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Cucciola di orsa abbandonata nel Parco d’Abruzzo. Lo zoologo Ciucci: “Rischia di rimanere in cattività per tutta la vita”

Una cucciola di orso marsicano è stata abbandonata dalla madre nel Parco d'Abruzzo. La piccola è stata trovata mentre vagava da sola nei pressi della statale 158, vicino al centro abitato di Pizzone, in Molise. Ora l'Ente Parco si sta prendendo cura di lei con l'obiettivo di rilasciarla in natura una volta che avrà raggiunto l'età giusta. Una vera sfida secondo lo zoologo Paolo Ciucci che a Fanpage.it spiega: "Un orso prelevato dall'uomo in così tenera età rischia di rimanere in cattività per tutta la vita".

13 Maggio 2025
11:52
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Intervista a Prof. Paolo Ciucci
Zoologo, docente dell'Università La Sapienza di Roma
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Una cucciola di orso marsicano è stata abbandonata dalla madre nel Parco d'Abruzzo. La piccola è stata trovata mentre vagava da sola nei pressi della statale 158, vicino al centro abitato di Pizzone, in Molise. Dopo averla monitorata i Guardiaparco l'hanno prelevata e al momento si trova nelle strutture dell'Ente a Pescasseroli, dove – come mostra un tenero video – si sta riprendendo dopo la brutta disavventura.

Ad oggi al mondo ci sono solo tra i 50 e i 60 orsi marsicani (Ursus arctos marsicanus) e solo sull'Appennino Centrale italiano. In ragione di questa unicità, ogni nuovo nato è fondamentale per dare un futuro alla popolazione. Il rischio però è che la piccola orsa si abitui all'essere umano e non possa mai tornare in natura. Si tratta di un rischio concreto secondo lo zoologo Paolo Ciucci, docente dell'Università La Sapienza di Roma, tra i maggiori esperti di orso marsicano: "Il rischio che rimanga tutta la vita in cattività è concreto, ma l'alternativa era la morte quasi certa".

Professore, perché la cucciola è stata abbandonata dalla madre?

La prima ipotesi, che sembrerebbe anche la più verosimile, è che la madre abbia incontrato un orso maschio adulto. Ci stiamo avvicinando alla stagione degli amori quindi stanno crescendo le interazioni sociali tra uno o anche più maschi adulti che inseguono le femmine. In questo momento è altissimo il rischio che un maschio riproduttore se la prenda con i cuccioli di un'altra femmina, e tenti di ucciderli, è un fenomeno appunto noto con il termine di "infanticidio". Può sembrare crudele, ma è con questa tecnica che il maschio rende la femmina con i cuccioli di nuovo sessualmente ricettiva, quindi è un meccanismo evolutivo di selezione. Quando però il maschio insegue la coppia familiare [formata solitamente da una femmina con il suo cucciolo n.d.r] se la prende con il cucciolo, che può allontanarsi parecchio e poi la femmina non è più in grado di ritrovarlo. In rari casi il maschio se la può prendere anche con la femmina se questa tenta di difendere il piccolo.

In questo caso la cucciola non è morta e non sembra avere riportato danni, però è stata comunque prelevata.

Se la madre non riesce a trovare il suo piccolo in breve tempo questo può morire. In un'area densamente abitata e frequentata come l'Italia, piena di  lupi ne cani vaganti, sarebbe stato un rischio non prelevarla trascorso un certo periodo di tempo. La decisione di togliere questo cucciolo è stata presa perché altrimenti da solo, senza essersi ricongiunto con la madre, avrebbe corso elevati rischi di essere ucciso o finire sotto una macchina.

È possibile invece che la madre abbia abbandonato il cucciolo volontariamente?

Non si può escludere, però non direi in questo caso perché chi l'ha prelevato dice che è molto forte. È una piccola femmina, di circa 3 chili, peso che per l'età è abbastanza normale. Ma cosa più importante è molto vitale, non è un animale debilitato che può lasciare a pensare che abbia qualche problema. Penso che sia molto più probabile un'interferenza esterna che ha causato questo disgiungimento dalla madre.

Quante possibilità ci sono che la cucciola possa tornare in natura un a volta raggiunta l'età giusta?

Si trovava nei pressi di una strada, quindi il rischio di morte era elevatissimo rischio, quindi è comprensibile il tentativo da parte dell'Ente Parco di evitare il peggio. Rimane il fatto che si tratta di una scelta difficilissima perché un animale prelevato dall'uomo in così tenera età rischia di rimanere in cattività per tutta la vita. Il tentativo di rilascio verrà fatto, e c'è una nutrita letteratura scientifica che ci dice che bisogna crederci, ma non più di tanto, perché i piccoli di orso che crescono con l'uomo in questi mesi cruciali si abituano.

L'ultima volta che abbiamo parlato, hai sottolineato il problema della mortalità tra i cuccioli di orso marsicano. Anche questa cucciola sarebbe quasi certamente morta se non fossero intervenuti i Guardiaparco, come si inserisce questo evento nella dinamica di cui parlavi?

Questo piccolo in qualche maniera contribuisce alla dinamica perché se non fosse stato recuperato avrebbe avuto un'elevata probabilità di morire. Fa parte di quel 50% di cuccioli che nascono, ma non ce la fanno ad arrivare all'inverno successivo per diversi motivi. Ed è proprio il motivo che nessuno sa, purtroppo. Non sappiamo se è da attribuirsi a cause naturali, antropiche, se c'è un problema di tipo sanitario, oppure se c'è un problema di tipo genetico, perché qui abbiamo una popolazione che ha elevati livelli di inincrocio e potrebbe soffrire di la cosiddetta depressione da inincrocio, che comporta una serie di caratteristiche genetiche disfunzionali che in popolazioni numericamente ridotte come quella dell'Abruzzo possono contribuire a una serie di problemi che riducono la sopravvivenza. Uno dei primi segnali di depressione da inincrocio è proprio una scarsa sopravvivenza dei cuccioli. Tuttavia è anche vero che in altre popolazioni protette che sono numericamente più estese, e non hanno seri problemi di depressione da incrocio, può esserci la mortalità natale. Rimane fondamentale l'attenzione a ridurre in maniera minuziosa qualsiasi rischio di mortalità causato dall'uomo.

Recentemente sono stati trovati morti due giovani orsi marsicani annegati in un laghetto artificiale per l'innevamento.

Gli orsi trovati morti a Scanno non sono cuccioli dell'anno, non rientrano quindi nella statistica di cui abbiamo parlato, ma è molto più grave.

Perché?

Perché il cucciolo abbandonato possiamo annoverarlo fra gli eventi naturali, l'episodio di Scanno invece racconta la solita negligenza istituzionale nel prevenire cause di mortalità che sono arcinote. L'annegamento nelle vasche di innevamento è una cosa vecchia e ripetuta. Il fatto che ciò non venga fatto nulla è la dimostrazione che c'è una grande negligenza a livello istituzionale nel capire quanto è importante prevenire a tutti i costi i casi di mortalità accidentali e ovviamente quelli illegali. È come se il piccolo Alfredino Rampi continuasse a cadere nel pozzo di Vermicino.

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