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22 Giugno 2025
12:53

Il cane si affeziona a chi lo nutre: quanto c’è di vero in questo luogo comune?

Ancora tante persone credono che un cane si leghi solo a chi gli dà da mangiare. In realtà l’attaccamento di Fido dipende dal tipo di relazione affettiva che si è creata, dalle esperienze condivise e dalla capacità di ogni componente della famiglia di stabilire uno stile di rapporto che è univoco per ognuno di noi.

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Capita spesso di sentire la persona che si occupa di dare la pappa al cane di casa dire che nonostante sia l'unica a preoccuparsi di fornirgli allettanti manicaretti, Fido non ha occhi che per qualcun altro della famiglia. Oppure succede anche l'opposto, ovvero credere che solo chi accudisce i bisogni primari di un cane, come fargli da mangiare, è l'elemento del gruppo sociale a cui si legherà di più.

Come per tutti i luoghi comuni c'è qualcosa di vero sia nella prima che nella seconda ipotesi. Il punto, però, è ancora una volta estremizzare dei concetti e nel caso del rapporto dei cani con il cibo e con l'affetto che riversano nei confronti degli esseri umani, in realtà, c'è proprio un cortocircuito che riguarda ancora l'ignoranza di non sapere che si tratta di un animale dotato di cognizioni e emozioni.  Un cane, semplicemente, sa perfettamente comprendere il contesto e leggere le intenzioni dell'essere umano e, di conseguenza, scegliere in che modo relazionarsi a ogni singolo individuo con cui ha a che fare.

L'idea che il cane si affezioni solo a chi gli dà del cibo affonda probabilmente in radici antiche, secondo un'idea che abbiamo ereditato da un antico passato in cui la prossimità tra gli antenati delle due specie ha fatto sì che si avvinassero per reciproca convenienza. I "lupi ancestrali", da cui derivano i cani moderni, sono stati addomesticati grazie anche al loro ruolo di "spazzini", in epoche lontanissime in cui gli agglomerati umani diventavano fonte di cibo e le comunità approfittavano della presenza di animali più docili che garantivano protezione e poi collaborazione nella caccia.

Andare alla notte dei tempi, però, serve solo per legarci a una storia che racconta qualcosa di unico al mondo: due specie che si sono co evolute e che sono arrivate a sviluppare una relazione in cui avviene quella che è definita "osmosi emozionale", ovvero un contagio emotivo tra persona e cane che è stato studiato anche dalla scienza e che ci fa comprendere quanto ogni relazione sia frutto del tipo di rapporto che si instaura con Fido e quanto ciò dipenda dall'individualità di ciascuno e da quella del singolo cane in quanto tale.

Ci sono quattro zampe che sono affettuosi con tutta la famiglia, altri che "vivono" solo per un unico membro del gruppo. Ciò che deve essere chiaro, in fondo, è che il tempo della "convenienza" finalizzata alla sopravvivenza in natura, a meno che non ci si riferisca ai cani liberi ma anche in questo caso ci sarebbero da fare grandi distingui, è finito da tempo.

Il cane che vive in una famiglia non fa altro che fare quello che anche noi facciamo: scegliere il partner più affidabile e la fiducia per un compagno canino si costruisce attraverso il tempo di qualità che condividiamo con lui o lei, non certo attraverso il riempirlo di un cibo che, Fido lo sa benissimo, gli arriva sempre e puntualmente comunque.

A chi si affeziona di più il cane in famiglia?

Se ti stai ponendo questa domanda e fai parte di un nucleo familiare con più persone e un cane, la risposta la trovi proprio all'interno della tua quotidianità e quella di Fido. Chi è che ha costruito con lui una relazione basata sul rispetto e sull'appagamento i suoi bisogni? E per questi ultimi non si intende quelli "basici", ovvero portarlo a fare il giretto per le deiezioni e dargli da mangiare. Ci si riferisce a tutto ciò che rende felice quel determinato cane che vive in casa con te.

Non si può, infatti, generalizzare quando si parla di un sentimento come l'affetto nei confronti di una persona in particolare da parte di un cane. Legarsi a un essere umano fa tendenzialmente parte del DNA canino. Sebbene vi siano soggetti in natura che preferiscono tenere grandi distanze da noi (cd. cani ferali o semi ferali), nella media la compagnia umana al "miglior amico" della nostra specie piace molto.

Ma stringere un rapporto con qualcuno non vuol nemmeno dire per un cane che gli altri componenti della famiglia non siano da considerare. Andiamo sullo sdolcinato, ma ci sono prove scientifiche di quanto è, del resto, assodato anche dall'opinione comune: un cane ha tanto di amore da distribuire ma non è un pupazzo. Fido sceglie come, quanto e a chi darlo e a seconda della relazione che si è creata, così, con ogni componente varierà l'intensità del suo dimostrare affetto.

Il cibo è un elemento importante nella costruzione del legame con un cane, non possiamo negarlo, ma troppe "scuole di cinofilia" – soprattutto nell'addestramento e anche nel gentilismo – ancora passano attraverso la corresponsione di "premietti" per far eseguire al cane ciò che la persona desidera. Ridurre però a "lo cibo e per questo sono la sua persona del cuore" un discorso complesso che invece riguarda lo stile di relazione che si è creata non fa altro che delegittimare la complessità della socialità canina.

Nella storia di vita che lega una persona a un cane dal punto di vista di quell' "amore assoluto" che ci piace tanto che Fido ci dimostri ci deve essere, in realtà, un grande impegno da parte dell'umano di riferimento. Una consapevolezza di base dell'avere di fronte un individuo che si concretizza nella qualità del tempo trascorso insieme, nell'essere una guida coerente anche nel dire i "no" necessari a far crescere un cane con una buona autostima ed auto efficacia. In breve, un cane si lega a chi lo fa sentire compreso, rispettato e al sicuro.

Come ha spiegato l'istruttore cinofilo Luca Spennacchio su Kodami, poi "dobbiamo considerare anche che vi sono altri fattori: delle affinità particolari tra individui, degli attrattori, per così dire, che non trovano spiegazione analizzando i fatti. Alla fin fine si parla qui della dimensione affettiva, una di quelle cose che resterà forse per sempre un mistero, la cui comprensione si limiterà alla superficie. Sapere perché si ama una persona piuttosto che un’altra non è cosa alla quale nemmeno la scienza – forse – potrà mai rispondere, e onestamente ci viene da pensare che forse sia meglio così".

I cani capiscono chi si prende cura di loro?

L’attaccamento che un cane sviluppa verso una persona non è un riflesso condizionato, della serie "tu mi dai il cibo e io ti voglio bene": è un percorso di vita che ha molti tratti in comune con quello che un bambino prova per i genitori o nei confronti di chi si occupa di lui.

Uno studio pubblicato nel 2009 ha dimostrato che Fido manifesta maggiore attaccamento verso la persona che gli rimane accanto nei momenti critici o stressanti, guidandolo, anche se non è quella che lo nutre quotidianamente. La ricerca non si riferisce esplicitamente al cibo, ma ha profondamente analizzato come i diversi metodi di addestramento influenzano i comportamenti del cane, e in particolare la probabilità che sviluppi problemi comportamentali per quelli sottoposti a punizioni e coercizione.

I cani, dunque, capiscono benissimo chi davvero ha interesse e, soprattutto, rispetto per loro e sanno distinguere in che modo ognuno di noi si relaziona a loro. Per fare un esempio, Fido sicuramente vuole bene a chi ogni giorno si preoccupa di preparargli la pappa ma se ha una relazione con un altro membro della famiglia che non provvede a cibarlo ma lo porta in natura a correre o gioca con lui e gli consiglia pure cosa è giusto fare in situazioni in cui si sente in difficoltà, ecco che questa sarà la sua "persona del cuore". 

Un cane ricorda chi si avvicina a lui con rispetto, sa bene chi è capace in un nucleo familiare di cogliere i suoi segnali di stress o disagio e, soprattutto, chi gli restituisce la sua individualità, lo "vede" e lo fa sentire in linea con la sua personalità e le sue motivazioni.

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