
C'è questa idea del "cane moderno" che si traduce spesso nel credere che debba essere con noi ovunque andiamo. Lo si è chiaramente notato già dall'entusiasmo con cui è stata accolta la notizia che l'Enac ha approvato un regolamento per poter far salire a bordo degli aerei i nostri compagni a quattro zampe, senza però che poi questa cosa sia stata ancora messa in pratica dalle compagnie aree se non per un viaggio sperimentale a favore di telecamere a cui non è seguito altro che un grande silenzio da parte delle compagnie aeree tranne che da parte di Ryan Air che ha reso noto che non metterà mai in pratica questa possibilità che si tradurrebbe in un cambiamento epocale.
Ma epocale per chi? E in positivo o in negativo per i cani stessi? Ecco, al di là dei proclami bisogna infatti porre l'attenzione, come avevamo già messo in luce, al benessere del "migliore amico dell'uomo" in primis più che alle nostre necessità, se davvero tale si vuole considerare il cane che ci è affianco. E lo stesso vale anche per il volerlo portare in generale ovunque andiamo, che sia un centro commerciale o, come in questo periodo, i luoghi che frequentiamo per le Feste di Natale o il cenone di Capodanno perché… "senza di lui non vado da nessuna parte".
Ecco, a chi la pensa così il consiglio che mi sento di dare in determinate occasioni è proprio… allora non andare e resta a casa con il tuo cane. Non sempre, ovviamente, ma bisogna ragionare in altri termini per far sì che la relazione con un essere vivente diverso da noi sia basata sul rispetto delle esigenze dell'uno e dell'altro che spesso proprio non corrispondono. Portare Fido in luoghi affollati e rumorosi è un errore che infatti compiono sempre più persone, convinte che un cane stia bene solo se sta sempre insieme alla sua persona di riferimento quando invece se il contesto non è consone alla specie di cui fa parte gli si crea in realtà solo danno. Un danno emotivo, principalmente, che pure al cane più tollerante del mondo comporta un senso di disagio vivere anche poche ore in un ambiente umano il cui sottofondo è fatto di caos e rumore, come del resto è normale che sia durante le Feste per noi, e che si traduce però in una lenta e disturbante attesa di tornare nella propria "tana" per lui.
Sì, lì dove è una buona notizia rispetto alla convivenza tra cane e umani che l'integrazione di Fido è diventata parte consolidata della quotidianità di circa 5,86 milioni di famiglie italiane che hanno almeno un cane (secondo gli ultimi dati Istat riferiti al 2024) c'è da chiedersi come vengono vissute però le singole relazioni all'interno delle mura domestiche. L'amore, a volte, può essere anche un'arma a doppio taglio se non ci si pone in "ascolto" delle emozioni dell'altro individuo e si crede che tutto possa essere sorretto dalla "incrollabile fiducia" che il cane ha nei nostri confronti. Quella fiducia, in realtà, non solo crolla ma si disfa ogni volta e sempre di più se chiediamo al nostro compagno canino di adeguarsi a situazioni che gli causano solo stress e forme di disagio che rimangono scolpite nella sua memoria e lo mandano in crisi ogni volta che poi è obbligato a ritrovarsi nella stessa situazione.
Si parla tanto negli ultimi tempi nel mondo dell'etologia canina del fenomeno della "terza ondata di domesticazione" dei cani. E' una teoria portata avanti da due esperti americani, Brian Hare e Vanessa Woods del Duke Canine Cognition Center di Durham, nella Carolina del Nord. Secondo i ricercatori siamo di fronte alla trasformazione del cane in animale che deve essere sempre più adeguato alla vita sociale dell'essere umano e dunque ad una consequenziale spinta nella selezione genetica nell'allevare cuccioli che hanno caratteristiche comportamentali "utili" al vivere nella società moderna. Si parla di "terza ondata" perché la prima si riferisce alla domesticazione originaria avvenuta probabilmente 30/40 mila anni fa e la seconda è quella che nel 1800 ha dato inizio alla selezione delle razze così come oggi siamo abituati a concepirle. Praticamente quello che sta accadendo sempre di più è che il cane non è più accanto all'uomo per utilità materiale ("cani da lavoro") ma rappresenta un compagno emotivo, è considerato membro della famiglia e ha un ruolo nel sostenere la vita sociale delle persone cui fa riferimento e ha anche un ruolo psicologico importante.
Ecco, tutto questo in media comporta un'antropomorfizzazione del cane che viene visto non più come altro da noi ma come una sorta di "essere umano" solo con più peli che deve adeguarsi ogni volta e sempre di più al ritmo della nostra vita, a fronte poi di un investimento non solo emotivo da parte della persona di riferimento ma anche economico pur di regalare a Fido tutto ciò che noi desideriamo per lui e non ciò di cui avrebbe realmente bisogno. Facciamo esempi pratici: pensiamo alle spa per cani o anche solo al cibo gourmet o al mercato dei cappottini o delle borse in cui vengono infilati quelli di taglia piccola ma così piccola che oggi in giro ci sono pure i "tea cup", cani talmente ridotti di dimensione per far fronte alle richieste del mercato da essere stati geneticamente trasformati e da soffrire di patologie delle quali nemmeno poi i "proprietari" si rendono conto.
Tutto questo non ha alcun valore per il quattro zampe di una relazione che non è per nulla paritaria ma che vede l'umano interpretare i bisogni del cane in base alla propria prospettiva di vita, semplicemente. E cosa ha a che fare tutto ciò con le festività? Tantissimo, perché troppe persone si ostinano a costringere i propri animali a stare al centro del loro mondo anche in mezzo a sconosciuti o a familiari ma comunque durante sessioni di incontro che sono basate, necessariamente, sulla condivisione di un divertimento da parte nostra ma che a Fido fa solo male.