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27 Novembre 2024
9:00

Cosa si nasconde dietro la vendita di animali nei negozi: ecco perché dovrebbe essere vietata

In Italia la vendita di animali nei negozi è legale, ma questa pratica nasconde numerose criticità: gli animali vivono in un ambiente privo di stimoli, i cuccioli vengono separati precocemente dalla madre e la loro provenienza è spesso dubbia. Vediamo quindi cosa possiamo fare.

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A cura di Laura Arena
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Ancora accade in tutta Italia di vedere un cucciolo venduto in un negozio, saltellante in cerca di attenzioni, rinchiuso in un kennel o in una vetrina. Questa pratica, anche se non più frequente come nel passato, non è completamente estinta e nel nostro paese non è regolata da alcuna normativa a livello nazionale. La vendita di animali nei negozi cela dietro di sé numerose criticità che sempre più Paesi stanno cercando di colmare con normative specifiche.

È ormai verificato da una florida letteratura scientifica che gli animali sono esseri senzienti con necessità biologiche ed etologiche ben chiare, caratterizzati ognuno da un repertorio di emozioni tipico di ogni specie e paragonabile al nostro. Eppure al giorno d’oggi sono ancora venduti come oggetti.

Cani e gatti di razza, furetti, porcellini d’India, rettili, volatili e uccelli esotici: ogni giorno sono oggetto di un business di dimensioni impressionante, anche a livello internazionale, sia in forma legale che illegale.

I canali dove reperire animali per la compravendita sono numerosi: negozi di animali, cucciolate casalinghe, vendita online, allevatori (amatoriali o professionali).

Pratiche come la vendita in negozi e la vendita online, in particolare, celano a loro volta fenomeni estremamente tristi e assolutamente illegali come il traffico illecito e/o l’allevamento intensivo di cuccioli. Tramite un clic o una visita ad un negozio, in Italia si possono ancora acquistare cuccioli e altri animali che sono trattati alla stregua di merce in esposizione.

La situazione normativa in Italia

Nel Belpaese non esiste nessuna normativa nazionale che vieti la vendita di animali nei negozi. La pratica è invece regolamentata a livello locale con normative comunali o regionali. A seconda del territorio può esistere quindi un regolamento che vieta l’assoluta vendita di cani e gatti nei negozi oppure ci sono normative che ne regolano l’esposizione. È comune infatti che sia vietata l’esposizione degli animali nelle vetrine esterne al punto vendita (su di una strada o un’area pubblica), mentre può essere ammessa l’esposizione in vetrine interne del negozio (senza dare visibilità esterna).

Da tempo il Governo è chiamato a legiferare in merito, si aspetta ancora una legge nazionale che vieti l’assoluta vendita di animali nei negozi, oltre che la vendita online, sia per la tutela del benessere degli animali che per poter garantire una corretta tracciabilità e per poter promuovere maggiormente le adozioni, invece che l’acquisto.

Cosa succede negli altri paesi? L'esempio di Spagna, Francia e USA

A livello internazionale alcuni paesi hanno detto basta alla vendita di animali nei negozi. La nuova, e prima, legge nazionale spagnola sulla protezione e il benessere animale pubblicata quest’anno, tra le diverse innovazioni, introduce il divieto di vendita di cani, gatti e furetti nei negozi. In Spagna, infatti sarà vietata questa pratica e gli animali di razza saranno acquistabili solo da allevatori registrati. Le associazioni potranno invece creare degli accordi di collaborazione con alcuni negozi già esistenti per favorire le adozioni degli animali ospitati nei rifugi. È inoltre regolamentata in maniera più stringente la detenzione di altri animali (volatili, rettili, roditori, ecc.) in queste strutture.

Lo stesso farà la Francia, che dal 2028 vieterà la vendita dei cuccioli di cani e gatti nei negozi, oltre a inasprire le pene per maltrattamento e abbandono di animali.

Negli Stati Uniti, la California ci aveva già pensato nel 2018: la normativa locale (la Pet Rescue and Adoption Act) ha bandito la vendita di cani, gatti e conigli nei negozi ed ha inoltre introdotto la possibilità per i negozi di ottenere gli animali esclusivamente da rifugi locali. Gli obiettivi sono chiari: favorire le adozioni di animali abbandonati e diminuirne le eutanasie, ridurre le spese di gestione dei rifugi e combattere le Puppy Mills, fonte di cuccioli fortemente presente negli Stati Uniti. A seguito dell’introduzione di questo cambio culturale, più di 250 città negli Stati Uniti (tra cui Boston, Chicago e Los Angeles), hanno introdotto leggi simili.

In Canada invece la vendita di animali di razza nei negozi è vietata dal 2019.

Quali sono le criticità della vendita di animali nei negozi?

I negozi di animali presentano numerosissime criticità, ed è per questo che sempre più nazioni o città stanno promulgando normative ad hoc. Questo è ciò che ci si aspetta anche dall’Europa tutta, e dall’Italia nello specifico.

Le criticità si sviluppano su distinti livelli. Primo fra tutti quello morale: ad oggi è impensabile che cuccioli di cani e gatti, o qualunque altro animale domestico o selvatico tenuto in cattività, sia venduto come una merce.

Poi c'è l'aspetto del benessere animale. L’isolamento nei kennel o nelle vetrine, l’ambiente privo di stimoli sociali ed ambientali positivi, la separazione precoce dalla madre: sono alcuni dei fattori che si relazionano con la carenza di benessere animale nei negozi. In queste strutture gli animali presentano anche problemi di salute, spesso non percettibili a semplice vista. C'è poi l'aspetto legale: la provenienza degli animali è spesso dubbia. Le relazioni con il traffico illecito e con le “fabbriche di cuccioli” sono ormai chiare. Sono infine numerosi gli illeciti di tipo fiscale e di tracciabilità in queste strutture.

Cosa possiamo fare?

Se capita di imbattersi in situazioni in cui gli animali sono venduti nei negozi possiamo in primo luogo assicurarci di cosa dice la normativa locale a riguardo.

Se gli animali sono detenuti, oppure esposti, in condizioni di sofferenza, senza possibilità di sottrarsi alla vista dell’uomo o a fonti di luce e rumori molesti, o sono comunque sottoposti a altri tipi di molestie, è ipotizzabile il reato di maltrattamento animale o di detenzione incompatibile (art. 544 ter. e art. 727 del Codice penale italiano).

Se qualcosa non ci convince possiamo quindi fare una segnalazione all’associazione di protezione animale locale, o ad una nazionale, o alle forze dell’ordine che dovranno assicurarsi che il venditore abbia messo in atto tutti i requisiti necessari a garantire lo stato di benessere psico-fisico degli animali.

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