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C'è una bandiera che sventola da sempre nella politica italiana ma anche internazionale, come del resto le ultime elezioni Usa hanno dimostrato quando addirittura la vita di uno scoiattolo è stata argomento di propaganda trumpista. Da noi, invece, la strumentalizzazione è poco rivolta ai selvatici – che vanno cacciati a dismisura come vuole il ministro Lollobrigida – ma ai cani, quei domestici "migliori amici dell'uomo" a cui la destra sta tanto attenta, a suo modo.
Eppure questa volta il dibattito si è scatenato feroce come tra belve nella giungla dei palazzi del potere tra esponenti che dovrebbero pensarla più o meno alla stessa maniera ma che ne approfittano per emergere, ognuno a suo modo, in una sorta di guerra interna tra chi colpisce di più alla pancia di animalisti e non.
Tutto nasce dal via libera all’imbarco di animali da compagnia a bordo degli aerei da parte dell'Enac, fortemente voluto dalla Lega e presentato in pompa magna su tutti i media, social in primis, da Matteo Salvini.
Lì dove le opposizioni hanno sostanzialmente taciuto in merito, dimostrando ancora una volta una grande lontananza dalle tematiche legate al benessere degli animali ma anche solo dei cittadini che vivono con un quattro zampe e che hanno in realtà poi problemi ben maggiori dal viaggiare o meno in aereo con il proprio cane, la reazione più scomposta è stata quella di Carlo Giovanardi, ex Ministro dei Rapporti con il Parlamento durante il Governo Berlusconi, che ha addirittura definito questa proposta una “aberrazione”.
Salvini e Giovanardi: tempi diversi nel ricoprire ruoli di alta responsabilità, ovvero di Ministri dello Stato italiano, e anche due rappresentanti dello stesso colore politico: entrambi di destra e entrambi pronti a usare gli animali come leva retorica sull'emotività dei cittadini. Solo che questa volta, il titolare attuale del Dicastero dei Trasporti si è intestato una "vittoria animalista” di facciata e l'ex parlamentare ha pensato bene di intervenire con dichiarazioni che possiamo semplicemente definire completamente fuori luogo.
Facendo qualche passo indietro, c'è da ricordare prima di tutto come Salvini ha annunciato la novità, con una narrazione degna dei talk show degli anni 90, attraverso però i nuovi media che usa da sempre per mostrarsi con foto di cani e gatti conditi da frasi ad effetto e dal tono puntualmente e o smielato o severo se si tratta di punire qualcuno.
Questa volta il segretario della Lega, senza mai chiarire che si tratta solo di un'indicazione, aveva dunque annunciato che “si potrà viaggiare in aereo con cani e gatti, non più rinchiusi nelle stive”. Il tutto presentato come, appunto, una grande conquista di civiltà che altro non è, nei fatti, che un'operazione ad oggi del tutto simbolica e per niente concreta. Salvini non ha mai profferito parola sul come realmente stanno le cose, ovvero che anche se l'Enac ha poi pubblicato le regole da applicare non c'è nessun obbligo da parte delle compagnie di attuarle.
Per non parlare del fatto che se poi andiamo ad analizzare proprio le indicazioni date dall'ente, risultano molto generiche e prive di qualsiasi riferimento specifico alle diverse tipologie di cani: non c'è nessuna analisi sulle differenze tra razze, taglie e, fondamentale, nessuna considerazione dei bisogni etologici.
Stilare una serie di sommarie indicazioni è il segno evidente che ancora una volta non vi è stato il coinvolgimento necessario da parte di esperti del settore: etologi, veterinari esperti in comportamento, educatori e istruttori cinofili. Tutte professioni delle quali la politica sembra non conoscere l'esistenza e che vengono puntualmente lasciate ai margini con un approccio presuntuoso e autoritario nel definire cosa sia giusto o meno per un animale. E sono i fatti, del resto, a confermarlo: basta fare un pomposo proclama e accompagnarlo sui social con una foto in cui si è con il cane in braccio, come ha fatto il Ministro dei Trasporti. Dimostrando così, ancora una volta, che in questo Paese basta un bel post per puntare all'emotività delle persone al posto di colmare il vuoto normativo e culturale in cui annaspiamo, persone e animali di conseguenza.
Come se non bastasse, al populismo compassionevole si è affiancata l’invettiva ideologica. Giovanardi, simbolo di un conservatorismo che non ha mai nascosto la sua diffidenza verso qualunque apertura da parte della società civile e men che mai nei palazzi delle Istituzioni, ha sentito il bisogno irrefrenabile di paragonare l'ipotesi dei cani in cabina ai casi di morti umane avvenute in Italia a causa di comportamenti aggressivi di questi ultimi. Da ciò la sentenza data, ovvero che portare un cane in cabina è “un’aberrazione”.
L’unica aberrazione che ci pare si continui a perpetrare è l’incapacità di guardare agli animali come esseri senzienti, e non come oggetti di contorno al nostro modo di vivere. Si continua con la stessa stantia retorica, di cui anche il centro sinistra sembra non aver nulla da dire per giunta, arroccato in un silenzio costante sulla mancanza di posizione rispetto a qualsiasi tematica che riguardi il benessere animale.
Tra Salvini e Giovardi così si crea un match che è del tutto irrilevante alla costruzione di una riflessione sana e bipartisan che riesca ad andare oltre le opinioni e la caccia ai consensi. Ciò che rimane è la solita storiella che vede i cani come peluche che ci portiamo dietro e che se accederanno mai alla cabina di un aereo sarà solo per favorire i ‘proprietari' senza badare alle condizioni di benessere degli animali stessi: tanto basta che li infiliamo in una gabbia e siamo tutti contenti.
La verità è che gli animali, oggi più che mai, sono diventati strumenti per una perenne campagna elettorale. Vengono usati per mostrare empatia, farsi portavoce di imposizioni di ordini e falsa disciplina e veicolare così messaggi il cui scopo è solo provocare emozioni che portano a clic e condivisioni. Il tono non cambia mai, così come la logica: l’animale non è un soggetto, ma un mezzo. E le destre – da Giovanardi a Salvini – da tempo usano gli animali per rafforzare la propria identità: la famiglia, la tradizione, la libertà individuale, la proprietà privata vengono spesso rappresentate attraverso un rapporto di dominanza sulle altre specie o, "più modernamente" mutuando il concetto di "pater familias" dai figli al cane o al gatto.
Questo approccio strumentale continua ad essere fallace dal punto di vista della prevenzione ai rischi e non punta a una relazione consapevole, tanto nella narrazione salviniana quanto in quella di Giovanardi: perché chi propone leggi senza basi scientifiche, o chi le ostacola per mero conservatorismo, dimentica che ogni volta in mezzo ci sono vite. E non solo di animali, ma anche umane e che solo attraverso il riconoscimento della identità degli altri esseri viventi, ovvero considerandoli soggetti che hanno cognizione, provano emozioni, sentono il dolore e la paura e vivono come noi di gioie e desideri e bisogni che vanno ascoltati, non ci sarà mai una seria e coscienziosa attenzione alla convivenza uomo animale.
Bisogna però iniziare da altro, ancora prima di pensare ai cani che volano al fianco degli umani in aereo: dalle norme sanitarie alle certificazioni comportamentali, dalla formazione di chi ha a che fare con i cani a vario titolo a quella dei cittadini. Della politica che si auto definisce “vicina alla gente” non ce ne facciamo più nulla, e non serve guardare alla relazione con gli animali per capirlo: già bastano le inefficienze che ci fanno perdere tempo e pazienza a tutti – persone che vivono con cani e gatti o meno – nel quotidiano delle nostre vite e sotto qualsiasi governo ci abbia già provato a illudere di voler cambiare le cose.