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Il 7 maggio due cuccioli di orso marsicano sono stati trovati senza vita all'interno di un laghetto artificiale a Scanno, in Abruzzo. Quella marsicana è la sottospecie di orso più rara al mondo, e anche quella maggiormente esposta al rischio di estinzione. In ragione di questa unicità, gli enti parco, a cominciare proprio dal Parco Nazionale d'Abruzzo, si prendono cura della popolazione attraverso azioni di monitoraggio del territorio, informazione al cittadino e interventi infrastrutturali.
La mano degli enti parco si ferma però molto presto, precisamente dove iniziano le competenze di altre istituzioni: Comuni e Regioni. L'invaso artificiale dove gli orsetti sono morti era parte di un impianto sciistico ormai dismesso e il suo stato di abbandono, con la conseguente pericolosità, era nota da tempo. Nel 2021 era già stato oggetto di un intervento di messa in sicurezza vanificato da successive nevicate. Il Comune di Scanno, responsabile della gestione dell'infrastruttura, stavano definendo i nuovi interventi per la messa in sicurezza definitiva, ma gli orsi lo hanno anticipato.
A Fanpage.it il direttore del Parco d'Abruzzo Lazio e Molise, Luciano Sammarone, aveva spiegato l'amarezza degli enti parco, i quali davanti alla gestione degli orsi sono "come genitori senza patria potestà". Oggi Fanpage.it ha raggiunto la senatrice Gabriella di Girolamo, capogruppo del Movimento 5 Stelle in commissione Ambiente, per fare chiarezza sulle responsabilità di Comuni, Regioni, Parchi, e anche dello Stato, davanti alla strage degli orsi causata dall'incuria dell'uomo.
Senatrice, il Parco d'Abruzzo ha assunto su di sé la responsabilità di proteggere gli orsi marsicani, ma non reputa di avere tutti gli strumenti adeguati per farlo. Gli orsi morti a Scanno erano in un'area esterna al Parco, ad esempio. Cosa più fare lo Stato per ridare agli enti parco la "patria potestà" che manca?
L'invaso era situato nella Zona Speciale di Conservazione attigua al Parco Nazionale d'Abruzzo Lazio e Molise. La responsabilità dell'ente è quindi limitata perché non può intervenire in un'area su cui non ha la competenza diretta. C'è bisogno di un aggiornamento normativo per andare a mettere un freno a tragedie come questa dando al Parco la competenza per agire anche nell'area contigua ai suoi confini.
Esiste già una proposta in tal senso?
Con il Movimento 5 Stelle ci stiamo già muovendo proprio per andare ad aggiornare la legge quadro delle aree protette, che è del 1991. Oltre trent'anni fa ha permesso la proliferazione dei Parchi, però è rimasta al '91 e le cose sono molto cambiate. Al momento è una proposta di legge alla Camera, ma verrà presentata anche al Senato. Con questo strumento potremmo ampliare l'area protetta e andare così a incidere proprio sulla responsabilità di chi lascia un'opera incustodita come in questo caso.
Gli orsi marsicani rappresentano anche una risorsa importante per le comunità abruzzesi che grazie a questi "ambasciatori" stanno rivitalizzando il settore del turismo naturalistico. Proteggerli significa quindi aiutare anche le comunità locali. Possibile che non ci siano strumenti adatti da proteggere questi animali a rischio di estinzione?
Gli strumenti ci sono, quello che manca molto spesso è la volontà politica. I decisori politici spesso hanno altre priorità, diverse da chi ha maggiore sensibilità. Se poi parliamo di Regioni come Abruzzo e Lazio, governate dalla destra, il discorso si fa ancora più complesso dato che tutto il centro-destra nega fenomeni come, ad esempio, i cambiamenti climatici e ha un'ideologia permettista che va da tutt'altra parte rispetto a quella della conservazione.
C'è un modo per bypassare una volontà politica che cambia insieme ai governi locali?
In questo caso specifico, tornando all'invaso artificiale di Scanno, quello è situato in un'area di conservazione attigua al Parco abruzzese, si potrebbe quindi pensare all'estensione di questa competenza, dato che nel Parco non succedono certe cose o ne succedono meno, perché ha maggiore capacità di intervenire. Anche qui però ci sono dei limiti, e le competenze devono essere suddivise con altri. E poi, ovviamente, per la messa in sicurezza di queste zone c'è bisogno di investimenti, in questo senso la Regione si sta muovendo a pezzi. Inoltre c'è anche un'ulteriore necessità oltre alla questione delle competenze e degli investimenti economici.
Quale?
La necessità di istruire la popolazione che vive nella regione verde d'Europa, quella con il maggior numero di parchi. Qui le persone devono essere educate al rispetto, e al comportamento corretto da tenere in caso di incontro ravvicinato con gli animali selvatici, e alla gestione corretta dei rifiuti, delle attività agricole, e molto altro ancora. Molte comunità vivono dell'indotto creato dal turismo naturalistico, quindi è un obbligo del decisore politico quello di dare un'indicazione, un'istruzione al cittadino su come coesistere con cervi, lupi e orsi.
