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Lo squalo balena (Rhincodon typus) è il pesce più grande al mondo, un gigante gentile che si nutre di plancton e che trascorre le giornate filtrando l'acqua in cerca di minuscoli organismi. E anche una delle specie oceaniche più amate e ricercate dal turismo naturalistico, ma nonostante ciò è oggi classificato come in serio pericolo di estinzione, dopo che negli ultimi 75 anni la sua popolazione globale si è ridotta di oltre il 50%.
A rendere ancora più fragile la sopravvivenza degli squali balena arrivano ora i dati di uno studio, recentemente pubblicato su Frontiers in Marine Science, che rivela come circa l'80% degli animali osservati nelle acque indonesiane presenti cicatrici e ferite, per lo più provocate proprio da barche turistiche per l'osservazione degli squali e da quelle da pesca.
Pesca e turismo minacciano soprattutto gli squali più giovani e curiosi

Lo studio, coordinato da Edy Setyawan dell'Istituto Elasmobranch, ha monitorato per oltre un decennio gli squali balena che frequentano l'area marina Bird's Head Seascape, nella provincia indonesiana di Papua Occidentale. Qui si estendono 26 aree marine protette, ricche di biodiversità, che attirano non solo la fauna marina, ma anche attività umane sempre più intense. I ricercatori hanno censito gli animali, fotografandone i corpi e registrando la presenza di lesioni.
Dalle successive analisi è emerso che la maggior parte dei segni è riconducibile a collisioni con i cosiddetti bagan, piattaforme da pesca tradizionali, e alle imbarcazioni che trasportano i turisti desiderosi di avvistare da vicino questi giganti del mare. Il dato colpisce soprattutto perché gli squali balena sono noti per la loro curiosità. Sono in particolare i giovani maschi ad avvicinarsi con più frequenza alle imbarcazioni, spesso attratti dal cibo offerto.
Le femmine si mostrano molto più diffidenti, mentre gli adulti, che preferiscono le acque più profonde e lontane dalle coste, vengono avvistati raramente. Proprio questa abitudine di avvicinarsi alle barche rende i giovani particolarmente vulnerabili a urti e contatti con parti sporgenti, eliche o superfici metalliche.
Basterebbe poco per proteggere una specie già a rischio

Secondo i ricercatori, nella maggior parte dei casi le ferite non sono fatali, ma non per questo non hanno conseguenze. Un animale che porta cicatrici e lesioni può essere per esempio più esposto a infezioni e stress, fattori che nel tempo incidono sulla sua salute complessiva e sull'aspettativa di vita. E tutto ciò è ancora più preoccupante se si considera la condizione già precaria della specie, classificata com "In pericolo" nella Lista Rossa IUCN.
La soluzione, spiegano gli autori, non richiederebbe interventi troppo complessi, ma basterebbe modificare leggermente le imbarcazioni, eliminando sporgenze rigide e appuntite che aumentano il rischio di lacerazioni. Una misura semplice, che permetterebbe di tutelare un animale non solo prezioso dal punto di vista ecologico, ma anche fondamentale per le comunità costiere.
Gli squali balena rappresentano infatti una risorsa turistica preziosa e andrebbero protetti anche per questo.