona è nuda: può simulare gioia quando è triste, può fingere di non aver paura quando è terrorizzata o, ancora, può provare a interagire con assertività quando non è capace di farlo ma Fido saprà esattamente qual è lo stato emotivo che sottende il comportamento umano.
Oltre all'olfatto, poi, c'è un elemento importantissimo che riguarda la relazione tra cane e essere umano che risale alla notte dei tempi e che ha portato gli studiosi a parlare di vera e propria co evoluzione: studi recenti attribuiscono l'inizio di questo rapporto interspecifico unico al mondo a un periodo che risale a 30-40 mila anni fa. A differenza dell'uomo, però, il cane deve aver imparato decisamente meglio di quanto noi sappiamo fare con lui come leggerci, e ciò è dimostrato da una vasta letteratura scientifica che ha dimostrato le capacità cognitive di Fido relativamente proprio al conoscere le nostre intenzioni, ad anticiparle addirittura, e a essere capace pure di comprendere il nostro linguaggio quando è in atto una conversazione e non ci stiamo rivolgendo direttamente a lui.
Queste citate sono solo alcune delle capacità cognitive del "migliore amico dell'uomo" che riguardano la sua predisposizione al volerci stare al fianco e conoscere tutto di noi e che possono aiutarci a comprendere quanto davvero ci dovremmo mettere in gioco senza filtri se intendiamo restituirgli la fiducia che ci offre e, da un punto di vista del tutto personale, accrescere anche noi come individui in generale.
Parlare di adozione responsabile, così, ha ancora più senso se andiamo sul risvolto psicologico che la relazione con un compagno canino ha su noi umani e sul fatto che non affrontare con la dovuta consapevolezza l'inizio di un rapporto che ci obbliga a essere onesti con noi stessi in primis comporta necessariamente un futuro fallimento che non riguarda solo il cane che vivrà una vita non degna di questo nome ma anche proprio il nostro percorso di vita come persone… degne di questo nome.
Diffidate, dunque, di chi ha un cane al suo fianco e lo tratta senza considerare questi aspetti perché potrete essere certi che quella persona non ha alcuna considerazione nemmeno di voi, semplicemente perché non governa le sue stesse emozioni: le respinge o le nasconde ma di certo non le vuole "sentire" fino in fondo nemmeno quando un cane gliele rimanda ogni giorno chiaramente.
Forse da questo deriva quel modo di dire tipico di chi dice di amare gli animali, ovvero "sono meglio loro di noi". Ma è una frase che ho sempre trovato, ancora una volta, delegittimante della dignità specifica del cane in quanto tale, ovvero essere senziente diverso dall'essere umano, e pure denigrante della specie di cui facciamo parte. Non è attribuendo poca capacità di "amore" da parte di un'altra persona che diamo valore allora all'animale ma è proprio invertendo l'ordine dei pensieri e concentrandoci su chi siamo, cosa proviamo e quanto un cane riesce a metterci in scacco che possiamo trovare una chiave per aprire il guardaroba da cui preleviamo gli abiti di cui ci vestiamo ogni qualvolta indossiamo una maschera.
Deporre le armi della difesa ad oltranza, dell'essere certi che le altre persone vogliano sempre "fregarci" e intavolare discussioni, anche, produttive di un onesto confronto è quello che i cani mi hanno insegnato. Allo stesso tempo, però, mi hanno anche mostrato che non è necessario affatto avere a che fare con tutti o ridurre il confine della propria intimità per far entrare chiunque nella propria "bolla prossemica". Guardare il loro comportamento, come si relazionano a seconda delle interazioni che davvero vogliono avere e come scelgono a chi dare confidenza o meno è ogni volta, infatti, uno spettacolo della vita messo in atto seguendo le proprie inclinazioni. Un vivere, semplicemente, che mi ha portato a comprendere che mai saremo come loro, perché quella maschera alla fine ci è stata messa anche dagli altri sin dalla nascita ma che del loro "camminare nel mondo" possiamo fare nostro almeno il desiderio di confliggere con gli altri davvero solo quando è strettamente necessario o, anche, di evitare proprio scontri del tutto improduttivi.
Abbiate pazienza, dunque, se il vostro cane vi fa "i dispetti": non è quello che intende, in realtà. Non si tratta infatti della messa in atto di categorie del pensiero così umane come la vendetta o anche solo il provare rancore: sono tutte manifestazioni in risposta a ciò che noi siamo stati nei loro confronti. Silenzi, omissioni, eccessi di assertività, senso di solitudine, poca chiarezza nelle comunicazioni e così via: tutto ciò che abbiamo "sbagliato" viene rimandato al mittente: i "disastri" che puntualmente attribuiamo a Fido sono stati emotivi che, nella maggior parte dei casi, abbiamo provocato noi. Abbiate pazienza, sì, anche con voi stessi però: perché solo "perdonandovi" potrete migliorare la relazione con il vostro cane e smettere di fingere quello che non siete.