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12 Novembre 2025
18:00

Che differenza c’è tra animali domestici, da compagnia e d’affezione: perché si usano questi termini e cosa significano

Animali domestici, da compagnia e d’affezione non sono sempre sinonimi e raccontano il modo in cui definiamo il nostro rapporto con gli altri animali e come è cambiato nel tempo.

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Il cane è un animale domestico e da compagnia, ma non tutti quelli considerati oggi da compagnia sono domestici

Nel linguaggio comune si parla spesso di animali domestici, da compagnia o d'affezione come se fossero sinonimi, ma in realtà non lo sono, almeno non del tutto. La confusione è più che comprensibile, anche perché nel tempo questi termini si sono spesso sovrapposti, adattandosi ai cambiamenti culturali, sociali e persino a quelli giuridici che hanno cercato definire il modo in cui ci relazioniamo con gli altri animali.

Capire però cosa significhi (o cosa ha significato) ognuna di queste definizioni è però molto importante, non solo per mera curiosità linguistica, ma anche e soprattutto perché ci aiutano a inquadrare meglio le diverse visioni del legame tra umani e animali e a collocare in maniera più consapevole ogni specie all'interno della storia  e del modo in cui oggi ci relazioniamo con essa.

Un cane è un un animale domestico e da compagnia, ma non tutti quelli considerati oggi da compagnia sono domestici. Proviamo quindi a fare un po' di chiarezza.

Chi sono gli animali domestici: definizione ed esempi

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Gli animali domestici, come cane e gatto, hanno subito un processo di selezione artificiale, chiamato domesticazione, che li ha resi biologicamente diversi dai loro progenitori selvatici

Gli animali domestici sono quelli più facili da definire, perché si tratta di un gruppo ristretto di specie con caratteristiche biologiche molte precise e "scientificamente" condivise. Un domestico è un animale (inteso come specie non individuo) che gli esseri umani hanno domesticato nel corso di migliaia di anni, attraverso un processo evolutivo e di selezione artificiale chiamato appunto domesticazione.

Non si tratta quindi semplicemente di animali "abituati" a vivere con noi, ma di specie che si sono modificate biologicamente, geneticamente e comportamentalmente dai loro antenati selvatici a causa della convivenza e delle selezione prolungata accanto a noi esseri umani. Un animale è considerato "domestico" solo se la sua specie ha completato questo processo nel tempo, differenziandosi geneticamente dagli individui selvatici da cui discende.

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Anche lama e dromedari sono animali domestici

L'esempio più classico è quello del "miglior amico dell'uomo", il cane. Canis lupus familiaris – il nome scientifico del cane – discende direttamente dal lupo grigio (Canis lupus) ed è ormai un'entità biologica (per qualcuno sottospecie, per altri vera e propria specie) nettamente distinta dal suo antenato selvatico. Così come il gatto domestico (Felis catus), che discende invece dal gatto selvatico africano (F. lybica).

Rientrano nella categoria degli animali domestici molte altre specie, come tutti gli animali d'allevamento (come bovini, pecore, maiali, capre, cavalli e polli), ma anche alcuni un po' più insospettabili, come cammelli, dromedari, lama, piccioni, furetti, porcellini d'India e pesci rossi. Tutti questi e altri animali sono il frutto di una lunga storia di selezione umana durata secoli o più spesso millenni e oggi sono molto diversi dai loro antenati selvatici, che in alcuni casi non esistono più in natura.

Chi sono gli animali da compagnia: definizione ed esempi

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Un animale da compagnia è invece qualsiasi individuo che vive all’interno di un contesto familiare umano, anche specie selvatiche come i pappagalli, che non sono animali domestici

Molto diverso è invece il concetto di animale da compagnia. Oggi si usa per indicare qualsiasi animale, domestico o selvatico, che convive con gli esseri umani all'interno delle case o negli spazi domestici. Il termine, quindi, non ha una definizione "scientifica" e non riguarda la storia evolutiva della specie, ma in un certo senso la funzione o il ruolo che l'animale ha nella vita delle persone: essere un compagno, un individuo con cui si instaura un legame affettivo e quotidiano.

In questa categoria rientrano ovviamente i cani e i gatti e altri domestici, ma anche pappagalli, serpenti, pesci tropicali, tarantole, insetti e tanti altri selvatici allevati per passione. Negli ultimi decenni, infatti, numerose specie selvatiche ed esotiche sono ormai entrate a far parte in pianta stabile delle nostre vite, tant'è che si parla anche di NAC, cioè Nuovi Animali da Compagnia (quelli che un tempo venivano chiamati animali esotici).

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Serpenti e altri animali selvatici esotici oggi sono anche chiamati NAC, Nuovi Animali da Compagnia

Tuttavia, è molto importante ricordare che questi animali – per esempio un serpente, un pappagallo o un pesce pagliaccio – non sono animali domestici, perché appartengono a specie selvatiche. Questo significa che, anche se vivono in cattività o in casa, conservano i loro comportamenti e bisogni naturali originari. Un pappagallo, per esempio, resta un animale selvatico anche se nato e cresciuto in casa, con esigenze etologiche molto complesse e difficili da soddisfare in un ambiente domestico.

Tutti gli animali domestici possono essere animali da compagnia, ma non tutti gli animali da compagnia sono domestici.

Chi sono gli animali d'affezione: definizione ed esempi

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Animale d’affezione era invece un’espressione giuridica introdotto per tutelare cani e gatti, ma oggi nella pratica coincide con la definizione di "animale da compagnia"

Il termine animali d'affezione ha invece un'origine giuridica più precisa. Compare per la prima volta nella Legge n. 281 del 1991, la "Legge quadro in materia di animali di affezione e prevenzione del randagismo". Nel testo, il termine si riferisce però esclusivamente a cani e gatti, cioè agli animali che più di ogni altro vivono accanto a noi e che, all'epoca, avevano bisogno di una tutela specifica e separata rispetto agli animali un tempo considerati "da reddito", ovvero quelli d'allevamento.

La legge del 1991 rappresentò infatti un punto di svolta nella considerazione giuridica e morale degli animali in Italia e riconobbe cani e gatti come individui portatori di diritti, tutelandoli dal maltrattamento. Dall'ora, però, sono cambiate molte cose e il linguaggio comune ha allargato il significato di "animale d'affezione" fino a farlo essenzialmente coincidere con quello di animale da compagnia.

Oggi, quindi, il termine è usato in maniera più generica per indicare tutti gli animali che vivono con noi e con cui abbiamo un legame affettivo, indipendentemente dal loro status biologico o legale.

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