
Scorrendo tra le pagine social che raccontano storie spaventose o misteriose, a molti sarà capitato di imbattersi nella vicenda di Jessica Radcliffe, addestratrice uccisa da un'orca all'interno di un parco acquatico negli Stati Uniti.
A corredo della tragedia, su TikTok e Facebook nelle ultime ore stanno diventando virali una serie di video in cui viene mostrata la sequenza dell'aggressione: la bionda addestratrice è impegnata in un'esibizione con l'orca quando improvvisamente l'animale si ribella e prima la fa saltare in aria e poi ricadere in piscina. Il tutto finisce con l'acqua turchese che si tinge di rosso.
Sarebbe solo un'altro triste resoconto con protagonista una persona che ha perso la vita nel tentativo di domare un animale selvatico, se non fosse che qui non c'è niente di reale: i video sono falsi, creati malamente con l'intelligenza artificiale. Vediamo come smontare questo trend che sta arrivando anche in Italia, e prepararci ai prossimi.
Perché la storia dell'addestratrice uccisa da un'orca in un parco acquatico non è vera
"Questi sono gli orribili ultimi istanti dell'addestratrice di balene Jessica Radcliffe sono stati ripresi in un video. Gli spettatori di tutto il paese sono scioccati da ciò che è realmente accaduto in quei momenti". Questa è la didascalia tipica che accompagna foto e video dell'addestratrice bionda e giovanissima uccisa dall'orca con cui si stava esibendo in un parco acquatico.
Il fenomeno ha preso piede sui social media statunitensi nelle ultime settimane, ma negli ultimi giorni anche alcuni profili italiani stanno rilanciando la notizia aggiungendo dettagli. Secondo alcuni, la donna sarebbe stata uccisa in uno dei parchi SeaWorld, catena statunitense diffusa in tutto il mondo.
Proprio la compresenza di dettagli relativi al nome della vittima e a una struttura realmente esistente, uniti a foto e video, hanno fatto nascere il dubbio in decine di miglia di utenti che la notizia fosse reale, soprattutto tra coloro digitalmente meno preparati.
Basta fare un giro sui principali media internazionale per rendersi conto che c'è qualcosa che non va. Un incidente così grave avvenuto sotto gli occhi di un nutrito pubblico munito di smartphone sarebbe stato ripreso massicciamente da giornali e tv, nulla invece si legge sui siti più accreditati.
In più, l'azienda che gestisce il parco non ha rilasciato alcun comunicato. Note alla stampa vengono diffuse comunemente persino in occasione della morte degli animali dei parchi, come nel caso dell'orca Keto in Spagna. È impossibile quindi pensare che un'azienda internazionale come quella che gestisce SeaWorld abbracci la strategia del silenzio nel caso della morte di una dipendente durante uno show.
Lo stesso si deve presumere per ciò che riguarda le associazioni di tutela animale, sempre molto vigili quando avvengono incidenti tragici. È difficile credere che le organizzazioni che da anni chiedono la chiusura dei delfinari restino indifferenti davanti alla morte di Jessica Radcliffe, eppure scorrendo le loro pagine non si trova l'ombra di un post sulla vicenda. Ciò perché l'episodio non è mai avvenuto.
Inoltre, guardando i video è facile rendersi conto che molti non sono reali e che presentano una serie di incongruenze molto comuni tra i prodotti dell'IA: pinne che diventano mani, volti sfocati, scarsa fluidità nei movimenti e molto altro. Anche le foto, sebbene più difficili da smascherare, presentano problemi analoghi.
Infine, dovrebbe farci scattare un campanello d'allarme il fatto che le orche pur essendo capaci di uccidere in solitaria un grande squalo bianco non attaccano gli esseri umani, fatta eccezione per alcuni casi avvenuti proprio in parchi acquatici. Casi molto noti proprio per via della loro eccezionalità e attribuibili a pochi individui.
Quali sono i casi veri di addestratori aggrediti dalle orche nei parchi acquatici
Le orche non attaccano mai gli esseri umani in mare, anche se nello Stretto di Gibilterra tendono a farne affondare le imbarcazioni. Non sappiamo con certezza come mai questi predatori non ci attacchino, ma probabilmente è legato al fatto che non ci considerano in alcun modo delle potenziali prede.
Il discorso cambia quando le orche vengono rinchiuse in un ambiente stressante e costrette ad azioni ripetitive come quelle delle esibizioni nei parchi acquatici. È proprio in questi luoghi che sono avvenute le uniche quattro aggressioni mortali di orche su persone ad oggi conosciute, riconducibili a soli due individui.
Tre aggressioni sono da attribuirsi tutte ad un'unica orca: Tilikum, che fino alla sua morte, avvenuta nel 2012, è stata la più grande detenuta in cattività. Dopo essere stata catturata in Islanda ha trascorso la maggior parte della sua vita in cattività, ma non ha mai accettato la questa condizione rendendosi spesso protagonista di incidenti, anche fatali.
Il caso che con tutta probabilità ha ispirato la fake news è avvenuto nel 2010 quando uccise la sua addestratrice, la 40enne Dawn Brancheau, dopo uno spettacolo nel SeaWorld di Orlando. L'addestratrice veterana stava strofinando Tilikum come parte della routine post-spettacolo quando l'orca l'ha afferrata e trascinata sott'acqua.
La prima aggressione mortale di Tilikum risale però al 1991 quando la studentessa canadese di 20 anni, Keltie Lee Byrne, scivolò e cadde nella vasca delle orche del Sealand Pacific, in Canada. I tentativi di salvarla furono vani e inizialmente la sua morte venne attribuita a un malore, ma successive ricostruzioni hanno attribuito la morte direttamente a Tilikum.
Infine, Daniel P. Dukes, 27enne della Carolina del Sud non era un addestratore ma un senza fissa dimora che nel 1999 è accidentalmente scivolato nella vasca di Tilikum nel SeaWorld. Secondo le prime ricostruzioni l'uomo sarebbe morto annegato, ma anche in questo caso indagini successive avrebbero evidenziato segni di morsi e mutilazioni sul cadavere attribuibili all'orca.
Il quarto caso di aggressione è avvenuto nel dicembre del 2009 ad opera dell'orca Keto che attaccò e uccise il suo addestratore, Alexis Martínez, durante una sessione di allenamento in vista dell'imminente spettacolo di Natale del Loro Parque di Tenerife, in Spagna. Nessun video ha ripreso quella scena perché non è avvenuta durante uno spettacolo ma nelle fasi della sua preparazione. Il rapporto dell'autopsia ha affermato che Martinez è morto a causa di un edema polmonare acuto provocato dallo schiacciamento all'altezza del torace. Ferite che secondo i medici sono compatibili con l'attacco di un'orca.