
Nel cuore del Salento, tra le acque basse della laguna di Porto Cesareo, un gruppo ornitologi ha appena scoperto una nuova e inaspettata alleanza animale tra due uccelli acquatici: quella tra garzette e cormorani, due specie molto comuni in Italia, ma che nessuno fino a oggi aveva mai visto unire le forze in questo modo per andare a caccia insieme. A svelarlo è un caso studio presentato lo scorso settembre al Convegno Italiano di Ornitologia di Lecce.
Osservazioni, foto e video documentano per la prima volta quello che gli esperti definiscono un caso di foraggiamento cooperativo-commensale tra questi due predatori. In altre parole, garzette e cormorani sembrano proprio unire le forze per intrappolare i pesci, tra le prede preferite di entrambe le specie, e aumentare così le possibilità di cattura. Si tratterebbe di un raro caso di caccia cooperativa tra due specie diverse, una delle associazioni animali più affascinanti in assoluto.
Un'alleanza nata in inverno tra le acque di Porto Cesareo

La scoperta è frutto di un lavoro di osservazione durato tre inverni consecutivi (dal 2022 al 2025), condotto da Leonardo Chiriacò dell'Associazione ARDEA, Luca De Gaetanis dell'Università del Salento e Rosario Balestrieri, ornitologo della Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli.
Nel tratto di costa noto come La Strea, all'interno della Riserva Naturale Regionale e dell'Area Marina Protetta di Porto Cesareo, gli studiosi hanno notato che, in diverse occasioni, le garzette (Egretta garzetta) e i cormorani (Phalacrocorax carbo) non si limitavano a condividere semplicemente lo stesso spazio di caccia lungo le sponde della laguna, ma sembravano proprio coordinarsi attivamente.
Questa curiosa alleanza è stata osservata in nove diverse occasioni e di solito coinvolgeva mediamente otto cormorani e nove garzette. La sequenza di caccia si ripeteva con una sorprendente regolarità: i cormorani si radunavano e iniziavano a immergersi in gruppo, spingendo i pesci verso le acque più basse. Lì, le garzette, già posizionate in attesa lungo la riva, coglievano il momento per colpire e catturare le prede disorientate.
Chi guida chi?

Specie diverse che uniscono le forze, più o meno consapevolmente, non sono un evento così raro. Di solito, tuttavia, una delle due specie viene considerata "follower", ovvero un'opportunista che approfitta dell'attività di un predatore più efficiente, senza arrecargli danno. In questo caso dovrebbe essere la garzetta a "seguire" e ad approfittare dell'attività di caccia del cormorano, eppure a Porto Cesareo non sempre le cose sono andate esattamente in questo modo.
In alcune occasioni, infatti, sono state proprio le garzette a muoversi per prime, quasi "guidando" i cormorani verso le aree più pescose. Un ribaltamento di ruoli che solleva domande nuove sul confine tra il commensalismo (ovvero un vantaggio per una sola specie) e il mutualismo (benefici evidenti per entrambe le specie coinvolte). Come spiega infatti Rosario Balestrieri, ornitologo della Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli:
"Queste osservazioni confermano che il regno animale non si limita alle sole competizioni per la sopravvivenza. Esiste, al contrario, un vasto repertorio di strategie di facilitazione, dove l'interazione con un'altra specie può fare la differenza tra una caccia di successo e una fallimentare. Il vero enigma è stabilire se si tratti di puro commensalismo, con la garzetta opportunista, o di un mutualismo emergente in cui anche il cormorano trae un vantaggio, seppur minimo".
La cooperazione tra specie diverse: un fenomeno diffuso, ma ancora misterioso

Balestrieri sottolinea inoltre che la coppia garzetta-cormorano "non è un classico da manuale", perché entrambe le specie sono in realtà cacciatori efficienti e autosufficienti. "Vederli combinare le loro diverse tecniche – la garzetta che pedina in superficie e il cormorano che insegue sott'acqua – è come assistere a una manovra coordinata che stringe i pesci in una morsa perfetta", racconta.
Negli ultimi anni, l'etologia e lo studio del comportamento animale hanno rivolto grande attenzione alle interazioni cooperative tra specie diverse, soprattutto in relazione all'alimentazione. In natura, infatti, non esistono solo competizione e predazione, ma anche strategie che si basano su facilitazione e cooperazione. Con "cooperazione" si intende un'interazione in cui entrambe le parti ottengono un beneficio attivo; con "facilitazione", invece, un vantaggio anche solo unilaterale.

Il confine tra queste due forme può essere però molto sottile e, spesso, mutevole nel tempo, anche a seconda del contesto ambientale e delle opportunità. Tra gli esempi più noti in tal senso troviamo l'associazione tra uccelli marini e cetacei, che spesso vediamo anche nei documentari. Spesso quando i delfini spingono verso la superficie i banchi di pesci, i gabbiani, le sule e le sterne ne approfittano per catturarli con più facilità dall'alto.
In Africa, invece, una collaborazione antichissima lega gli uccelli indicatori del miele (Indicator indicator) agli esseri umani e altri mammiferi. Gli uccelli conducono i raccoglitori alle colonie di api e in cambio ricevono parte della cera e delle larve nell'alveare. In Nord America, infine, c'è invece una delle "amicizie animali" più consolidate e conosciute, quella tra i tassi americani (Taxidea taxus) e i coyote (Canis latrans) che vanno a caccia di roditori insieme. I primi mettono a disposizione le abilita di scavo, i secondi la velocità ne rincorrere le prede in fuga.
Tra gli uccelli c'è ancora molto da scoprire e serve l'aiuto di tutti

Nel mondo degli uccelli acquatici, interazioni simili sono state già osservate tra il gabbiano comune (Chroicocephalus ridibundus) e lo svasso piccolo (Podiceps nigricollis), o tra la stessa garzetta e la spatola (Platalea leucorodia), dove però di solito una sola specie trae vantaggio dalla predazione dell'altra. C'è ancora tanto quindi da scoprire e secondo Leonardo Chiriacò, la chiave resta l'osservazione diretta e paziente.
"L'interazione è stata notata solo durante l’inverno, probabilmente perché le condizioni ambientali, livello dell’acqua, la temperatura e la concentrazione delle prede, rendono la collaborazione ecologicamente conveniente – spiega Chiriacò – Questo dimostra quanto sia importante continuare a osservare, stagione dopo stagione, e quanto anche il birdwatching possa contribuire alla scienza".

Luca De Gaetanis, che ha presentato lo studio al Convegno che si è tenuto a Lecce, lancia infine un appello: "Ci auguriamo che questo studio sia un invito all’azione per birdwatcher e appassionati. La natura è piena di micromondi ancora da esplorare. Ogni osservazione può rivelare dinamiche nascoste della cooperazione animale, anche nei luoghi più familiari. Per segnalare interazioni analoghe fra garzette e cormorani è stato attivato l'indirizzo e-mail cormoranigarzette@gmail.com".
Questa nuova e inaspettata alleanza tra garzette e cormorani non è quindi solo una curiosità etologica, ma è l'esempio di come la cooperazione, anche temporanea, può aumentare la sopravvivenza e l‘efficienza predatoria di due specie diverse, talvolta anche in competizione. È un tassello importante, anche se ancora tutto da approfondire, che arricchisce la comprensione delle reti ecologiche e soprattutto della straordinaria plasticità comportamentale del mondo animale.