
Per oltre un secolo Cassius ha letteralmente sfidato la morte. Ha superato ferite gravissime, l'età avanzata, la cattività e i limiti biologici di una specie che raramente arriva a vivere così a lungo. Poi, all'improvviso, nel novembre del 2024, il coccodrillo più grande del mondo in cattività è morto nel parco Marineland Melanesia, sull'isola di Green Island, in Australia. Oggi, grazie ai risultati della necroscopia, sappiamo finalmente cosa lo ha ucciso.
Cassius era un coccodrillo marino (Crocodylus porosus), la specie di coccodrillo più grande esistente. Era lungo circa 5,5 metri e, secondo le stime, aveva tra i 110 e i 120 anni, un'età eccezionale anche per uno dei rettili più longevi del pianeta. Eppure, solo poche settimane prima della morte, i veterinari avevano certificato che stava bene: era vigile, attento e in buone condizioni. Nessun segnale evidente che lasciasse presagire la sua fine.
A ucciderlo è stata una ferita del passato mai del tutto guarita
A fare chiarezza sono stati i ricercatori del Centre for Crocodile Research, che hanno eseguito la necroscopia. Dai risultati è emerso che Cassius è morto a causa di un'infezione legata a una ferita subita più di 40 anni fa, quando viveva ancora in natura. Secondo gli esperti, quell'infezione non si era mai diffusa perché il corpo del coccodrillo l'aveva "incapsulata" all’interno di un ascesso fibroso che può formarsi attorno a batteri o tessuti danneggiati. In pratica, il sistema immunitario ha isolato il problema rendendolo inattivo per lunghissimo tempo.
Nel caso di Cassius, questa capsula protettiva ha funzionato per decenni poi, con l'avanzare dell'età, l'organismo non è più riuscito a mantenerla integra. Il tessuto si è deteriorato, la "capsula" si è rotta e l'infezione si è diffusa rapidamente in tutto il corpo, portando alla morte dell'animale. Gli studiosi hanno spiegato ad ABC News che ritengono che l'origine di tutto risalga a un incidente avvenuto addirittura negli anni 80, quando Cassius fu colpito e ferito dall'elica di un'imbarcazione.

In quell'occasione perse la zampa anteriore sinistra, parte del muso e l'estremità della coda. Ferite devastanti, ma che erano apparentemente ben guarite. Solo durante la necroscopia è emerso un dettaglio cruciale: anche la gabbia toracica era stata danneggiata, cosa di cui nessuno si era mai accorto. Una costola sinistra risultava infatti più lunga e deformata rispetto a quella destra, segno di una lesione interna che non aveva mai dato segni evidenti all'esterno.
La cattura, la fama e il nome di una leggenda che continuerà a "vivere"
Cassius fu catturato nel 1984 nel fiume Finniss, vicino alla città Darwin, perché ritenuto troppo pericoloso e dopo un lungo trasferimento via terra e via mare, e poi arrivato a Marineland Melanesia nel 1987, dove ha vissuto per quasi quarant'anni fino alla sua morte. Il suo nome è un omaggio a Cassius Clay, il vero nome del pugile Muhammad Ali, un chiaro riferimento alla sua stazza e alla sua forza fuori dal comune.
Per anni è stato riconosciuto come il più grande coccodrillo in cattività dal Guinness World Records, prima di essere superato nel 2012 da un altro coccodrillo marino gigante, Lolong, lungo ben 6,17 metri. Sorpasso che, tuttavia, è durato poco. Con la morte di Lolong, avvenuta nel febbraio del 2013, Cassius aveva riconquistato il titolo di coccodrillo vivente più grande del mondo, anche se il suo rivale rimane ancora oggi il più grosso mai esistito.

Oggi Cassius non c'è più, ma la sua storia è tutt'altro che finita. Il suo corpo, tassidermizzato e ancora privo della zampa sinistra e della punta della coda, è tornato imbalsamato a Marineland Melanesia ed è esposto in una nuova area museale. Non come semplice attrazione, ma come testimonianza vivente di quanto possano essere grandi, forti e resistenti i coccodrilli marini, tra i predatori più antichi e affascinanti del nostro pianeta.