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Il panda è molto più che un animale iconico e conosciuto da tutti. È un vero e proprio simbolo globale. È il primo animale che viene in mente a chiunque quando si parla di specie in via d'estinzione. Nessun'altra specie nella storia è infatti mai riuscita a guadagnarsi una tale attenzione e notorietà. Ma perché proprio il panda gigante è diventato l'icona globale delle specie minacciate? Perché, tra migliaia di altri animali che rischiano di scomparire, è proprio lui a rappresentarli tutti?
La risposta inizia nel 1961, quando un gruppo di ambientalisti fondò il World Wildlife Fund (oggi conosciuto semplicemente come WWF). Serviva un simbolo forte, capace di parlare a tutti. La scelta ricadde proprio sul panda gigante, in particolare grazie a una femmina di nome Chi-Chi arrivata da Pechino allo zoo di Londra nel 1958, tre anni prima della fondazione del WWF. Era un animale già popolare, facilmente riconoscibile e – dettaglio non da poco – perfetto per realizzare un logo semplice, chiaro e inconfondibile.
Quel logo, disegnato per la prima volta dall'artista e naturalista scozzese Gerald Watterson e perfezionato dall'ornitologo e ambientalista Sir Peter Scott, tra i fondatori del WWF, divenne poi presto iconico e conosciuto da tutti. Ma dietro quel semplice panda stilizzato bianco e nero, c'era molto più di un animale popolare e facilmente riconoscibile da chiunque. C'era una specie seriamente in pericolo di estinzione, che divenne rapidamente ambasciatrice della biodiversità e soprattutto della conservazione in tutto il mondo.
Cosa simboleggia il panda?

Il panda non è soltanto un animale carino, buffo e simpatico praticamente a tutti. È un simbolo potente, senza pari, che racchiude in sé la necessità e il dovere di conservare la biodiversità, difendere la fragilità della natura e la voglia di riparare agli errori commessi in passato. Il suo volto è diventato, negli anni, la bandiera di tutte le specie animali in pericolo. La sua trasformazione in simbolo universale è stata graduale, ma inarrestabile, e buona parte del merito va alla strategia comunicativa del WWF.
Una volta che è stato scelto come simbolo, l'associazione ha saputo costruire attorno al panda una narrazione empatica, coinvolgente e riconoscibile da tutti: uno storytelling senza precedenti. Come nessun'altra specie animale prima di lui, il panda rappresenta infatti da solo un movimento globale e un'intera categoria di animali, quelli che stanno sparendo in silenzio, a causa delle attività umane, ma anche quelli che, come è accaduto a lui, possono ancora essere salvati.
In altre parole, il panda è diventato il "portavoce" di tutti gli animali a rischio del pianeta e la sua immagine, così iconica e riconoscibile, è riuscita a entrare nell'immaginario comune di milioni di persone in ogni parte del mondo, superando barriere culturali, linguistiche e politiche. Nessun altro animale è riuscito a incarnare così bene l'idea della tutela ambientale. È la specie "perfetta" per questo scopo, forse addirittura troppo secondo alcuni.
Il motivo per cui il panda è l'icona degli animali in pericolo

In tutto il mondo ci sono migliaia di specie animali che rischiano l'estinzione, molte di queste persino più del panda. Eppure, è proprio lui, con il suo aspetto paffuto e i suoi occhioni "sporchi" di nero, a essere diventato l’icona dell'estinzione. Perché? Prima di tutto, va detto che il panda gigante (Ailuropoda melanoleuca) è comunque una specie a rischio, anche se la sua situazione è migliorata parecchio negli ultimi decenni proprio grazie agli intesi sforzi di conservazione che è riuscito ad attirare.
Fino a pochi anni fa, era considerato "In pericolo" nella Lista Rossa dell'IUCN, a causa della frammentazione dell'habitat e della bassissima natalità, sia in natura che in cattività. Oggi il suo status è migliorato considerevolmente ed è classificato come "Vulnerabile", anche se rimane comunque una specie fragile, delicata e che necessita ancora di tutela costante. Ma ci sono anche tanti altri motivi più profondi e simbolici che hanno permesso a questa specie di diventare l'ambasciatrice perfetta per tutte le altre.

Il panda è un animale "carismatico", come direbbero oggi biologi e naturalisti. È un mammifero come noi, non somiglia a nessun altro animale, ha un aspetto "tenero", quasi infantile, che suscita empatia immediata. È un buffo orso goffo nei movimenti, pacifico nel temperamento, erbivoro per scelta evolutiva. È difficile non affezionarsi o simpatizzare con un panda, ed è soprattutto questo ad aver fatto di lui il simbolo perfetto per la conservazione della fauna.
C'è poi anche un fattore culturale: il panda è un animale unico, presente solo in alcune aree della Cina, eppure conosciuto in tutto il mondo. È un animale che unisce, non divide. Non evoca paura e non è pericoloso, come i grandi predatori. Non è nemmeno troppo esotico, né troppo comune. È, in qualche modo, l'animale "giusto" nel posto "giusto". Il WWF ha saputo cogliere e amplificare tutte queste qualità, trasformandole in uno strumento di comunicazione universale e incredibilmente efficace.

Il panda non è diventato simbolo della conservazione perché è il più minacciato, ma perché è il più empatico. È il volto "dolce" di una battaglia che riguarda milioni di altre specie viventi. Dagli insetti agli anfibi, dai coralli ai grandi mammiferi. Oggi, per alcuni lo è anche troppo, perché ha attirato quasi tutta l'attenzione (e i fondi) verso le specie più carismatiche e riconoscibili (di solito grandi mammiferi), non necessariamente tra quelle a maggior rischio di estinzione e più bisognose d'aiuto, lasciando nell'ombra tantissime altre.
Tuttavia, è indubbio che il panda gigante sia riuscito a influenzare profondamente e in positivo i movimenti ambientalisti globali e la conservazione di tante specie animali a rischio. Ogni volta che ne vediamo uno su un volantino, su una maglietta o sul web, il pensiero va immediatamente alle specie a rischio. E se alcune di queste (incluso lui) sono state salvate negli ultimi decenni, buona parte del merito è proprio di quel goffo e buffo orso bianco e nero, l'animale "giusto" nel posto "giusto".