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Il mio cane è un tipo che tende gli agguati. Sì, succede a molti di convivere con un quattro zampe che mentre si passeggia tranquillamente per il quartiere, e nulla sembra presagire alcun pericolo all'orizzonte, ecco che all'improvviso si mette giù come se fosse un silenzioso predatore della Savana pronto a tendere la trappola all'ignara preda.
Il fatto evidente, però, e che di certo Frisk ed io non siamo in mezzo alla giungla, nonostante le città tali siano definite molto spesso completando la frase con la parola "d'asfalto" su cui, appunto, il mio cane decide di acquattarsi in una "posa plastica" spesso ottenendo sorrisi incuriositi da parte dei passanti, occhi al cielo da parte mia che sono consapevole di ciò che sta per accadere e, soprattutto, gli sguardi preoccupati da parte dell'altra persona a passeggio con il suo cane che stava venendo verso la nostra direzione.
La modalità in cui entra il mio cane, comunque, è la stessa per cui lo fanno anche molti altri suoi conspecifici ma la ragione che sottende il comportamento può essere molto differente a seconda del soggetto. Lì dove infatti questo atteggiamento ha alla base un richiamo all'istinto predatorio ancestrale che i nostri animali di famiglia hanno conservato nel loro DNA, il repertorio comportamentale "moderno" li induce a tendere gli agguati non solo per simulare l'atto della predazione in natura ma rientra anche in una ritualità dovuta ad esempio, come nel caso di Frisk, a una forma di insicurezza rispetto a chi si paleserà di fronte a lui.
Andando più nel dettaglio, a seguire, vedremo infatti quanto conta l'essere stato un carnivoro predatore per il cane in epoche ormai remotissime e quanto invece l'espressione dell'agguato è diventata una modalità dovuta a motivazioni differenti che riguardano quasi sempre l'approccio con un individuo della stessa specie.
Un cane si mette in posizione d'agguato abbassando tutto il corpo quanto più possibile, tenendo lo sguardo puntato su ciò che ha catturato la sua attenzione e le zampe anteriori sono sempre portate più avanti rispetto al baricentro che rimane sul posteriore proprio per essere pronto a tendere il balzo. Non dimentichiamoci poi un elemento fondamentale della comunicazione canina attraverso il quale il "miglior amico dell'uomo" non mente mai: la coda. In questi casi è. solitamente. leggermente ondulata e molto tesa.
Il significato dell'agguato secondo l'etologia canina
A spiegare su Kodami quale sia il significato dell'agguato secondo l'etologia canina è stato l'istruttore cinofilo Francesco Cerquetti. "Pensando alla tipica postura di agguato, possiamo inserirla nell’etogramma di diverse specie all’interno di una sequenza più complessa e tipica dei predatori, che ci consente di comprendere tanto ciò che avverrà prima quanto quello che seguirà. Ed infatti in tutte le specie che lo mettono in atto vi sarà una fase di avvistamento di un potenziale target, seguita dall’acquattamento tipico dell’agguato (magari accompagnato da una serie di lenti passi ‘ventre a terra'), per poi alla fine esplodere in uno scatto improvviso e in un approccio fulmineo verso il proprio bersaglio".
In particolare, per quanto riguarda la proposizione di questa postura da parte di un cane "benché tali osservazioni possano darci conto del perché questo comportamento è nato e del come si sia evoluto ed affinato in rapporto alla caccia, ciò ancora non spiega tutto – ha sottolineato l'istruttore – La maggiore difficoltà risiede nel fatto che gli animali possono emettere comportamenti simili in circostanze o con finalità molto diverse tra loro, ad esempio nell’ambito del gioco oppure in altre dinamiche sociali. Quel che è necessario comprendere è dunque in questi casi cosa vi è di simile e cosa invece è diverso".
L'effetto sorpresa dell'agguato: perché il cane cerca di mimetizzarsi
Andiamo dunque al succo e ritorniamo sull'esempio di Frisk per capire che dietro quella postura non vi è solo e necessariamente una motivazione predatoria o un istinto atavico finalizzato alla predazione e che ora è diventato solo un lontano ricordo, ma anche l'espressione nel caso specifico del mio cane della sua insicurezza nelle interazioni con gli altri cani. Per altri soggetti, però, l'agguato potrebbe essere invece anche l'espressione di una dinamica di gioco rivolto però tendenzialmente a qualcuno con cui si ha già confidenza.
Ciò che è evidente è che il cane in questo modo punta all'effetto sorpresa e lo fa rallentando i suoi movimenti e mantenendo gli occhi sull'obiettivo, cosa che sicuramente fa "preoccupare" l'altro cane una volta che poi entra in contatto effettivo e lo pone in allerta immediata, seppure impreparato perché l'immobilità dell'altro genera confusione nell'approccio.
Del retaggio genetico del predatore, dunque, è rimasta la forma ma non la sostanza – a parte per i cani che hanno una forte motivazione predatoria – e l'esito dell'incontro/scontro dipenderà dalla reazione dell'altro che comunque non è di certo a suo agio di fronte a un suo simile che lo "accoglie" in questo modo.
Perché il cane fa gli agguati agli altri cani
Accennavamo prima a quelle che sono le spiegazioni da oggi date da esperti di etologia canina per definire le motivazioni che possono essere alla base del comportamento. Volendo provare a fare un elenco, possiamo distinguerne alcune.
Strategia di difesa – Rientra in questa ipotesi quella che in precedenza ho descritto come insicurezza facendo l'ipotesi di Frisk. Un cane che non si sente abile ad avere interazioni sociali equilibrate per suoi deficit di socializzazione o anche proprio e semplicemente per il suo profilo caratteriale, sceglie di porsi nella posizione dell'agguato pensando così di poter controllare meglio la reazione dell'altro cane che comunque viene visto come un "pericolo".
- Controllo sulle interazioni – Indipendentemente da come si sente un cane nei confronti di un altro sconosciuto, acquattarsi indica un segnale molto chiaro a livello comunicativo nei confronti del conspecifico: non è un incontro a braccia aperte, verrebbe da dire se si trattasse di persone, ma un segnale chiaro in cui si sta dicendo all'altro "occhio a come ti presenti".
- Azione ludica e gioco di ruolo – Viene sperimentata principalmente dai cuccioli la prima e la seconda all'interno di gerarchie sociali tra cani in fase adolescenziale. Queste modalità sono più facili da riscontrare nei branchi di cani liberi e, a volte, si possono notare nei gruppi di socializzazione nei centri cinofili. Possiamo immaginarlo come un esercizio che i più piccoli fanno per conoscere le tecniche di comunicazione tipiche della specie e usarle per poi diventarne più coscienti una volta adulti. In questi casi non c'è alcuna intenzione "bellicosa" ma si tratta di gioco finalizzato alla scoperta delle proprie capacità comunicative e per comprendere quelle degli altri.
- Motivazione predatoria – Ci sono cani che hanno nel loro repertorio comportamentale l'agguato. I cani da pastore, soprattutto, e l'esempio più lampante è quello dei Border Collie, veri maestri di questa "posa" che utilizzano per gestire il bestiame che controllano anche solo con lo sguardo ponendosi proprio in quella posizione. Altri esempi di razze sono i cosiddetti "cani da ferma" come i Pointer che si dedicano all'attività venatoria e sono stati selezionati proprio per mettere in atto anche posizioni simili all'agguato durante la sessione di caccia, rimanendo immobili prima di partire all'inseguimento della preda oppure, come nel caso del Pointer, stando proprio fermi nella classica posa con la zampa alzata che è diversa però dalla postura appunto dell'aquattarsi.
- Retaggio predatorio – Indipendentemente dalla razza o dal mix di geni ereditati nei meticci, sono molti i cani che mettono in atto l'agguato e ciò, oltre che per le motivazioni che attengono alla personalità del singolo soggetto, può essere considerata una eredità dovuta al "cane ancestrale" ovvero a quell'animale da cui derivano i cani moderni che era un predatore selvatico e che quindi va identificato storicamente in esemplari vissuti prima della domesticazione e dunque, secondo gli ultimi studi, presente ben oltre 30 mila anni fa e che può essere immaginato come un lupo ancestrale, simile all'attuale lupo grigio.