
Per molti abitanti di San Francisco l'alligatore albino chiamato Claude era ormai uno di famiglia, una presenza costante quando si passeggia tra le sale della California Academy of Sciences, dove il rettile viveva. Con le sue squame bianchissime e lo sguardo placido, era diventato un'icona cittadina, attirando milioni di visitatori nei quasi vent'anni di vita trascorsi nel museo. Oggi, però, la città piange la sua scomparsa: Claude è morto all’età di 30 anni, dopo alcune settimane di cure per quella che i veterinari sospettavano fosse un'infezione.
La notizia è stata diffusa direttamente dal museo, che in un comunicato ha ricordato come l'alligatore avesse "portato gioia a milioni di persone" grazie al suo carattere tranquillo, al suo aspetto insolito e al ruolo di "ambasciatore" della natura. Un termine, questo, utilizzato spesso per gli animali che, essendo costretti a vivere in strutture scientifiche o educative, aiutano il pubblico a conoscere meglio la biodiversità e a sviluppare interesse verso il mondo naturale.
La storia di Claude, un alligatore unico al mondo

Claude era nato il 15 settembre 1999 in un allevamento della Louisiana. La sua vita, però, non avrebbe potuta essere come quella degli altri. Era infatti uno dei pochissimi alligatori albini conosciuti al mondo – meno di 200, secondo alcune stime – e questa condizione genetica, insieme alla vista molto ridotta e a possibili problemi alla pelle, avrebbe reso quasi impossibile la sopravvivenza in natura.
Gli alligatori in natura vivono mediamente tra i 30 e i 50 anni, ma solo se riescono a camuffarsi, evitare i predatori quando sono piccoli e a catturare le prede. Claude, con la sua pelle bianchissima e gli occhi sensibili alla luce, sarebbe stato facilmente individuabile e perciò molto più vulnerabile fin dai primi mesi di vita. Per questo aveva trascorso i primi 13 anni della sua vita in uno zoo della Florida, prima di arrivare nel 2008 alla California Academy of Sciences.
Qui era stato accolto come un vero e proprio tesoro vivente: aveva a disposizione un habitat artificiale tutto per lui e pieno di arricchimenti ambientali, cure veterinarie costanti e l'affetto di una comunità enorme che gli inviava lettere, disegni e persino regali. A settembre, per i suoi 30 anni, il museo gli aveva dedicato un mese intero di festeggiamenti, celebrandolo come, il re indiscusso delle paludi.
Gli ultimi mesi e il lutto di un'intera città

Negli ultimi mesi, il museo aveva lanciato una diretta streaming attiva 24 ore su 24 per permettere alle persone di osservare Claude mentre nuotava o si riposava nel suo habitat artificiale. Tuttavia, nelle ultime settimane il suo appetito era diminuito e l'alligatore era stato spostato "dietro le quinte" per ricevere le cure del caso. "Non è l'esito che speravamo", hanno dichiarato dalla California Academy of Sciences annunciando che verrà presto effettuata anche una necroscopia dall'Università di Davis per chiarire la causa della morte.
Il museo ha fatto anche sapere che organizzerà un memoriale pubblico, consapevole che la scomparsa di Claude sarà sentita da tutta la città e da chi, nel mondo, aveva imparato ad affezionarsi a questo alligatore "speciale". Claude se n'è andato dopo aver vissuto quella che il museo ha definito "una vita invidiabile". Ma soprattutto, ha lasciato un'eredità fatta di curiosità, meraviglia e connessione con la natura, un ricordo indimenticabile per chiunque lo abbia guardato negli occhi (rossi) almeno una volta.
L'albinismo: cos'è e perché è un problema per molti animali
L'albinismo è una condizione genetica rara, ma documentata in tantissime specie, esseri umani compresi. Si verifica quando un individuo nasce con una mutazione che impedisce la produzione di melanina, il pigmento responsabile del colore della pelle, dei peli, delle squame, delle piume e degli occhi. La melanina non ha però solo una funzione estetica, ma serve anche a proteggere dai raggi UV e contribuisce quindi al corretto sviluppo della vista.
Negli animali selvatici l'albinismo può quindi rappresentare un serio svantaggio, per diversi motivi. La mancanza di pigmentazione rende molto difficile mimetizzarsi con l'ambiente e aumenta così il rischio di essere individuati da predatori o dalle potenziali prede. Inoltre, gli occhi rossi e poco protetti dalla luce tendono a essere molto più sensibili, causando spesso problemi di vista che complicano la caccia o la fuga. Così come la pelle, più sensibile a tumori e problemi.
In molte specie, inoltre, un individuo albino ha quindi pochissime possibilità di raggiungere l'età adulta, ma spesso anche di riprodursi, poiché l'essere "diverse" complica anche il riconoscimento tra simili e la scelta come possibile partner. Ecco perché Claude ha trascorso la sua intera esistenza in cattività: difficilmente sarebbe sopravvissuto così a lungo in natura.