
Il termine "biscia" viene a volte usato in modo un po' indiscriminato e impreciso per indicare qualsiasi serpente non velenoso. In realtà, con questo nome comune si indica un gruppo molto preciso di serpenti, ovvero le natrici, diverse specie appartenenti al genere Natrix. Spesso però, per semplificazione o per istinto rassicurante, lo usiamo anche in contrapposizione al termine vipera, gli unici serpenti velenosi e potenzialmente pericolosi presenti in Italia: "Tranquillo, è una biscia" è diventato quasi sinonimo "non è una vipera".
Così accade però che anche altre specie, come il biacco (Hierophis viridiflavus), un colubride completamente innocuo, ma molto diverso dalle natrici, vengano chiamate "bisce" in senso generico, ma errato. Distinguere correttamente tra una biscia e un biacco non è però solo un esercizio di pignoleria naturalistica, ma ci aiuta innanzitutto a conoscere meglio la biodiversità che vive intorno a noi, ma anche a ridurre paure ingiustificate e fraintendimenti nei confronti di rettili affascinanti e molto utili per gli ecosistemi.
Come distinguere le bisce dai biacchi: caratteristiche fisiche e habitat

Le bisce, o natrici, sono i serpenti appartengono al genere Natrix, rettili particolarmente legati alle zone umide, da qui anche il termine "bisce d'acqua". Le specie presenti in Italia sono quattro: le due natrici dal collare (Natrix natrix e N. helvetica), due serpenti "gemelli" e quasi indistinguibili tra loro se non per la distribuzione; la natrice tassellata (Natrix tessellata), dal corpo maculato e la testa più appuntita; la meno comune natrice viperina (Natrix maura), che può ricordare la colorazione delle vipere, ma rimane innocua.
Le natrici sono tutti serpenti strettamente associati all'acqua: stagni, fossi, fiumi e laghi sono i loro ambienti preferiti. Hanno corpo lungo slanciato, testa poco distinta dal collo, squame dorsali carenate (con una sottile cresta centrale) e possono superare il metro di lunghezza. Le natrici dal collare, inoltre, da adulte si distinguono piuttosto facilmente da qualsiasi altro serpente per il caratteristico "collare" giallo e nero presente dietro la testa e da cui hanno preso il nome. Sono inoltre bravissime a fingersi morte, con tanto di rilascio di sostanze puzzolenti.

Il biacco, invece, è un serpente meno legato all'acqua, diffuso praticamente in tutta Italia e che predilige ambienti più secchi e soleggiati, come prati, margini boschivi, campi coltivati, giardini incolti. Da giovane presenta una colorazione più variabile e chiara chiazzata di giallo e rosso, che con l'età diventa uniformemente scuro con strisce e macchie gialle-verdi o completamente nero nella sottospecie melanica chiamata carbonarius, diffusa soprattutto nelle regioni del Sud.
È un serpente molto più agile e mordace, soprattutto sulla terra ferma, e può raggiungere anche i due metri di lunghezza. Se perciò vediamo un serpente vicino all'acqua, con disegni o macchie su corpo verge-grigiastro e magari il caratteristico collare dietro la testa, è probabile che si tratti di una biscia. Se invece lo incontriamo in zone più secche e soleggiate, lontano da fiumi e ruscelli ed è di colore uniformemente nero (onero e verde-giallo) quasi certamente è un biacco.
Innocui e con pupilla tonda: cosa accomuna biacchi e bisce

Nonostante siano serpenti molto diversi tra loro, biacchi e bisce condividono diverse caratteristiche comuni, tipiche anche molti altri serpenti non velenose, la maggior parte dei quali colubridi, la famiglia a cui appartiene il biacco e in cui erano inserite in passato anche le natrici, oggi spostate nella famiglia Natricidae. Innanzitutto, sono entrambi non velenosi e innocui per gli esseri umani. Anche se possono mordere quando disturbati o maneggiati, bisce e biacchi non rappresentano in alcun modo un pericolo.
Come altri serpente non velenosi, sia biacchi che bisce (a differenza delle vipere) hanno una pupilla tonda, un dettaglio che può essere utile per distinguerle dai serpenti velenosi. Entrambi possono inoltre raggiungere dimensioni notevoli, arrivando spesso a superare abbondantemente il metro di lunghezza, talvolta raggiungendo anche i due metri, in casi eccezionali e con animali particolarmente anziani e longevi.
Biacchi e bisce, quindi, pur appartenendo a generi e famiglie diverse, ci raccontano comunque una storia in parte condivisa, ovvero quella dei serpenti non velenosi che vivono accanto a noi e che, troppo spesso, vengono confusi o temuti senza motivo. I social e i giornali locali sono purtroppo pieni di avvistamenti, falsi allarmi e purtroppo anche vere e proprie esecuzioni di innocui biacchi o bisce scambiate per vipere, che in ogni caso non dovrebbero essere uccise. Riconoscerli significa quindi anche imparare a convivere con una parte preziosa e misconosciuta della fauna italiana.