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28 Dicembre 2025
11:50

L’anima animale di Brigitte Bardot, la donna che ha scelto di rappresentare le altre creature del mondo

Brigitte Bardot è morta a 91 anni. La sua eredità non riguarda solo cinema, ma anche nell'impegno per i diritti degli animali: ha creato una fondazione che si occupa della loro cura.

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Brigitte Bardot durante una visita al suo rifugio "The Nice Dogs" a Carnoules nell’ottobre del 2001 (Foto di Charly Hel/Prestige/Getty Images)

Brigitte Bardot è morta all'età di 91 anni. A dare l'annuncio è stata la fondazione da lei creata per la tutela dei diritti degli animali. Oltre a essere stata una delle più grandi icone del cinema, Bardot era anche un'attivista impegnata da tempo in prima persona in favore degli animali.

Bardot è stata la donna che ha rifiutato il mito che le volevano attribuire e se ne è assurto un altro da sola, diventando l'unica icona che voleva essere: una protettrice degli animali. Mentre il mondo le sta tributando, come sempre ha fatto, omaggi e ricordi legati principalmente alla sua carriera di attrice e alla sua bellezza rara con "spin off" dedicati alla sua battaglia per il riconoscimento dei diritti degli altri animali, Bibì porta via con sé probabilmente un ultimo sorriso sprezzante nei confronti di quella parte di umanità che ancora sta pensando che il suo animalismo fosse il vezzo di una diva che invece ha abdicato ad essere ciò che tutti volevano che fosse: la donna più desiderata del mondo.

L'anima animale di Brigitte Bardot è stata la sua versione più autentica e fiera sempre, sin da quando la sua femminilità esplose in "E Dio creò la donna" ("Piace a troppi" nella versione italiana) nel 1956 e già così rappresentò la libertà e la forza del cromosoma X nella specie umana. Ma dell'homo sapiens Bardot non ha mai avuto fiducia e se ne è tenuta distante dal momento esatto in cui ha potuto farlo davvero, appunto rinunciando ad una vita di passerelle e red carpet per dedicare la sua esistenza agli altri animali della Terra, uomini esclusi.

La sua missione è stata determinata e consapevole: non una semplice "trasformazione" ma un movimento dell'anima che è iniziato proprio quando i riflettori mettevano in evidenza la pelle morta degli animali sulle spalle delle donne di tutto il mondo che erano più importanti dei gioielli da indossare, in primis proprio quelle che appartenevano al jet set cinematografico che delle pellicce sembrava non potesse farne proprio a meno.

Corrono gli anni 60 e il 5 gennaio 1962, mentre la sua casa era ancora sotto sorveglianza perché aveva espresso il suo forte dissenso in una lettera pubblica all'occupazione francese dell'Algeria, quella che era considerata l'icona sexy del cinema non solo d'Oltralpe ma di tutto il mondo occidentale si recò sul set di una delle trasmissioni più seguite all'epoca, "Cinq colonnes à la une", per denunciare i metodi orribili che si praticavano nei macelli. Bardot non si presentò da sola, ma si fece accompagnare da Jean-Paul Steiger, attivista per i diritti degli animali, che si era infiltrato in un macello e aveva fotografato le condizioni in cui venivano sgozzati dli animali nei macelli parigini. In questa occasione, Bibi chiese pubblicamente che si cambiassero i metodi di uccisione, introducendo armi indolori per stordire gli animali prima di procedere alla macellazione.

È un'altra grande donna a un certo punto a darle credito in un mondo tendenzialmente misogeno e dove il binomio "donne e animali" portava più a sberleffi che a conquistare credibilità. Nel 1968, Marguerite Yourcenar scrive una lettera a Brigitte Bardot in cui manifesta tutta la sua ammirazione per ciò che stava facendo per la protezione degli animali. Le chiede, in particolare, di mettere la sua fama al servizio  dei cuccioli di foca e di fare pressione sui governi e i media per porre fine alla caccia cruenta che avveniva ogni anno in Canada.

Dopo dieci anni, con l'abbandono del grande schermo nel 1972, l'ex attrice francese dedica tutto il suo impegno alla causa animale. Già vegetariana da anni, un giorno ricorderà il suo passaggio definitivo alla cura e alla tutela degli altri esseri senzienti che abitano il mondo con una frase che l'ha sempre caratterizzata: "Ho dato la mia giovinezza e la mia bellezza agli uomini, do la mia saggezza e la mia esperienza agli animali".

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Nel 1976, BB rende noto di non aver mai ricevuto la lettera di Yoursenar ma consegna al mondo una delle sue foto più iconiche: abbracciata a un cucciolo di foca su una distesa di neve in Canada per testimoniare in prima persona contro la caccia nei confronti dei piccoli pinnipedi. "Portare la pelliccia vuol dire portare la morte" ("Porter de la fourrure, c’est porter la mort") diventerà poi nel 2009 lo slogan più noto e più forte che grazie a Bardot causerà non pochi problemi all'industria di questi capi. Il suo attivismo porterà a una decisione importante in tutta Europa: nel 1983, dopo un ricevimento a cui prese parte al Consiglio d'Europa, le Comunità europee vietarono l'importazione di pelli e pellicce di cuccioli di foca della Groenlandia.

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Brigitte Bardot accompagnata dal fotoreporter francese Hubert Henrotte prima della partenza per il Canada con Greenpeace durante la campagna contro la caccia alle foche. (Foto di James Andanson/Sygma – Getty Images)

Nel 1986 nasce la Fondation Bardot e l'impegno diventa ancora più fattivo. Interviene su temi scottanti e in tutti gli avamposti del mondo, facendo sentire la sua voce e perorando le cause delle associazioni locali. Il riconoscimento ufficiale della fondazione avviene nel 1999, quando Bardot rende la sua casa di Saint Tropez, "La Madrague", sede ufficiale. Si stima che BB abbia investito tutti i suoi averi, in realtà, per la causa animalista: la sola creazione della fondazione è nata dall'aver venduto gioielli ed altri beni di lusso che le appartenevano per riuscire a portare soldi in cassa e procedere con le azioni di tutela per un investimento pari a circa tre milioni di franchi francesi. Dal 1988, poi, la sede principale fu trasferita nella capitale francese e quello che era uno dei visi più noti del cinema diventa il volto che dà voce a campagne importantissime per la tutela degli animali.

Difficile mettere in fila tutte le azioni condotte da Bardot ma vale la pena ricordarne alcune anche solo per sottolineare che ha "protetto" e cercato di tutelare davvero tutte le specie viventi. Attraverso la fondazione ha infatti dato vita a diversi santuari in varie parti del mondo e una delle prese di posizione più note è quando ha protestato contro la pratica degli orsi danzanti in Bulgaria, finanziando poi il santuario per orsi di Belitsa. Non dovendo andare troppo indietro nel tempo e rimanendo nel mondo dei plantigradi, Brigitte Bardot nel 2020 ha scritto una lettera al presidente della Provincia Autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, proponendogli di trasferire gli orsi del Casteller proprio in Bulgaria, nel parco di 12 ettari gestito dalla sua fondazione.

In Francia molti rifugi le devono la loro stessa esistenza e non ultimo proprio quello che ha fondato lei in Normandia, il "Refuge de la Mare Auzou": una grande tenuta, circondata da foreste lussureggianti. Nel 2023, in seguito all'acquisizione di una proprietà adiacente, l'attrice ha raddoppiato la superficie destinata agli animali che possono essere ospitati ed è una vera e propria "casa di riposo" per centinaia di mucche, cavalli, asini e tante altre specie oltre ai cani e gatti in attesa di adozione.

Bardot è stata anche sempre attenta al massacro dei cani liberi in Marocco, una pratica che va avanti da anni e che negli ultimi tempi è di nuovo emersa per l'eccidio che si sta di nuovo perpetrando nel paese africano in vista dei Mondiali di calcio. E' stata lei una delle prime "note" a dare visibilità agli animali marocchini che vengono sistematicamente avvelenati o uccisi con altri metodi cruenti (anche a colpi di fucili) per le strade del Marocco nel 2012.

Sono tante le frasi che le sono state attribuite e altrettante che ha davvero detto. Una delle più note è "Senza gli animali, mi sarei suicidata. Mi hanno dato amore, calore, presenza, un senso alla mia vita" che fu riportata su Le Monde durante un'intervista che rilasciò in occasione della stampa di uno dei suoi libri ("Larmes de combat"). E forse è in queste parole che si riassume il passaggio sulla Terra di quest'anima che ha ritrovato negli animali il suo essere un animale come tutti noi ma che, a differenza della massa, non lo ha negato ma ne ha fatto una ragione di vita. Anzi, il senso della vita stessa, come Bibì ha chiaramente detto.

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