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Se esistesse una gara di velocità tra animali e supercar, per quanto surreale possa sembrare, il risultato non sarebbe affatto così scontato. Ai nastri di partenza potremmo mettere da un lato una Ferrari Purosangue, bolide da 725 cavalli in grado di superare i 310 km/h, mentre dall'altro un falco pellegrino, uno dei rapaci più comuni, anche in città. E in questa folle e ipotetica gara, a differenza di quello che potremmo immaginare, vincerebbe sempre il falco. Ma di slancio.
Perché quello che per la Ferrari è il massimo della velocità raggiungibile, per il pellegrino è normale routine. In picchiata, quando si lancia a tutta velocità verso una preda, un falco pellegrino può arrivare a superare i 320 km/h orari. Secondo alcune stime – da prendere con le pinze, a dire il vero – potrebbe addirittura avvicinarsi ai 390 km/h. Di fatto, il falco pellegrino è, per quanto ne sappiamo oggi, l'animale più veloce della Terra.
Il falco pellegrino, un missile con penne e piume
Il falco pellegrino (Falco peregrinus) rappresenta la perfezione aerea del mondo animale. La sua arma segreta non è però tanto la velocità nel volo orizzontale – lì viene superato da altri uccelli – quanto quella in picchiata. Si tratta di una tecnica di caccia complessa e molto precisa, che ha anche un nome: stooping. Quando un pellegrino individua una preda, solitamente un altro uccello in volo come un piccione o uno storno, il falco non la insegue direttamente, ma fa qualcosa di molto più raffinato.
Per prima cosa si porta in alto, guadagnando quota fino a raggiungere decine o centinaia di metri sopra la sua preda, e poi si lascia cadere. Ma non è semplicemente un volo alla cieca, ma una discesa controllata, calcolata e molto precisa. Il falco chiude le ali, riduce al minimo la resistenza dell'aria e assume la forma perfetta di una freccia vivente. Un proiettile lanciato dal cielo che – attenzione – spesso non colpisce dall'alto. Solitamente, infatti, il rapace supera la sua preda e, a sorpresa, risale e la colpisce dal basso.
Riuscire a catturare le prede a oltre 300 km/h, ha così permesso al pellegrino di conquistare facilmente persino i cieli delle città in tutto il mondo. Un tempo a un passo dall'estinzione per colpa del DDT, oggi il falco pellegrino, che originariamente era diffuso soprattutto lungo le parenti rocciose e le scogliere a picco sul mare, ha trovato nell'ambiente urbano il suo regno perfetto. Milano, Roma, Napoli, passando per Londra, Parigi e New York. In tantissime città e metropoli del mondo, tra grattacieli, monumenti e castelli, sfrecciano i pellegrini.
Un corpo progettato per la velocità

Questa impressionante abilità non è ovviamente frutto del caso, ma il risultato di un'evoluzione affinata in milioni di anni. Il corpo del falco è interamente "progettato" e "accessoriato" per la velocità: aerodinamico, leggero, ma potente, con muscoli forti e ali appuntite e affusolate. La testa è piccola e slanciata, mentre le narici sono dotate di una particolare struttura che regola il flusso d'aria a velocità estreme, dei tubercoli che evitano danni ai polmoni, permettendo all'uccello di respirare, e che hanno ispirato anche le prese d'aria dei jet.
Una volta che il falco ha raggiunto la velocità massima in picchiata, non ha praticamente rivali. E quando arriva il momento dell'impatto allunga le zampe con artigli affilati come lame, colpendo la sua preda con precisione chirurgica. Spesso la vittima muore istantaneamente solo per la forza dell'urto. È un attacco fulmineo, quasi impercettibile a occhio nudo, che talvolta avviene in maniera così rapida che lo stesso pellegrino non riesce ad afferrare la preda al primo colpo, ma ormai senza vita o tramortita, la recupera al secondo tentativo.
È questa combinazione di adattamenti, strategia, velocità e potenza a rendere il falco pellegrino uno dei predatori di maggior successo del regno animale. E non è solo questione di forza, ma soprattutto di tempismo e tecnica. E mentre le Ferrari e le supercar si sfidano sui rettilinei asfaltati, tra i palazzi e grattacieli un falco pellegrino si lancia in picchiata proprio sulle nostre teste e battendo ogni record. Senza motore, senza carburante. Solo con le sue ali e con la perfezione che solo l'evoluzione e la selezione naturale sanno progettare.