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Tre orsi marsicani trovati morti in poche settimane e una cucciola abbandonata che si trova ora in cattività. È quanto accaduto tra aprile e maggio 2025 nell'area contigua del Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise (PNALM). Una sequenza di eventi nefasti per l'orso più raro e minacciato del mondo che non può essere ignorata e che, secondo l'ISPRA, l'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, impone una riflessione urgente: bisogna ridurre la mortalità causata dalle attività umane.
Una primavera nera per gli orsi marsicani: tre morti e una cucciola abbandonata

Il 13 aprile, nel comune di Ortona dei Marsi, viene ritrovato il corpo senza vita di un orso adulto maschio. Non è stato ucciso da un colpo d'arma da fuoco né investito da un'auto. Potrebbe essere morto in seguito a uno scontro con un altro orso, ma al momento non c'è ancora una diagnosi definitiva. Nel suo corpo c'erano pallini da caccia, ma gli esami sono ancora in corso. È un caso che forse non riguarda direttamente noi, ma che si colloca in un contesto dove ogni individuo perso conta, in una popolazione che galleggia precaria sul confine dell'estinzione.
Poi, il 7 maggio, un evento ancora più drammatico che, invece, lascia pochi dubbi sulla responsabilità umane: due cuccioli di poco più di un anno annegano in un bacino artificiale vicino a Scanno, dopo aver superato una recinzione perimetrale evidentemente inadeguata. Una tragedia evitabile, che riporta alla mente un episodio simile avvenuto nel 2018, quando una femmina adulta e i suoi piccoli morirono nello stesso modo. Sette anni dopo, nulla sembra essere cambiato e il Parco continua a sentirsi impotente.
Due giorni dopo, il 9 maggio, un'orsa di pochi mesi viene trovata da sola a bordo strada, nei pressi del paese di Pizzone. La madre non c'è, e per una cucciola di quell'età la sua presenza è questione di vita o di morte. L'orsacchiotta viene soccorsa e ora si trova in una struttura del Parco, dove verrà accudita con l'obiettivo – complesso e incerto – di una futura reintroduzione. È un'operazione rischiosa e molto delicata, ma che si tenterà per l'importanza che quella futura femmina adulta può rappresentare per la popolazione marsicana.
Gli orsi marsicani rimangono al limite: l'80% muore a causa nostra

Secondo la nota diffusa dall'ISPRA, questi eventi non possono essere considerati isolati. Sono la spia di una situazione strutturalmente fragile. L'orso bruno marsicano, sottospecie unica e endemica dell'Italia centrale, resta in bilico. L'ultima stima ufficiale della popolazione, risalente al 2014, parlava di 45-69 individui rimasti nell'area del PNALM. Da allora, è stata osservata una timida espansione dell'areale, con segni di presenza e nuclei familiari osservati anche in altre aree, come la Maiella o il Monte Genzana.
Tuttavia, ogni singola morte pesa. Dal 2003 al 2024 sono stati trovati i corpi di 52 orsi, per una media di 2,4 decessi l'anno. Di questi, l'80% è riconducibile direttamente o indirettamente alle attività umane: bracconaggio, avvelenamenti, incidenti stradali, annegamenti. Le nascite, fortunatamente, sono state in media superiori: quasi 11 cuccioli l’anno nel periodo 2014-2024. Ma questo fragile equilibrio demografico rischia di spezzarsi a causa di eventi e morti improvvisi, come quelle accadute nelle ultime settimane.
Nel suo comunicato, ISPRA è molto chiara: "Va fatto ogni sforzo per evitare che si verifichino nuovi eventi di mortalità antropica". Gli strumenti già ci sono. Il Piano d'Azione per la Tutela dell’Orso Marsicano (PATOM) prevede proprio la messa in sicurezza delle strutture antropiche, come l'invaso che ha ucciso i due cuccioli a Scanno. Ma serve coerenza nell'applicazione delle misure e una maggiore sinergia tra istituzioni locali, enti di ricerca, comunità e forze dell'ordine.
Un simbolo che va protetto, ogni giorno

Nel frattempo, nell'estate 2025 partirà il primo campionamento genetico estensivo dell'intero areale dell'orso marsicano, finanziato dal PNRR e coordinato proprio da ISPRA. L'obiettivo è aggiornare i dati, stimare con maggiore precisione la dimensione e la distribuzione della popolazione e migliorare il monitoraggio nel tempo. Una tappa fondamentale per capire se questa sottospecie in pericolo critico stia davvero uscendo dal cono d'ombra dell'estinzione o se il rischio – stimato oggi al 17% entro i prossimi 100 anni – sia ancora attuale.
L'orso marsicano non è solo un animale come tanti altri. È una storia evolutiva unica al mondo che si è separata da quella di tutti gli altri orsi europei decine di migliaia di anni fa. È un simbolo identitario per l'Appennino e per tutta la biodiversità l'Italia. Ma è anche e soprattutto il termometro della nostra volontà e capacità di difendere e saper convivere con la natura e la fauna selvatica. Ogni recinzione fatiscente, ogni strada non messa in sicurezza, ogni boccone avvelenato lasciato nel bosco, non riguarda solo un singolo animale.