
Manca ancora un giorno per la notte di Capodanno, ma per qualcuno la "festa" è già costata la vita. A Firenze, nel tardo pomeriggio di domenica, un cane è morto proprio per lo spavento causato dai botti. Si chiamava Nero, aveva circa 12 anni e viveva al Parco degli Animali, il canile rifugio del Comune di Firenze, anche sede dell'Ufficio per i Diritti degli Animali.
A raccontarlo sono stati gli stessi operatori del canile con un post pubblicato sui social. "Siamo devastati – hanno scritto -. Nel tardo pomeriggio di domenica sono state esplose nei dintorni del nostro canile delle vere e proprie bombe. Il nostro Nero, da sempre, era terrorizzato dai tuoni, dai boati, dagli scoppi. Il suo cuore non ha retto allo spavento e lo abbiamo trovato morto nel suo box". Il ritrovamento è avvenuto lunedì mattina, al rientro degli operatori.
Nero era un cane anziano, recuperato dalla strada, con una storia alle spalle fatta probabilmente di abbandono e difficoltà. Come molti altri cani e animali, aveva molta paura dei rumori forti e improvvisi. Una paura che, purtroppo, gli è costata la vita.
Perché i botti possono uccidere un cane
Dire che un cane è morto "per lo spavento" non è un'esagerazione, ma una possibilità concreta. I botti e i fuochi d'artificio producono rumori molto forti, improvvisi e imprevedibili, spesso accompagnati da vibrazioni del suolo e lampi di luce. Per un cane, che ha un udito molto più sensibile del nostro, questi stimoli per lui inspiegabili sono percepiti come un pericolo immediato, sconosciuto e da cui non può spesso allontanarsi.
Quando un animale si spaventa, il suo organismo attiva la cosiddetta risposta allo stress, rilasciando ormoni come adrenalina e cortisolo, che preparano il corpo a reagire: il cuore batte più velocemente, la pressione sanguigna aumenta, la respirazione si fa molto più affannosa. In un cane giovane e sano questo stato può rientrare senza troppe conseguenze, ma in soggetti anziani, cardiopatici o particolarmente ansiosi può diventare fatale, provocando aritmie o arresti cardiaci, ciò che probabilmente è accaduto a Nero.
Non solo cani: l'impatto dei botti sugli animali selvatici

I cani non sono purtroppo gli unici animali a soffrire. Gatti, conigli e tanti altri animali domestici reagiscono spesso nascondendosi, tremando o tentando la fuga. Molti si feriscono cercando di scappare da balconi, recinzioni o finestre, ma è soprattutto per la fauna selvatica che l'impatto dei botti può essere ancora più drammatico, in particolare per gli uccelli che vivono in città o in contesti urbani, l'epicentro dei festeggiamenti di Capodanno.
Uccelli e altri animali selvatici vengono infatti svegliati di soprassalto durante la notte, fuggono in massa e consumano grandi quantità di energia in un periodo dell'anno già critico, e finendo spesso per andare a sbattere contro edifici, cavi e altri ostacoli. Ogni anno, sono probabilmente centinaia di migliaia gli animali selvatici che muoiono così la notte di Capodanno. Non si tratta solo di "paura", ma di una vera e propria strage, ormai ampiamente documentata anche dalla letteratura scientifica.
Come proteggere gli animali la notte di Capodanno

Sapendo tutto questo, chiunque viva con un cane o un gatto può essere comprensibilmente spaventato, soprattutto se sta per affrontare il suo primo Capodanno. La prima regola per aiutare i nostri amici animali è non lasciare mai cani e gatti soli (soprattutto all'esterno) durante i festeggiamenti. In casa, è inoltre molto utile creare un ambiente il più possibile tranquillo, chiudendo porte e finestre e abbassando tapparelle o tende per attutire rumori e luci. Accendere la TV o mettere della musica a volume moderato può aiutare a "coprire" i botti.
È molto importante anche non sgridare l'animale se ha paura, ma nemmeno forzarlo a interagire: restare presenti, calmi, tranquilli e senza eccessi, è spesso la cosa più rassicurante. Per i cani particolarmente sensibili, il veterinario potrebbe consigliare in anticipo percorsi di desensibilizzazione, feromoni calmanti o, nei casi più gravi, farmaci specifici. La storia di Nero non è un incidente imprevedibile, ma l'ennesima conseguenza di un'abitudine pessima e anacronistica. Ribadirlo per l'ennesima volta vuol dire provare a dare un senso alla sua perdita.