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19 Maggio 2025
15:17

“Nuovo disegno di legge per il turismo venatorio è regalo ad agricoltori, lobby delle armi e cacciatori”: la denuncia del Wwf

Il nuovo disegno di legge sulla caccia voluto dal Governo Meloni punta a modificare radicalmente la legge sulla fauna selvatica, favorendo la deregulation della caccia e gli interessi del turismo venatorio. A Fanpage.it il Wwf Italia denuncia i rischi per biodiversità e la libertà di tutti.

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Intervista a Domenico Aiello
Responsabile tutela giuridica della Natura del WWF Italia
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A breve arriverà all'esame del prossimo Consiglio dei ministri un Disegno di legge che mira a stravolgere la legge quadro sulla fauna selvatica, la n. 157 del 92. Il testo circola già in ambienti venatori ed è arrivato anche nelle mani degli ambientalisti che hanno denunciato il colpo di mano attraverso un comunicato congiunto. A Fanpage.it Domenico Aiello, responsabile tutela giuridica della Natura del WWF Italia, mette in luce tutte le criticità, e accusa il Governo Meloni di voler favorire gli interessi economici che girano attorno al turismo venatorio.

Denunciate una totale deregulation della caccia: le guardie giurate di banche e supermercati potranno uccidere animali, la caccia potrà avvenire senza regole nelle aree private, e torneranno i richiami vivi. Cosa prevede questo nuovo ddl?

Nella parte iniziale della legge, quando ci sono i principi a cui si ispira, si introduce il concetto di caccia come attività che "tutela la biodiversità". Poi si passa alle modifiche vere e proprie che hanno l'effetto immediato di ridurre la tutela nei confronti degli animali, ma anche quello secondario di restringere la libertà di tutti. Pagheranno il prezzo anche il comparto del turismo lento, dei camminatori, degli escursionisti, tutti coloro che vivono la natura.

In che modo?

Si riduce fortemente il numero delle aree protette in cui la caccia non può essere esercitata. Ad esempio, la caccia potrà essere esercitata nelle aree demaniali dello Stato e delle regioni, come le spiagge. Si estendono gli orari in cui si può cacciare fino a dopo il tramonto, cosa che oggi non è permessa. In questo modo si riducono tutte quelle aree e momenti in cui una persona che non è un cacciatore può stare tranquillo. E lo si fa attraverso una serie di escamotage, a cominciare dalla confusione tra gestione degli animali selvatici e controllo. La caccia è un'attività ludica, mentre il controllo della fauna selvatica è un'attività di interesse pubblico che viene fatta per la gestione di alcuni problemi che riguardano le specie animali. In questo secondo caso, quindi, si hanno delle regole più elastiche per poter operare, ma oggi per diretta responsabilità del mondo venatorio c'è una totale confusione tra queste attività molto diverse tra loro. In più, per la redazione di questo testo non c'è stato alcun confronto con noi. La legge che tutela la fauna selvatica e disciplina l'attività venatoria si è ridotta a questo solo aspetto, contravvenendo a ciò che stabilisce la Costituzione.

Per questo nel comunicato scritto insieme a ENPA, LAC, LAV, Lipu, avete definito questo ddl come un regalo ai cacciatori?

Sì, ma non è il primo. Questo disegno di legge viene dopo una lunga serie di modifiche realizzate durante questa legislatura per allargare sempre di più le maglie della tutela della fauna selvatica, e anche per indebolire tutta la nostra capacità di tutela. Nel 2022 si è aperta la possibilità di cacciare nelle aree protette, c'è stata la violazione del regolamento europeo sul piombo. Inoltre, si è aperta anche una procedura di pre-infrazione perché l'Italia non si è dotata di strumenti idonei a contrastare il bracconaggio, e perché consentiamo la caccia in periodi particolarmente delicati come la migrazione prenuziale. Se una modifica va fatta deve essere migliorativa, non peggiorativa come questa.

Invece cosa sta succedendo?

Che la pressione del mondo venatorio – a cui si è aggiunto anche il mondo delle associazioni agricole – sta ottenendo tutto ciò che voleva. Lo scopo finale, vero, di questa legge è quello di portare a casa i voti di questi comparti. Un'operazione che non è nata oggi, ma viene portata avanti da tempo dal ministro della agricoltura Lollobrigida e dal suo sottosegretario Lapietra, entrambi espressioni dirette di questi mondi.

Qual è l'interesse delle organizzazioni di agricoltori?

Le organizzazioni agricole hanno un interesse ormai chiaro nel promuovere la "caccia privata", cioè la caccia nelle aziende faunistico-venatorie, o agrituristico-venatorie. Nella costellazione di associazioni che gravitano attorno a Coldiretti, c'è una che si chiama Agrivenatoria Biodiversitalia (Ab), che fa proprio questo: fa attività di lobby per promuovere la caccia privata. E questa crea un indotto economico non indifferente. Per rendere più semplice e allettante questa attività il ddl prevede alcune norme specifiche.

Nella versione attuale della legge le aziende faunistico-venatorie non possono perseguire fini di lucro, nel ddl invece è previsto che possano perseguire fini di lucro. Inoltre, viene stabilito che l'attività di caccia esercitata in aziende private non venga considerata come caccia vera e propria, e quindi non risponda a tutti i limiti normalmente previsti. Infine, si prevede l'equiparazione della licenza di caccia conseguita in Italia con quella di uno Stato straniero, anche al di fuori dell'Unione Europea. Significa che i cacciatori stranieri potranno venire in Italia senza  fare alcun corso sulla legislazione italiana, sulle specie presenti da noi, e molto altro.

Si vuole aprire al turismo venatorio.

Esattamente. Nella relazione che accompagna questo disegno di legge si dice chiaramente: si vuole promuovere il turismo venatorio. Noi italiani lo facciamo già nelle aree dei Balcani, e ora si vuole fare lo stesso qui.

Però questo potrebbe creare un nuovo comparto economico. Non è un vantaggio?

Perché si vende la fauna selvatica, che è un patrimonio di tutti. E non è un patrimonio solo italiano, ma di tutti. La legge prevede che gli animali selvatici debbano essere tutelati nell'interesse della comunità nazionale e internazionale. Noi invece la vendiamo come se fosse un gioco. Viene detto: pagando puoi fare ciò che vuoi, e dato che non è caccia puoi farlo senza alcun tipo di regola. Questo è già successo, in realtà, quando il figlio di Donald Trump è venuto in un'azienda venatoria in Veneto, ha ucciso delle specie protette, e se l'è cavata già con la legge vigente. Si vuole normalizzare questo modus operandi.

C'è anche un coinvolgimento delle aziende che producono armi?

Assolutamente sì, è alla luce del sole. La dichiarazione pubblica di questo provvedimento, ormai in fase di proposizione in Consiglio dei Ministri, è stata fatta dal Ministro Lolobrigida proprio alla fiera della caccia e delle armi che si è svolta in Umbria. Inoltre, sono ormai facilmente reperibili sul web tantissime prese di posizione proprio della lobby degli armieri, che si è costituita in una serie di associazioni, che, sin dalle elezioni europee e parlamentari, chiede proprio questo tipo di misure. Il ruolo della lobby delle armi è centrale nel sostenere anche finanziariamente questo tipo di azioni.

Però nel 2024 una legge di modifica della 157 del 92 era stata presentata dal leghista Francesco Bruzzone e poi ritirata per volontà del Governo. Non è una contraddizione? 

Questo ddl arriva all'indomani di una forte tensione tra i partiti di maggioranza proprio perché lo scorso anno la Lega aveva presentato un disegno di legge che sembrava essere anche ben avviato a livello parlamentare, ed è stato poi bloccato con una prova di forza di Lollobrigida. Lo scopo del Ministro era presentare se stesso come la persona che regala gli animali selvatici ai cacciatori, togliendo questo primato alla Lega per consegnarlo a Fratelli d'Italia.

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