
Bouledogue francesi, Bulldog inglesi, Carlini, Cavalier King Charles ma anche Boxer e altri cani brachicefali un giorno, forse, potranno tornare a respirare. Ma perché ciò avvenga è necessario fermare l'allevamento fondato su una selezione estrema che continua a far nascere animali malati.
La questione delle razze brachicefale ora è al centro di un progetto nato da un gruppo di esperti del Regno Unito che hanno creato uno strumento finalizzato a fermare la riproduzione di questi cani dalle caratteristiche morfologiche che sono state modificate a un punto tale da causare quella che è una vera e propria sindrome: la BOAS (Brachycephalic Airway Obstruction Syndrome), oppure "sindrome ostruttiva delle vie aeree superiori".
Che cosa è e come funzione l'Innate Health Assessmen
Un team di scienziati ha infatti presentato un test chiamato "Innate Health Assessment" (IHA) , ovvero "valutazione della salute innata", creato per valutare appunto le condizioni di salute di un cane brachicefalo in base a dieci caratteristiche fisiche che influenzano il suo benessere. Diverse associazioni ma soprattutto l'APGAW, ovvero il gruppo parlamentare interpartitico per il benessere degli animali ha aderito alla campagna di informazione scientifica lanciata dagli esperti e ora la stampa britannica sta mettendo in evidenza lo strumento di valutazione che ogni persona può fare per comprendere se il cane che si ha intenzione di acquistare è stato allevato in modo etico e capire così che la maggior parte dei cani brachicefali sono già dalla nascita condannati a una vita di sofferenza.
L'IHA infatti mette in evidenza quali sono i problemi di conformazione che incidono sulla salute di questa tipologia di cani attraverso una grafica che mostra dei criteri facili da individuare da parte di chiunque. Se il cane non supera il test, non dovrebbe essere riprodotto e chi desidera acquistare un cucciolo dovrebbe evitare di farlo se riscontra la presenza delle problematiche indicate e, soprattutto, se davvero ci tiene per quello che sarà un compagno di vita e un membro della famiglia, anche solo pensando a quante spese veterinarie si dovranno poi affrontare.

Tra le caratteristiche individuate vanno riconosciute alcune come la pelle molto piegata o rugosa, la colorazione merle, le palpebre cadenti, gli occhi sporgenti o prominenti, il prognatismo, la mancanza di coda, gli arti corti e la rigidità della colonna vertebrale .
I cani brachicefali e le richieste del mercato: come fermare l'allevamento estremo
Il motivo per cui questi cani sono stati selezionati in modo sempre più estremo è purtroppo legato alla "richiesta del mercato", ovvero sulla spinta del desiderio delle persone di avere animali dai tratti sempre infantili che vengono così geneticamente modificati per avere una struttura ossea del cranio molto rotonda che viene abbinata alle narici strette: una conformazione che porta il cane ad avere il palato molle ispessito, lo schiacciamento della trachea e fino al collasso laringeo.
Secondo l'Innate Health Assessment, i soggetti che superano almeno otto criteri sui dieci indicati possono essere considerati idonei alla riproduzione. Il test è rivolto a persone intenzionate all'acquisto di cani brachicefali, veterinari, allevatori e chiunque sia interessato a conoscere cosa si nasconde dietro le immagini di cani che vengono considerati "buffi" e "simpatici" ma che soffrono di patologie molto gravi. Quanto più sarà utilizzato il test più si riuscirà a far comprendere quanto soffrono migliaia di individui in tutto il mondo il cui benessere psicofisico è compromesso sin dalla nascita. L'obiettivo è di incidere sulla coscienza delle persone perché la domanda non continui a stimolare l'offerta da parte di chi alleva queste razze.
L'inconsapevolezza delle persone che acquistano cani brachicefali
Uno studio recente del Royal Veterinary College e della Blue Cross ha evidenziato che una persona su sette nel Regno Unito che vive con un cane brachicefalo non crede che i problemi di salute di cui soffre questa tipologia siano così importanti da condizionarne la vita, nonostante sia dimostrato che le cose stanno così. Ma sono anni che i veterinari di Oltremanica portano avanti progetti di informazione e sensibilizzazione sull'argomento, da quando fu lanciata la campagna "#BreedToBreathe" ("Alleva per respirare") per sensibilizzare l'opinione pubblica sui rischi associati all'allevamento e rivolta anche a colleghi, allevatori, commercianti e giornalisti al fine di rimuovere e non promuovere immagini di cani con tratti morfologici così estremizzati dall'intervento umano e a fare una corretta divulgazione al riguardo.
In Italia le cose non vanno meglio. Carlini e Bouledogue francesi soprattutto, ma anche Cavalier King Charles e altre razze che soffrono della sindrome BOAS continuano a essere acquistati e spesso nemmeno da allevatori ufficiali, ma attraverso il commercio online di animali frutto di cucciolate casalinghe. L'Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani (ANMVI), la Fondazione Salute Animale (FSA) e l'Ente Nazionale della Cinofilia Italiana (ENCI) hanno siglato un accordo di programma per tutelare i cani appartenenti a queste razze, promuovendo studi e azioni mirate sulla selezione genetica.
Su Kodami abbiamo realizzato una puntata del nostro format "Che razza di storia" dedicata interamente al Bouledogue francese intitolata non a caso "La dura vita del…" per mettere in evidenza l'origine di questi cani e le gravi patologie cui vanno incontro.
