UN PROGETTO DI
9 Maggio 2025
13:00

Quanti orsi e lupi ci sono in Trentino: cosa dice il Rapporto Grandi Carnivori

Nel 2024, il Trentino ha registrato 27 branchi di lupi e una popolazione stabile di circa 98 orsi. Il Rapporto Grandi Carnivori evidenzia le predazioni di lupi legate alle mangiatoie per ungulati e un aumento della consanguineità tra gli orsi.

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La Provincia Autonoma di Trento ha diffuso l'ultimo Rapporto Grandi Carnivori con i dati del 2024 relativo alla presenza di orsi, lupi, linci e sciacalli dorati sul territorio. Un documento atteso per capire quanti orsi e lupi ci sono in Trentino, e anche per tracciare un bilancio della gestione provinciale dei grandi carnivori, diventati un tema di rilevanza nazionale a seguito della morte di Andrea Papi nel 2023, e del recente declassamento del lupo avvenuto in sede europea.

Lupi, 27 branchi registrati in Trentino: "Popolazione stabile"

Secondo i dati forniti dal Report, si stima nel 2024 la presenza minima di 27 branchi di lupi. Per il terzo anno di fila si registra una sostanziale stabilità della popolazione di lupo nella Provincia dal 2021, dopo la rapida e forte crescita iniziata nel 2016.

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Branchi rilevati in Provincia di Trento nel 2024 (Fonte: Rapporto Grandi Carnivori)

Il trend del numero di branchi rilevati in provincia di Trento dal 2013, anno di formazione del primo branco in provincia. I dati non si riferiscono però alla quota di lupi che non fanno parte di branchi, vale a dire i giovani individui solitari, che si recano in dispersione alla ricerca di nuovi territori e partner.

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Numero di branchi 2013–2024 (Fonte: Rapporto Grandi Carnivori)

Per quanto riguarda la mortalità, nel 2024 è stata registrata la morte di 13 lupi, di cui 7 maschi, 5 femmine e uno di sesso non determinato. Le morti sono da ricondurre in 8 casi a investimenti stradali, in un caso ad eutanasia per una lupa paralizzata ai quarti posteriori, verosimilmente a seguito di investimento stradale, in tre casi si è trattato di cause naturali, mentre in un caso le cause restano sconosciute.

Il lupo era scomparso dal Trentino verso la metà del XIX secolo, e il monitoraggio ha avuto inizio con il suo ritorno naturale sul territorio provinciale nel 2010, anche se risale al 2008 il ritrovamento dei resti di un primo esemplare, morto.

"Il ritorno del lupo in Trentino è, come noto, parte di un fenomeno di scala assai maggiore rispetto a quello che interessa il territorio provinciale. Da almeno quattro decenni il lupo è in crescita in tutto il continente europeo: tutte le popolazioni di lupo presenti nell’Europa continentale sono di fatto oggi collegate tra di loro, costituendo un’unica meta-popolazione europea di circa 23.000 esemplari, senza considerare Russia e Bielorussia", si legge nel Rapporto citando  il Large Carnivore Initiative for Europe 2024.

Predazioni: lupi attirati dalle mangiatoie dei cacciatori

Il monitoraggio ha seguito anche le dinamiche di predazione del lupo sugli animali selvatici, rilevando un nesso con la presenza di mangiatoie da foraggiamento degli erbivori usate a scopo venatorio.

Le predazioni su selvatico registrate nel 2024 dal Rapporto sono state 423, e in generale sono legate alla diversa disponibilità delle specie predata, con una predilezione per il cervo dove questo ha densità maggiori, ad esempio in Trentino nord-occidentale e nord-orientale, per il camoscio nelle prealpi a sud-est della provincia, per il muflone in val di Fassa e per il capriolo in modo più ubiquitario sull’intero territorio.

In seguito al susseguirsi di predazioni nelle vicinanze di alcune mangiatoie in Val di Fassa durante l’inverno 2020/2021, MUSE e l'Associazione Cacciatori Trentini hanno realizzato uno studio delle dinamiche di frequentazione da parte di ungulati e lupo in quest’area, caratterizzata da alta densità di siti di foraggiamento artificiale. Il progetto si è svolto tra il 2022 e il 2023, con la collaborazione dei Servizi Faunistico e Foreste della Provincia, dei Comuni coinvolti, e una condivisione del disegno sperimentale con la Fondazione Edmund Mach. L'intensità di utilizzo dei siti di foraggiamento da parte dei lupi è infatti risultata maggiore in prossimità dei siti di foraggiamento, indicando il potenziale effetto attrattivo della presenza prevedibile di ungulati intorno a tali siti.

In particolare, il progetto si è svolto nell’ambito della collaborazione tra MUSE e Associazione Cacciatori Trentini instauratasi nel Programma di Stewardship del progetto LIFE WolfAlps EU, che opera per la co-progettazione e la realizzazione insieme ai portatori di interesse di azioni concrete per migliorare la coesistenza tra attività umane e lupo.

Le mangiatoie, sebbene provviste di fieno e quindi di cibo specifico per gli erbivori, sarebbero state utilizzate anche da un gran numero di altre specie e avrebbero innescato dinamiche di competizione tra gli ungulati, in particolare tra capriolo e cervo. Inoltre, è stato ipotizzato che i siti avrebbero attirato gli ungulati influenzandone l’uso dello spazio, creando un effetto a catena che avrebbe attirato i lupi a causa dell'alta concentrazione di prede.

Orso: popolazione stabile ma aumenta la consanguineità

Per quanto riguarda gli orsi, l'ultima stima disponibile resta quella del 2023: 98 esemplari, con una forchetta che va da 86 a 120 individui, esclusi i piccoli dell'anno. È stata rilevata invece la presenza di almeno 12 nuove cucciolate, per un totale di almeno 26 piccoli.

Gli esperti hanno anche documentato un caso di infanticidio: quello dell’orsa F2, che a seguito dalla stagione degli amori è stata osservata sempre da sola e non più accompagnata dai 3 piccoli insieme ai quali era stata più volte osservata nel corso della primavera. Lo stesso fenomeno potrebbe aver riguardato anche un'altra femmina col suo piccoli di cui sono stati ritrovati i corpi con segni dello scontro con un maschio adulto. Gli orsi maschi dominanti sono soliti praticare l'infanticidio: uccidono, e in qualche caso si nutrono, dei cuccioli per potersi accoppiare con le femmine.

Uno dei punti più interessanti del Rapporto della Provincia sugli orsi riguarda le analisi genetiche condotte dell’Unità di Ricerca di Genetica di Conservazione della Fondazione Edmund Mach. Secondo gli esperti, i principali indici di variabilità genetica si sono mantenuti stabili, rallentando il trend precedentemente osservato nel periodo che va dal 2002 al 2019.

È stato però notato un ulteriore aumento dell’indice di inbreeding, vale a dire di consanguineità, che, pur mantenendosi su valori ad oggi non preoccupanti, continua a seguire il trend osservato nella precedente analisi.

L'accoppiamento si lega a un altro fenomeno, quello della dispersione, cioè lo spostamento al di fuori del Trentino occidentale senza che essi raggiungano il territorio stabilmente frequentato da esemplari appartenenti alla popolazione dinarico-balcanica. Secondo il Rapporto, nel periodo 2005-2024 è stata documentata la dispersione di 64 orsi tutti maschi. 22 di questi (35%) sono morti o scomparsi prima di rientrare, altri 26, pari al 40% del totale, sono rientrati, mentre 16, il 25%, sono ancora in dispersione. Nessuna dispersione di femmine nate in Trentino è stata finora documentata.

A fare la differenza nelle dinamiche territoriali della popolazione però sono proprio le femmine. Queste sono infatti filopatriche, cioè tendono a gravitare per tutta la vita nel territorio della madre, al contrario dei maschi che hanno un areale molto più ampio e variabile, e si muovo molto alla ricerca delle femmine. La partita per alleggerire la pressione di questi grandi carnivori sul territorio si gioca quindi sulla capacità delle femmine di occupare nuovi territori. Proprio questa dinamica, per sua natura molto dilatata nel tempo e imprevedibile, è al centro di molte critiche mosse al progetto Life Ursus.

Nel 1999 sulle Alpi trentine era rimasto uno sparuto gruppo di tre orsi maschi, inevitabilmente destinati ad estinguersi. Benché l'orso bruno europeo non fosse una specie a rischio di estinzione, le istituzioni locali unirono le forze per salvare questa popolazione, e così il Parco Adamello Brenta con la Provincia Autonoma di Trento, usufruendo di un finanziamento dell’Unione Europea avviarono il Progetto Life Ursus, finalizzato alla ricostituzione di un nucleo vitale di orsi nelle Alpi Centrali tramite il rilascio di 10 individui provenienti dalla Slovenia. Nel 2004 la gestione del progetto è passata in capo alla Provincia, segnandone la fine, e l'inizio di un nuovo corso segnato dal conflitto tra la comunità trentina e gli animali.

Secondo il Rapporto, per quel che riguarda cassonetti dell’umido e composter domestici sono state registrate rispettivamente 23 e 14 incursioni, con un calo significativo delle stesse rispetto al 2023 quando erano state 77. Come si legge, la Provincia ipotizza che "A ciò hanno contribuito sia la rimozione degli orsi che cercavano e utilizzavano in modo seriale tali fonti di cibo (come l’esemplare M90), sia la continuazione dell’attuazione del Piano provinciale per la messa in sicurezza dei sistemi di raccolta dei rifiuti urbani dalle incursioni dei grandi carnivori".

Il danno da orso più rilevante in termini economici è avvenuto ai danni di un allevamento di trote che è stato indennizzato con un importo di 31.500euro. L'orso si è immerso in una vasca contenente più di 200 mila avannotti, che in gran parte sono stati scaraventati all’esterno e sono morti o sono finiti nel torrente a valle e resi irrecuperabili.

9 orsi morti: x cause ancora ignote

Nel 2024 è stata registrata la morte di 9 orsi, 3 dei quali piccoli dell’anno. Quelli morti per causa dell'uomo sono stati 4, tre per abbattimento, e 1 per investimento stradale.

Cause legate all'uomo:

  • Il maschio M90: 6 febbraio 2024 in bassa val di Sole, M90, giovane maschio rimosso mediante abbattimento in applicazione di un decreto del Presidente della Provincia volto a tutelare la sicurezza pubblica;
  • La femmina KJ1: 30 luglio 2024 nei boschi sopra Arco, KJ1, femmina adulta rimossa mediante abbattimento in applicazione di un decreto del Presidente della Provincia volto a tutelare la sicurezza pubblica;
  • Il maschio M91: 1 dicembre 2024 nel territorio del comune di Sporminore, M91, giovane maschio rimosso mediante abbattimento in applicazione di un decreto del Presidente della Provincia volto a tutelare la sicurezza pubblica.
  • Il cucciolo M113: 30 luglio 2024 tra Andalo e Molveno, M113 piccolo dell’anno maschio, morto a seguito dell’investimento di un’automobile.

Dinamiche naturali:

  • Cucciolo albino: 15 maggio 2024 nei boschi di Garniga Terme, F90, piccolo dell’anno femmina, albino, morto probabilmente per inedia. Il piccolo era stato trovato in difficoltà dai Forestali che avevano scelto di non aiutarlo e lasciare che la natura facesse il suo corso, secondo il veterinario Alessandro De Guelmi si tratta di una procedura "in spregio al protocollo corretto".
  • Femmina F12 e il cucciolo F99: 20 luglio 2024 nei boschi presso Covelo (Vallelaghi), F12 , femmina adulta e un suo piccolo dell’anno F99, uccisi da un orso maschio;

Cause sconosciute:

  • Maschio M44: 30 settembre 2024 nei pressi di Cis, M44, maschio adulto rinvenuto morto per cause sconosciute;
  • Orso indeterminato: 24 gennaio 2024 nei pressi di Stenico, scheletro di un orso indeterminato per il quale non è stato possibile stabilire le cause di morte. Le cattive condizioni del materiale genetico non hanno permesso di identificare l’esemplare;

Orsi e lupi: i danni indennizzati

Nel 2024 sono stati registrati 456 danni da grandi carnivori: 297 da orso e 159 da lupo. Sono state presentate 341 richieste di indennizzo (234 da aziende, 69%, e 107 da privati, 31%), 305 delle quali accolte e 36 respinte. Le richieste di indennizzo sono inferiori al numero dei danni registrati in quanto in alcuni casi non viene richiesto l’indennizzo. Sono stati indennizzati in totale 237.950 euro, per i 305 danni di cui sopra, dei quali 145.027 euro per danni da orso (187) e 92.923,20 € per danni da lupo (118). Nessun danno invece da lince e sciacallo dorato.

I capi di bestiame domestico (ovicaprini, equini, bovini e cani) predati sono stati in totale 508, dei quali 41 da orso e 467 da lupo. Vi sono poi ulteriori 231 esemplari di "animali di bassa corte", galline, conigli, oche, anatre e quaglie, predati quasi esclusivamente dall’orso (229, contro 2 da parte del lupo). In totale i capi di bestiame danneggiati nel 2024 sono stati dunque 739 (predati, dispersi o feriti), il 31% dei quali costituito da animali di bassa corte.

Per quel che concerne la distribuzione geografica dei danni, quelli da lupo si sono verificati per l'82% nella parte orientale della Provincia e per il 18% nella parte occidentale. Quelli da orso, per il 96% nella parte occidentale della Provincia e per il 4% nella parte orientale. Questi ultimi sono stati causati dal giovane maschio in dispersione M75.

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