UN PROGETTO DI
29 Ottobre 2025
15:57

Anche gli scimpanzé, quando invecchiano, mostrano un declino cognitivo simile all’Alzheimer

Un nuovo studio svela che anche gli scimpanzé anziani mostrano un declino cognitivo simile all’Alzheimer, offrendo preziosi indizi sull’origine evolutiva della demenza senile e delle malattie neurodegenerative umane.

Immagine
Gli scimpanzé più anziani mostrano un declino cognitivo con l’avanzare età molto simile a quello che avviene nella nostra specie

Per molto tempo si è pensato che il deterioramento delle facoltà cognitive colpisse solo noi esseri umani. Oggi però, grazie a nuove osservazioni sul campo, i ricercatori hanno scoperto che anche gli scimpanzé anziani – i nostri parenti primati più vicini – mostrano un declino cognitivo con l'avanzare età, in alcuni casi sorprendentemente simile a quello osservato nella nostra specie.

Lo studio, pubblicato recentemente sulla rivista eLife e condotto da un team internazionale di ricercatori guidato da Dora Biro dell'Università di Rochester, getta nuova luce sull'origine evolutiva di disturbi come l'Alzheimer, analizzando come cambiano nel tempo le abilità nell'utilizzo di strumenti dei nostri cugini. "Studiare la mente degli scimpanzé – ha spiegato Biro – ci aiuta non solo a capire meglio la loro intelligenza, ma anche a ricostruire la storia della nostra".

Per arrivare a queste conclusioni, gli studiosi hanno analizzato decenni di osservazioni raccolte nella foresta di Bossou in Guinea, in Africa occidentale, dove dal 1970 viene seguita una piccola comunità di scimpanzé. È uno dei pochi posti al mondo dove queste grandi scimmie, protette dalle comunità locali, riescono a raggiungere età molto avanzate, arrivando anche ai 50 o 60 anni, un traguardo che raramente viene raggiunto in natura.

Immagine
A Bossou , in Guinea, gli scimpanzé utilizzano i sassi come martello e incudine per schiacciare le noci, un’abilità culturalmente tramandata per cui serve esperienza, pratica e molta coordinazione

A Bossou gli scimpanzé sono molto famosi per aver sviluppato una più complesse forme di utilizzo di strumenti negli altri animali: la rottura delle noci con pietre, il nut cracking. Le scimmie un sasso come martello e un altro come incudine, con una precisione notevole. È una vera forma di tradizione culturale tramandata di generazione in generazione, che richiede anni di osservazione, pratica e apprendistato.

I piccoli scimpanzé iniziano giovanissimi giocando con le pietre, poi apprendono piano piano a scegliere i sassi giusti, coordinare movimenti, forza e tempismo fino a padroneggiare il gesto. Proprio osservando e studiando questo comportamento, i ricercatori hanno però notato qualcosa di insolito. Tornando sul campo dopo diversi anni di assenza, Biro ha ritrovato una femmina anziana, chiamata Yo e di circa 51 anni, conosciuta in passato e che un tempo era tra le più abili nel rompere le noci con i sassi.

Immagine
Yo, una femmina di 51 anni un tempo molto abile, invecchiando è apparsa più confusa, lenta e scoordinata nei movimenti. Foto da Howard–Spink et al., 2025

Ma ora, davanti agli stessi strumenti che aveva sempre saputo usare, Yo appariva molto confusa: sceglieva pietre inadatte, sbagliava posizione, interrompeva la sequenza di gesti prima del tempo. Un segno evidente di declino cognitivo, che non poteva essere spiegato solo dall'invecchiamento fisico del suo corpo. Anche altri individui anziani mostravano infatti difficoltà evidenti molto simili a quelle di Yo.

Gli individui più anziani si recavano nell'area dove di solito vengono schiacciate le noci, impiegavano più tempo a completare le azioni e sembravano aver perso la coordinazione e la capacità di pianificare correttamente le sequenze di movimenti necessarie a utilizzare l'incudine e il martello. Tutti aspetti che, negli esseri umani, si associano al deterioramento delle funzioni cerebrali e cognitive dovuto all'età avanzata.

Immagine
Secondo gli autori, le basi biologiche della demenza senile e del deterioramento delle facoltà cognitive potrebbero risalire a un antenato comune tra noi e gli scimpanzé

Questo fenomeno è la prima volta che viene osservato in natura (e non in cattività) ed è quindi di grande importanza scientifica. Suggerisce infatti che le basi biologiche della demenza senile e del deterioramento delle facoltà cognitive potrebbero risalire a un antenato comune tra noi e gli scimpanzé, vissuto tra sei e otto milioni di anni fa. Se così fosse, anche disturbi come l'Alzheimer potrebbero non essere un'esclusiva umana, ma l'estrema manifestazione di un processo evolutivo condiviso, radicato nel funzionamento del cervello dei primati.

Non è però la prima volta che vengono osservati fenomeni simili in altri animali. Recentemente, un altro studio aveva dimostrato che anche i gatti sviluppano una forma di demenza simile alla nostra, mentre nei delfini qualcosa simile all'Alzheimer, ma legato all'intossicazione da fioriture algali eccessive, potrebbe spiegare gli spiaggiamenti di massa. Tuttavia, lo stretto legame genetico ed evoluzionistico che ci lega agli scimpanzé potrebbe avere implicazioni molto più importanti.

Capire come e perché le capacità cognitive dei grandi primati si deteriorano con l'invecchiamento potrebbe aiutare a ricostruire non solo la nostra storia evolutiva, ma anche a comprendere meglio i meccanismi che rendono più vulnerabile e "deteriorabile" il cervello umano. Come conclude infatti Biro: "Osservare l’invecchiamento nelle scimmie ci mostra che la mente, come il corpo, ha un ciclo di vita. E forse, per capire come proteggerla, dobbiamo tornare alle nostre origini più antiche".

Sfondo autopromo
Segui Kodami sui canali social
api url views